Emma Marrone, il suo Souvenir è un infinito ballo senza mai voltarsi

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Perdersi per ritrovarsi è l'assenzio che con la sua verde fata come guida ci accompagna, in nove canzoni (bonus track), da un introduttivo "mezzo mondo" a un mondo intero. LA RECENSIONE

Non inganni il titolo. Perché un Souvenir è un ricordo mentre qui abbiamo emozioni, poesia e riflessioni che arrivano da “diversi fusi orari”. Dunque Emma oltre ad averci donato un disco liberatorio, ha avviato una rivoluzione copernicana con la quale i suoi colleghi dovranno confrontarsi: Emma ha fatto del Souvenir l’asse di rotazione della terra, il suo movimento è centripeto ovvero ci porta nel cuore grande, e generoso, dell’artista salentina. Ho scelto, questa volta, di non intervistarla ma di dedicarmi alle sue canzoni. Ho avuto il privilegio di pre-ascoltarle e, lo ammetto, anche un po’ di consumarle. Perché ha ragione lei, a volte basta spegnere un po’ la luce per essere felici. Il nuovo album di Emma ha il dono della contemporaneità. Raggruma l’amore, la tristezza, l’assenza, il sogno, l’estasi, rabbia…è un caleidoscopio dell’anima, in base a come lo ruoti sai che “da domani io non piango”. Nei suoi testi (leggeteli, mi raccomando, mandate a dormire la superficialità per una volta) trovate suggestioni incredibili, che vanno dalla luce della dinamo di Amore Cane al suono carnale del vento in mezzo alle case di “Sentimentale” fino a “le arance e il vino rosso di Ferragosto” di Mezzomondo. La fascinazione di questo album è l’immaginazione che muove: consiglio di ascoltarlo (anche) a occhi chiusi, ne sentirete profumi e sensazione epidermiche, brividi e sfumature melanconiche: così capiremo perché ognuno di noi “ha un’ombra che ci ferma i piedi”.

“E capivo il tuo umore dal rumore dei tuoi passi da quanto erano distanti gli uni dagli altri” ha un afflato montaliano con sfumature neorealistiche che valorizzano l’impatto onomatopeico. Souvenir è un album di stanze quotidiane che ti segna come “un bacio che rimane la notte”. E cerchiamo di andare oltre il significato delle parole, assorbiamone l’unicità: i “quartieri pieni di sé” di Carne Viva sono il cubismo trasportato nel 2023, una immagine geometrica che sfuma in “ore di velluto”. La violenza emotiva di Capelli Corti è così potente da renderci davvero “felici per niente”. Eppure è una canzone d’amore bellissima, come non ne ascoltavo da molto tempo; prendiamo i versi “ti meriti di ubriacarti per la strada, scopare e poi stare in silenzio abbracciata per tutta la notte (…) ti meriti un prato che ci corri forte, mangiare un gelato che è già dicembre di essere felice, felice per niente”…non è il sogno di tutti noi? Non è, colorando la nostra esistenza di Indaco, “la nostra eclissi invisibile”? Quanta passione, quanta sensualità, quanta nostalgia, quanto disincanto in un solo disco. Ma soprattutto quanta liberazione. Torniamo, ed è giusto, all’incipit di Souvenir, a Partiamo dalla Fine: ora che il viaggio è terminato sappiamo che Emma ci ha tolte un po’ di spine. Dal corpo e dall’anima.

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