Il brano teorizza che l’unico modo di sopravvivere alla quotidianità cittadina è riuscire ad apprezzarne il brutto
IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELLA BAND
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Le laid c’est beau, tradotto letteralmente “il brutto è bello”, è uno slogan che compare in una vignetta satirica del 1842 realizzata da Benjamin Roubaud e intitolata “La grande cavalcata della posterità”: Victor Hugo, in sella a Pegaso, galoppa sventolando una bandiera con su scritto “Le laid c’est beau” seguito da una lunga schiera di autori romantici francesi. Questa geniale caricatura ci racconta di quello che succedeva in ambito artistico in quegli anni, ovvero il progressivo cambio di estetica tra il neoclassicismo, in cui gli eroi delle storie erano sempre personaggi positivi e senza macchia, al romanticismo in cui si è cominciato a volgere l’attenzione verso soggetti, spesso di estrazione popolare, il cui fascino risiedeva proprio nei loro
difetti, imperfezioni e ambiguità.
L’ispirazione per scrivere il pezzo ci è venuta proprio dall’aforisma “Le laid c’est beau”, dal suono delle parole e dal fatto che in modo così sintetico, arguto e paradossale riesca a riassumere tutto questo importante dibattito estetico. Noi l’abbiamo fatto nostro e l’abbiamo trasformato nel manifesto della vita in città, dove l’unico modo di sopravvivere è riuscire ad apprezzarne il brutto. La vita in una grande città offre
sicuramente molti vantaggi a livello di vita sociale e culturale, ma ti costringe a vivere
circondato dal brutto, dai rumori, dallo smog, dallo stress; sopratutto grandi metropoli come Milano in cui la speculazione edilizia a partire dal secondo dopoguerra hanno distrutto secoli di storia per seguire il mito della modernità a tutti costi che è costretta a sacrificare il bello all’insegna del guadagno spregiudicato.
È un ambiente inospitale e respingente, che allontana gli esseri umani dalla loro natura animale e spirituale, e a cui ci si abitua in maniera più o meno consapevole. Ma poi ci sono quei momenti, dei lampi di lucidità, in cui tutto diventa chiaro. Sei sull’autobus notturno, la circolare desta, per tornare a casa, sei stanco e sudato; la linea notturna, famosa per essere popolata da personaggi di ogni tipo, ancora una volta non si smentisce: vecchi che parlano e urlano da soli, alcolizzati che trasudano alcol e dormono in posizioni da contorsionisti, senzatetto che vomitano e si pisciano addosso sul bus senza che nessuno dica niente. Ma tu come al solito hai le cuffie e stai ascoltando la musica e questa per l’ennesima volta riesce a farti vedere le
cose da un’altra prospettiva e a salvarti; il brutto è andato talmente oltre da essere diventato bello, una vera e propria opera d’arte del brutto. Oltre che con il testo abbiamo cercato di trasmettere queste sensazioni ambivalenti anche con la musica: abbiamo unito delle atmosfere da club, che ricordino la vita notturna della città, ad
sonorità che ricordano l’industrial metal tedesco evocando la parte più dura della vita in città.
Il video, interamente girato a Milano da Elio Nubes, vuole rappresentare con l’ironia tipica dei Jaspers la frenesia della città e delle sue abitudini; invece di una persona, abbiamo scelto un cane come protagonista per trasmettere in maniera ancora più forte lo straniamento e l’assurdità di alcune situazioni che per noi sono diventate abituali. Attraverso le riprese fatte con una Go Pro direttamente dalla pettorina di Tino possiamo vedere chiaramente il suo punto di vista e la sua vita immersa nel marasma frenetico della città, intento a sopravvivere alla realtà metropolitana, tra negozi, folle di turisti, mezzi pubblici e ristoranti.