Il grande divulgatore, che il 19 giugno avrebbe compiuto 88 anni, ha rappresentato una figura centrale nella storia della musica della radio italiana
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Adriano Mazzoletti, memoria storica del jazz e grande divulgatore, è scomparso il 18 giugno in ospedale, dove era ricoverato da alcuni giorni. Il 19 giugno avrebbe compiuto 88 anni.
UN SECOLO DI JAZZ
Nato a Genova nel 1935, a partire dal secondo dopoguerra Mazzoletti ha rappresentato una figura centrale nella storia della musica pop e jazz della radio italiana. Negli anni Cinquanta ha lavorato in Rai in veste di autore e conduttore di programmi specializzati come La coppa del jazz, L’angolo del jazz e Rotocalco musicale, mentre a Perugia ha organizzato i primi live italiani sia invitando Louis Armstrong al Teatro Morlacchi nel 1955 sia fondando un jazz club capostipite di Umbria Jazz. Mazzoletti ha inoltre ricostruito un archivio sonoro recuperando le incisioni di jazz italiano a partire dagli anni Dieci. Dagli anni Sessanta ha firmato libri pioneristici, capisaldi nella storia culturale e musicale del nostro Paese, a partire da Quarant’anni di jazz in Italia. Il lavoro documentario di Il jazz in Italia. Dalle origini alle grandi orchestre sui complessi e sui musicisti jazz nel nostro Paese racconta poi gli uomini, i luoghi e le vicende dell’epopea del jazz a partire dal marzo 1904, data dell’esibizione di un gruppo di cantanti e di ballerini creoli presentati come i "creatori del cake walk" al Teatro Eden di Milano, fino alle grandi orchestre degli anni Trenta in una storia fatta di locali da ballo, transatlantici, grammofoni, radiofonia e ritmo travolgenti. Tra le pagine, i celebri nomi di Rizza, Carlini, Ortuso o la Mediolana Band ritrovano un’importanza storica connessa anche al delicato rapporto tra la cultura italiana, da Gramsci a Mascagni, e una delle grandi invenzioni musicali americane. Mazzoletti è stato anche protagonista di trasmissioni radiofoniche come Jazz Concerto, che negli anni Sessanta ha ospitato il meglio del jazz nazionale e internazionale, e ha fatto parte della direzione dell’Unione Europea di Radiodiffusione come vicepresidente e poi presidente del Dipartimento jazz e musica leggera. Ha contaminato anche la televisione in veste di autore di programmi fondati sul jazz come matrice di interesse musicale.