Asia, il suo Bon Voyage è un grido di ribellione contro l'incoerenza: il video

Musica

La canzone parte dal ragionamento su come le opinioni possano cambiare su uno stesso outfit se lo indossa una donna o un uomo

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGIALE DELL'ARTISTA

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Sono Asia una studentessa di  17 anni sono determinata estroversa e maniaca del controllo. Sono cresciuta da due genitori separati ma entrambi amanti della musica che mi hanno trasmesso questa passione, mi hanno insegnato a esprimere i miei pensieri e dire sempre la mia e ho imparato a farlo con i brani che scrivo e così ho voluto dire anche questa volta quello che penso attraverso la musica su un tema ancora oggi  discusso ed attuale “la parità di genere”. Il brano è nato in un normalissimo giorno di scuola quando avevo deciso di indossare un outfit diverso: gonna e t-shirt. Lungo i corridoi mi sono sentita gli occhi di tutti addosso. Eppure i maschi possono indossare tranquillamente bermuda senza che nessuno dica nulla. Perché io non posso mettere una gonna senza sentirmi in colpa o additata per questo? In classe quel giorno ne è nato un dibattito e da qui le mie riflessioni ho iniziato a osservare la società in cui vivo, ma prima sono partita da casa mia , dal lavoro di mia madre e da quante difficoltà incontra ogni giorno per affermarsi nel suo settore. Da cosa nasce questa disparità? Da qui sono iniziate le mie domande e la mia protesta che ho espresso nel modo in cui mi riesce meglio, ovvero, cantando.

Si intitola “Bon voyage” il mio nuovo singolo a cui ho voluto dare un tocco frizzante, profondo, sensuale e non banale. In una società che esalta la parità e si circonda poi di finzione, ecco il mio  grido di ribellione, una critica all’incoerenza e alla costante leadership maschile. È come se si fosse innescato nella mia testa un cortocircuito e voluto parlare di uomini e donne toccando tutti. Sembra quasi di non muovermi  e poi tutto inizia a ruotare e mi ritrovi in uno tsunami. Da qui la frase “Libertà sociali, parità di gender, viva gli italiani, uno tsunami di incoerenze".

Il videoclip è stato  girato in un complesso lavorativo fatto di uffici che rappresenta uno dei settori dove la diversità di genere a mio avviso è ancora più sottile ma affilata in cui troppo spesso pesano differenze in materia di occupazione e di retribuzione. Ho voluto accanto a me donne che ballano  con i pantaloni per rafforzare il mio pensiero muovendosi in modo sensuale, segno di libertà di esprimere la loro essenza e libere dal pregiudizio affinchè la stessa sensualità possa non essere etichettata come gesto provocatorio e malizioso distaccandosi da modelli di condotta e preconcetti costruiti, alternando scene in cui  io da sola cammino per le vie della città  rassegnata, osservando la società dove "lamentarsi non serve a nulla, tanto le cose stanno così”. E in questo percorso, dove tutto resta uguale, il mio brano diventa un voltare le spalle a questa indifferenza, un saluto verso queste credenze limitanti , dove evidenziarle, appare l’unico modo per attirare l’attenzione  per parlarne ancora,  affinchè la parità non sia solo  un diritto fondamentale, ma una condizione necessaria per un mondo migliore.

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