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Andrea Chimenti racconta l'esistenza in Dove Ho Posto il mio Amore: il video

Musica

Il brano suggestivo e visionario, ma allo stesso tempo crudo, parla di un’umanità che ha smarrito il senso della propria esistenza

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ESCLUSIVO DELL'ARTISTA

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“Dove ho posto il mio amore” è il l’incipit del mio ultimo album di inediti “Il deserto la notte il mare” uscito per la Vrec Music Label nel dicembre 2021. Si tratta del quarto estratto dopo “Milioni”, “Beatissimo” e “In eterno”. Sicuramente è il brano più “spigoloso” dell’intero album pur incarnando l’intera anima del concept. Il testo suggestivo e visionario, ma allo stesso tempo crudo, parla di un’umanità che ha smarrito il senso della propria esistenza. Un’umanità che dimentica i propri passi, costretta ogni volta a ritrovare una rotta per sopravvivere. L’uomo attraverso la tecnologia e la scienza si è illuso di controllare, governare la propria vita e il mondo intero ritornando inesorabilmente sugli errori passati. Questa umanità ubriaca di se stessa sembra allontanarsi sempre più dalla realtà vivendo una sorta di incubo da cui non riesce a risvegliarsi.

Alla domanda “Dove ho posto il mio amore” la canzone risponde parafrasando un passo evangelico: “Dove si radunano gli avvoltoi è lì che ho posto il mio amore, in questo cibo biascicato e sputato in faccia al mondo”. Volutamente il testo è ricco di richiami biblici, spesso distorti, quasi a negare e a volte schiacciare una spiritualità delusa: “un cammello fatto a pezzi passa a forza nella cruna”. È l’uomo incapace di riconoscere i propri limiti, che forza la propria esistenza raggiungendo lo stremo, sovrastato da un cielo disabitato da quel Dio in cui aveva creduto, un cielo in cui vede: “nei secoli dei secoli solo pioggia di comete”. L’estremo materialismo ci ha allontanato dalla poesia e dai significati profondi della nostra esistenza facendoci sentire alla deriva dell’universo.

Il video, diretto da Francesco Cappiotti, si ispira liberamente a questa condizione umana dove il protagonista, in una sorta di soliloquio, parla a se stesso immaginando interlocutori inesistenti di un’umanità diventata invisibile e di cui lui stesso fa parte. L’intero disco è stato prodotto da me insieme a Cristiano Roversi (produttore di molti dischi soprattutto in ambito prog e componente dei Moon Garden). Il sassofono di David Jackson (ex Van Der Graaf Generator), con la sua incredibile ricchezza di colori, compare in tre brani. Ci sono altre prestigiose collaborazioni, come quella con Ginevra Di Marco che ha duettato con me in “Allodola Nera” e Francesco Magnelli (entrambi ex C.S.I.) al pianoforte nello stesso brano. Ha suonato e collaborato alla scrittura dei due brani “KY” e “Beatissimo” Antonio Aiazzi (ex Litfiba).

“Il deserto la notte il mare” sono tre realtà che oggi ci troviamo ad affrontare, tre condizioni da attraversare a volte fisiche, altre volte interiori: lo spostamento di migliaia di profughi costretti ad affrontare il deserto e il mare inseguendo un sogno di salvezza e la notte del nostro occidente, smarrito nel suo deserto culturale e “spirituale”.