Fasma: “Ho conosciuto la mia ombra e ora so che il dubbio è verità”

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Credit Francesco Quinziato

È un concept album che mostra l'artista romano e GG alla ricerca di nuove modalità, musicali e visive, per raccontare la realtà più introspettiva. L'INTERVISTA

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Fasma
è sceneggiatore e regista del suo nuovo progetto discografico Ho conosciuto la mia Ombra, un mondo di sfumature introspettive su toni dark anticipato dal singolo F.B.F.M. (Fare Bene Fare Male) prodotto da GG (Epic Records/Sony Music Italy. L'album è un concept album che mostra Fasma e GG impegnati a raccontare una realtà più introspettiva, tingendo di rosso una tela nera di sonorità dark e profonde. Ognuno di noi ha un’ombra al seguito, una parte più oscura che spesso preferiamo nascondere. Fasma l’ha accettata e anzi ora vuole farla emergere, come unico modo di ritrovare noi stessi nella confusione che è la realtà.

Tiberio, partiamo dalla storia di Ho Conosciuto la Mia Ombra: quando prende forma e come lo hai costruito?

Per me è un lavoro comune, ho tante idee ma incanalarle non è facile. La radice nasce due anni e mezzo fa in Umbria in una villa persa nel nulla, ci siamo ritirati lì per capire come muoverci. Ci siamo ispirati ai grandi concept della storia, tipo The Who e i Pink Floyd. Poi ci siamo avvicinati all’elettronica dei Depeche Mode. Però sono tutte ispirazioni ideologiche perché per il progetto abbiamo seguita la nostra strada.
L’album è un viaggio lungo più confini, confini soprattutto interiori: secondo te vanno abbattuti oppure bisogna starne in equilibrio?
Abbattuti. Sono come le colonne d’Ercole, sono un limite preimpostato e dunque non vero. Bisogna imparare a conoscersi. A volte i limiti sono sociali e quello che ci limita va compreso e superato.
Perché è importante conoscersi nel buio? E quando dici “non sai chi eri prima” è il senso di spaesamento della tua generazione?
Quello che conoscevo prima è il 20 per cento di quello che sono adesso. Per me l’interiorità è una grande casa dove anche le stanze buie vanno esplorate. Non sapere chi sei è la base del dubbio, da dove poi deve partire ogni ragionamento.
Bisogna abituarsi al male per conoscere e apprezzare il bene? Dici anche “per avere la tua attenzione devo andare a fuoco devo affogare”… Come se senza il male non ci fosse poi una salvezza.
Questo è l’incipit del progetto che descrive una finta realtà. Se vivi il male anche il bene relativo diventa grande. Non è un modo giusto di comportarsi, per attirare l’attenzione farsi male non è mai giusto. L’ombra è l’invito a non farsi del male a causa delle proprie insicurezze.
In Lilly dici: “Prima mi chiedi un abbraccio e poi hai bisogno di spazio”. È così l’amore oggi? Quello che spesso viaggia sui social. L’amore è insofferenza?
L’amore è una benzina di vita. Oggi è molto vario e lo viviamo per sofferenza. Quello spirito che prima animava l’ultimo romantico oggi è un motivo di chiusura. Non abbiamo paura di niente ma poi compare quella di amare e di avere una persona nel nostro mondo. Sarebbe come se io banalizzassi l’amore che provo per la musica. Amo la musica e per suo amore sono disposto a fare sacrifici.
Setiamo è una canzone di disperazione, quasi una preghiera laica: è nata in un momento particolare della tua vita?
È il primo stadio in cui ho rinnegato il passato e appreso che la luce vera è dentro di noi.
Look sottolinea uno dei temi dell’album, secondo me: la solitudine. Cosa è per te e quando può fare bene?
È il migliore amico ma anche il peggiore nemico. C’è molta differenza tra sentirsi soli ed essere soli perché in questa seconda accezione implica una scelta.
Salvarti è una invocazione… dici “dove è libera di crescere dove non deve piangere”: sei credente?
Ho una fede che mi porta a dubitare. Il dubbio porta alla verità e così nasce il confronto che successivamente la realizza anche se spesso è effimera.
“Evitare è più facile” è quello che tu non hai mai fatto: ogni tanto ci pensi a quanto il tuo percorso artistico e anche la tua vita sarebbero stati più facili? Per altro in Una parte di me dici “farò cose no parole al vento” che nel contesto è amore ma ampliando il ragionamento potrebbe essere la critica a una società immobile?
Penso molto spesso che sarebbe accaduto se fossi nato diverso. Non ho scelto dove sono nato ma scelgo come crescere. Non mi sono mai pentito di niente e ho sempre seguito i miei valori e oggi mi guardo allo specchio fiero. Sono sempre stato vero nella musica e nella vita privata. Certo poi ci sono critiche alla società anche se mascherate da frasi d’amore. A volte siamo noi i primi a crearci immobilità. Cerchiamo di tenerci di più le parole in tasca e facciamo parlare le azioni, le parole prendiamole come coronamento di una azione. Le parole colorano la vita, possono ingannare come portare alla verità.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Di tutto. Dopo due anni fermi ripartiamo, c’è tanta musica pronta e c’è la voglia di tornare sul palco. È il prossimo passo. A novembre suoneremo a Roma e Milano ma anche in estate qualcosa accadrà. Bisogna ricreare l’empatia con la gente. Se chiudi gli occhi ascoltando Ho conosciuto la mia ombra sei già sotto il palco.

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