Judith Owen: "Sono una tipa tosta e non me ne devo scusare con nessuno"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

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L'artista gallese ci racconta la sua storia attraverso un album che è un viaggio nella storia del jazz. Si intitola"Come On & Get It". L'INTERVISTA

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La cantante e performer gallese Judith Owen ha pubblicato il nuovo album Come On & Get It, tramite Twanky Records. Delizioso, corposo, coraggioso, perspicace, seducente e divertente sono gli aggettivi che che descrivono il nuovo album di Judith Owen.

Judith sei nata in Galles, hai vissuto a Londra e ora vivi negli Stati Uniti. L'Europa come vive il jazz rispetto all’America?
Gli europei adorano il jazz. Lo apprezzano più che negli Stati Uniti. Secondo me questo si deve in parte alla storia che è alle origini di questo genere, la black history. L’Europa è più libera e cito l'esempio di Nellie Lutcher: nel Regno Unito era considerata una star, negli Stati Uniti ha avuto un’esperienza opposta, doveva entrare dalle cucine dei locali in cui si esibiva.

Cosa si può fare per "educare" gli Stati Uniti?

In Europa e nel Regno Unito stiamo assistendo alla rinascita del jazz, grazie a un pubblico giovane. Dagli Stati Uniti i nuovi artisti vanno in tour in Europa con entusiasmo. La nuova scena vede musicisti quali Snarky Puppy, Tank and the Bangers, Trombone Shorty, Tuba Skinny. Molti pensano ancora che il jazz sia snob dunque per pochi e dunque non c'è l'interesse ad approfondirlo.

Immagino che non sia così.
Infatti. Il jazz è gioioso e divertente, trasmette la voglia di essere felici e di festeggiare. Sono contenta quando le persone mi dicono che le ho avvicinate a questo genere. A New Orleans, considerata la patria del jazz, il genere è sottovalutato. C’è un museo sulla Seconda Guerra Mondiale ma nessun museo sul jazz. Bisogna cambiare questa mentalità: come esiste la Rock and Roll Hall of Fame a Cleveland dovrebbe esserci un luogo in cui le persone possano scoprire questo genere, la sua storia, con i suoi lati oscuri, che comprendono anche la schiavitù. Il jazz ha cambiato per sempre il panorama musicale del mondo, è un vero tesoro americano.

Qual è la musica che ti ha maggiormente influenzata?

Vengo da una famiglia in cui si ascoltava molta musica classica e blues ma soprattutto jazz. Crescere con un padre che canta all’opera house ha avuto un’influenza fortissima su di me. Mi ha fatto scoprire il jazz e le canzoni che sono nel mio ultimo album. Quelle persone continuano a ispirarmi e personalmente vado spesso ai concerti e all’opera.
Qualche nome?
Ho sempre amato le donne al piano, come Nina Simone, Aretha Franklin, Joni Mitchell, e Annie Lenox. Da una parte amo la musica classica e dall’altra il jazz. Sono le basi del mio sound e della mia identità. Più in generale ti dico che la musica è un'unica lingua con tanti dialetti. Come on & Get It è per me un punto di partenza. Mi ha permesso di alzarmi dal piano e mettermi al centro della scena. Voglio continuare a crescere ed evolvere come ogni essere umano dovrebbe fare finché non smette di respirare. Non smetto mai di ascoltare musica nuova.
L’importanza di musiciste come Nellie Lutcher, Blossom Dearie, e Julia Lee, per la musica e in particolare per i tuoi lavori?
Ero una bambina scozzese dai capelli rossi a Londra e ascoltare la loro musica e le loro performance, osservare come settant’anni fa si sedevano al piano e stavano sul palco, mi ha insegnato tantissimo. Nonostante la vita di tutte loro sia stata molto dura erano gioiose.
L'album nasce alla fine della pandemia.
Ero tristissima in quel periodo e registrare questo album mi ha fatto sorridere e ho

sperato facesse lo stesso effetto a molti altri. Mi ha tirato su e ora vedo la stessa reazione di gioia nel pubblico. Molte giovani donne mi chiedeno come poter trovare sicurezza in se stesse e io replico che bisogna costantemente lavorare sull'autostima femminile. Le donne tendono molto spesso a scusarsi, a sentirsi dispiaciute ma non c’è niente di cui ci dobbiamo scusare. Ci vuole molto tempo per rendersene conto. Molto dipende dalla famiglia, è fondamentale l'insegnamento dei genitori. Il jazz è un mondo misogino, come del resto il music business, e le donne devono imparare a essere più amiche.
Quanto delle tue origini può essere trovato nella tua musica e quanta influenza di New Orleans c’è?

Si sentono le influenze classiche e jazz: ho l'abilità di combinarle. C’è la disciplina e la bellezza della musica classica ma anche la libertà che consente il jazz. Il mio ultimo album è teatrale, canto una musica che per me è autentica e quando interpreto le canzoni di queste artiste, percepisco le loro storie, sento quanto la musica è sexy e divertente.

Come riesci a portare l’energia della musica jazz dal vivo negli album in studio?

La musica jazz live è un’esperienza che ti porta in un'altra epoca. Quando registro suoniamo come se fossimo su un palco ad esibirci. È così che ottengo quella teatralità. La musica jazz non è piatta, ha un’energia che ti fa ballare.

Come hai omaggiato le donne che hanno cantato le canzoni del tuo ultimo album?

Molte di loro sono state dimenticate o non sono molto conosciute. Cantare le

loro canzoni è il mio modo di onorarle. Voglio che siano conosciute perché hanno aperto la porta ad altre musiciste bianche, come Peggy Lee. Ho cercato di dare nuova linfa a queste canzoni. La canzone deve venire prima di tutto, nel modo in cui è stata scritta e suonata. Io ho aggiunto il mio spirito, ascolto queste canzoni da quando avevo cinque anni, fanno parte del mio sangue.
Dove le hai registrate?
A New Orleans dove si respira un clima di sesso e grinta, tipico di quella città, una caratteristica naturale. La missione è portare nel 2023 una musica di settant’anni fa senza che perda il suo potere originale. Ho visto Blossom Dearie e Nina Simone da piccola e quando sono arrivata a Los Angeles ho visto Nellie Lutcher a ottant’anni cantare come se ne avesse venti: da piccola vedendole volevo diventare una tipa tosta come loro.
Lo sei diventata?
Oggi sono grande, sono rumorosa, sono una tipa tosta e non me ne devo scusare.

Concepire e realizzare questo album mi ha permesso di diventare la persona che ho sempre voluto essere. New Orleans non significa solo lavorare con persone che hanno suonato con Aretha Franklin e altri miei idoli. Questa città ti incoraggia a vivere le tue fantasie senza inibizioni. Ho vissuto in un posto che mi ha permesso di essere tutto quello che da bambina volevo diventare.

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