Samuel, La Cena del Tempo e un viaggio con Antonio Vivaldi

Musica

Fabrizio Basso

Questo lavoro nasce come opera in occasione di un evento, si sviluppa in un album, viene da lui raccontata in un podcast e prepara ulteriori sorprese per il palcoscenico. L'INTERVISTA

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La Cena del Tempo
è il nuovo lavoro di Samuel, voce dei Subsonica, che si mette in gioco in un primo approccio al mondo operistico: una fiaba elettronica, ispirata ad Antonio Vivaldi, che ha visto l'artista lavorare sugli spartiti originali del Prete Rosso per trasformarli in un’opera sonora tra musica elettronica e barocca, fortemente influenzata dal legame di Samuel con il compositore e la sua città, Venezia, in cui attualmente l’artista torinese ha scelto di trasferirsi e trascorrere un periodo della sua vita. La Cena del Tempo è anche un podcast, con Samuel come voce narrante, che esce insieme all’album. Entrambi nascono da uno spettacolo, per la regia e la drammaturgia di Laura Venturini, andato in scena nell’autunno 2022, di cui il musicista torinese ha curato la veste sonora. Un’opera dalle tinte dickensiane, popolata da personaggi allegorici, i cui protagonisti, oltre allo stesso Samuel, sono l’attrice Alice Centazzo, l’attore Stefano Cavanna e la soprano Claudia Graziadei, voce presente anche nell'album. Dal punto di vista musicale, Samuel porta le composizioni di Vivaldi dentro le trame dei sintetizzatori e ne asseconda le pulsazioni ritmiche con drum machine che spaziano dalla breakbeat alla techno fino a derive jungle, per dar vita ad un electro-pastiche col quale si ricollega ai noti pastiche o “pasticci” cioè opere, tipiche dell’epoca vivaldiana, costituite con brani tratti da lavori preesistenti o appartenenti a diversi autori.

Samuel partiamo dall’origine di questo progetto così distante dal tuo universo musicale…ufficiale.

Il variare è parte del mio meccanismo di rigenerazione delle idee. Lo stesso mondo artistico prosciuga la creatività, bisogna sfidare se stessi e tornare a casa nuovi. Mi ha contattato Buonissima, che avvicina gli chef del mondo e le città, in occasione di un  momento con Alain Ducasse e Davide Oldani: mi chiedono di pensare a un percorso musicale. In pandemia ho sviluppato degli incontri tra cucina e musica e questa richiesta mi ha fatto pensare alla chiusura del cerchio. Poi mi chiedono la musica barocca di Vivaldi e mi blocco un attimo…poi ho ragionato che vivo nel suo stesso sestierea Venezia, cammino dove ha camminato lui. Rielaboro sei arie tra le meno conosciute in chiave elettronica e per evitare l'effetto piano bar ho chiamato Laura Venturini che con la sua scrittura ha contribuito a creare l'elettro-pastiche.
Antonio Vivaldi era chiamato Il Prete Rosso per il colore dei suoi capelli e per la tonaca: perché secondo te, dopo la sua morte, per oltre cento anni rischio l’oblio?
Penso vada chiesto a uno storico ma è un ragionamento che vale per la musica in generale. Ora si chiama moda. Nel fiore dell’età ha avuto molta attenzione perché toccava certe corde, poi è stato sostituito da chi arriva dopo e che sa leggere il suo tempo. Ma vale per tutti.
Trovarti davanti ai suoi manoscritti che emozione ha trasmesso?
Li ho toccati con rispetto. Ho scoperto che poi quel suo mondo esisteva già nel mio dna, molte delle sue composizioni le ho viste e sentite reintepretate o adattate in molti film americani.
Per altro fin da subito tu hai specificato che non era un’opera su Vivaldi ma con Vivaldi: una sorta di featurin che va oltre la dimensione spazio-temporale.
Mi piace pensarlo così. Di notte camminando immaginavo di parlare con lui. Da tempo nella scrittura non provavo così tanti stimoli.
Cloto, Lachesi e Atropo, le tre parche sono immobili: perché visto che nella mitologia sono le tessitrici del destino umano?
Per fare in modo che il destino umano non si compia. E’ un parallelo con quello che viviamo ogni giorno, che decadiamo e tutto peggiora; il tempo, alla sua cena, invita le persone ma non si presenta e ci regala due ore senza di lui, senza che il destino si compia. Ma senza il tempo non esisterebbe la musica.
Perché in una logica di circolarità hai scelto la primavera per aprire e chiudere il progetto?
E’ l’emblema di Vivaldi, come lo sono  Two Motel e Tutti i Miei sbagli dei Subsonica. Mi piaceva stimolare chi era alla cena del tempo: quasi nessuno conosceva Vivaldi e con questa formula entrano ed escono con un biglietto importante.
Prendiamo Siamo Navi alle Onde algenti che viene dall’Olimpiade di Vivaldi: i violini trasmettono il movimento del mare, tu come hai ragionato in fase compositiva nella scelta dei titoli e per giocare con le emozioni musicali in chiave contemporanea?
Il mare è un mio elemento. Le ho scelte d’istinto, avevo bisogno di un aggancio armonico, di intervalli musicali che potessero rapire la mia attenzione. La voce è quella del soprano Claudia Graziadei.
Hai scelto di abbinare all’opera rock un podcast e ora stai pensando al palcoscenico: che accadrà nei prossimi mesi?
Voglio sonorizzarla e non farla sembrare una cena con musica. Un creato un podcast perché sbracciava per farsi ascoltare e ora abbiamo capito che appassiona e può diventare uno spettacolo teatrale. C’è interesse e ci lavoriamo.

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