Matteo Crea: "Io Non Sono Mai Felice ma sono sempre super sincero"

Musica

Fabrizio Basso

Punk, rock, pop, funk. Il mondo di questo artista si muove tra più suoni e sfumature, che rendono il nero una moltitudine di colori. L'INTERVISTA

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Che cosa rende un ragazzo di venticinque anni felice? È questa la domanda a cui Matteo Crea prova a rispondere, mettendo in musica le storie e i pensieri della Generazione Z. Io non sono mai felice è un concept album, in cui ogni traccia parte da uno spunto diverso, un pensiero che colora il titolo che parla di tristezza, ma che allo stesso tempo racchiude l’ambizione, l’insoddisfazione, la costante competizione che logora i ragazzi di oggi che hanno voglia di correre a tutta velocità verso i loro sogni. L'artista toscano classe 1995 è una fresca scoperta de Latarma Records di Marta Donà. A impreziosire il progetto i video curati da Shipmate.

Matteo partiamo dalla storia dell’album: come è nato e quanto è stato complicato metterti a nudo nelle storie che racconti. Inoltre, le tante sfumature musicali corrispondono ai tuoi stati d’animo?
Mi sono chiesto cosa rende un ragazzo di 25 anni felice nel 2022 e non ho trovato risposta. Ho scritto queste canzoni quando lavoravo in ufficio come stagista al Politecnico di Milano dopo tante porte che mi sono state sbattute in faccia: ero disilluso dal sogno di fare musica e quindi ho scritto un disco sincero e slegato dalle aspettative.
poi cosa è successo?
C'è stato l'incontro casuale con Marta Donà e tutte le Tarme. Questa è una foto del mio ingresso nel mondo adulto. L'idea di musica nasce nel 1979, un anno di svolta che mi ha contaminato molto. Ecco, dunque, un punk pettinato che guarda la new wave senza tralasciare il cantautorato italiano, il brit pop e le ballad.
Cosa ti hanno raccontato i nonni del loro amore?
Non è tanto quello che mi hanno raccontato quanto quello che ho visto: un amore lungo 40 anni di supporto e sopportazione che si scontra con la mia adolescenza e con una gioventù che prova a seguire questi valori ma si scontra con tinder e gli incontri fugaci. Quale è l’amore di questa epoca?
È vero che scrivi bene solo se stai male? Perché se è così forse è meglio non essere mai felice.
Spesso barano quelli che lo sostengono. Mi sa di frase fatta. Però soffrire porta a riflettere e scrivere. Ma va detto che anche da sentimenti positivi nasce l'arte.
Il tuo racconto della vita a casa dei tuoi non è proprio idilliaco: dove è il confine tra la provocazione e la realtà?
Sono super sincero, certe frasi sono più provocatorie perché voglio essere compreso da più persone a partire da amici con un percorso di studi diverso o che non lo hanno proprio avuto. Racconto la mia mia esperienza di vita fino qua. E che ora prosegue. Ho fotografato tutto con sincerità a testimonianza futura.
In Sesso sei anaffettivo, in A Casa dei Miei sei anaffettivo e in fuga, in Male Male non trovi un posto al mondo: la tua buona stella è solo un verso di una canzone od ogni tanto appare?
Nella mia canzone ci sono persone che anche se non posso più vedere sarebbero orgogliose del mio percorso. Periodicamente appare.
Pensavo meglio la mia gioventù: ti senti derubato della speranza dalla pessima eredità delle generazioni precedenti? Che forse ti hanno rubato anche il diritto alla pensione seppure ti manchino solo 42 anni!
In parte sì ma non do colpe a nessuno, le hanno tutti e nessuno ma è comunque una eredità pesante, non solo per il lavoro e l'aspetto economico. I valori che ho cercato di avere non mi sembrano utili, ho imparato cose non importanti, mi sento perso. Non ho strumenti.
Sarai felice se troverai un uomo che finalmente sceglierai…Fabrizio De André canta continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai: cosa è oggi l’amore se è condizionato dai finalmente?
La frase arriva proprio da lì. Alla fine di un rapporto stabile mi sono imposto la maturità. Ho provato ad augurare di essere la persona migliore e le auguro felicità. Non so se la storia si possa cancellare ma ci si prova.
In Estate in Città cosa hai capito in ritardo? E comunque ti piace l’estate in città?
Il brano ha due chiavi di lettura: può essere interpretato come una relazione per la ragazza dell’epoca o una dichiarazione alla città, che in estate vivi nella sua essenza. Ci sono una storia che va a farsi benedire e una intimità che si crea con la città.
In Chiamerei dici che in questi anni non siamo felici ma anche la visione del futuro è catastrofica: tra cent’anni saremo spariti e tra venti colpiti da macchine parlanti. Ti angoscia pensare a quello che verrà.
Un sacco. Questa è una ballata distopica che ridimensiona i litigi e i motivi che ci portano a discutere.
Delle macchine parlanti temi più che ti colpiscano o che parlino?
Forse parlare perché potrebbero dire cose che non ci piacciono.
Se scoppiasse la guerra esplodesse la terra è…oggi. Immagino tu l’abbia scritta prima della guerra in Ucraina: che pensi della situazione?
Io volevo solo ridimensionare un dolore. Sai noi toscani siamo dotati di auto-ironia e dunque  ho cercato di paragonarla a qualcosa di peggio e ho scritto che potrebbe scoppiare guerra ed esplodere la terra. La ho scritta prima, se avessi quei poteri fatturerei dieci milioni già tassati.
Ho detto tante volte cambio però…ora che il disco è uscito lo cancelliamo quel però?
Però io resto...mai felice. Non è una soluzione all’infelicità ma è un evidenziare il perché. Non sono triste, l'album apre rabbia, ambizione, disillusione…tutti elementi che cozzano contro la felicità.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Arriverà un video e poi c'è una collaborazione col Progetto Itaca che si lega ai temi dell’album: faremo un incontro, e con me ci sarà la psicologa Chiara Maiuri, venerdì 16 dicembre presso la sede della Fondazione in via Volta 7/A. Inoltre, essendo un punkettaro mi auguro caterva di live!

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