Da ormai quattro decenni questo artista è sulla cresta dell’onda: prima con la sua ex band Spandau Ballet e in seguito come solista, accompagnato dal suo gruppo The Fabolous TH Band. Nel nostro paese sono sei i concerti del 40th Anniversary Tour. L'INTERVISTA
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Tony Hadley, una delle voci maschili più rinomate al mondo, celebra 40 anni di carriera con il 40th Anniversary Tour, che lo ha portato a calcare i palchi di quasi 40 località del Regno Unito, passando poi per l’Italia la scorsa estate, l’Australia, la Nuova Zelanda, Giappone e Filippine. Il tour sarà l’occasione per celebrare una delle voci più autorevoli del pop, che ha visto gli esordi con il movimento del New Romantic, interpretando negli anni brani ormai diventati cult degli Spandau Ballet come l’epica Through the Barricades, il brano al primo posto di tutte le classifiche internazionali True, e l’inno non ufficiale delle Olimpiadi di Londra Gold. In questo viaggio per la penisola e nella propria carriera, Tony eseguirà dunque brani iconici del periodo in cui era con gli Spandau Ballet, ma anche le sue canzoni da solista, senza tralasciare qualche iconica cover.
Tony tutti gli italiani ti conoscono, non fanno differenza età e background: come commenti questa enorme popolarità e questo successo? Come è nato il rapporto che che hai con l'Italia?
Se non erro la prima volta che gli Spandau sono arrivati in Italia era il 1983 o il 1984 e
il fatto che fossimo spesso in televisione ci ha aiutati moltissimo a farci conoscere. In quel periodo sul piccolo schermo approdava tanta musica, ricordo che erano stati creati molti programmi musicali, con band e orchestre.
Che non hanno perso l'occasione di avervi come ospiti!
Vero. Anche noi, improvvisamente, ci siamo trovati in tivù tutto il tempo. Avevamo i tour e in Italia, come per altro in altri paesi, per qualche strano motivo la gente amava gli Spandau Ballet. Per questo, dopo Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Giappone, l’Italia non poteva mancare in questo tour dell’anniversario. E' anche l’ultima tappa del tour.
Cosa significa essere un artista al giorno d’oggi? Pensi che il ruolo sia cambiato
e che sia diverso rispetto a quando hai iniziato la carriera?
Quello che è cambiato non è tanto il ruolo dell’artista, dato che ancora oggi scrivo e mi esibisco, quanto il fatto che quando ero più giovane facevo promotion e interviste, andavo in televisione e in tour, mentre oggi una grande componente della carriera degli artisti si chiama i social media, penso a Tik Tok e Instagram. Anche il modo di diffondere la musica è cambiato: prima si vendevano gli album, che era un oggetto prezioso già di per sé. Oggi invece abbiamo le piattaforme di streaming e le persone possono scaricare la musica in un secondo, e questo ha reso la musica più usa e getta.
Ci sarà anche qualcosa di positivo...spero.
Il lato positivo è che i ragazzi hanno la possibilità di conoscere band storiche: mia figlia di 15 anni conosce gli AC/DC proprio perché è più facile scoprirli. Persone giovani vengono ai miei concerti perché mi hanno conosciuto grazie a queste piattaforme. Non sono sicuro che questo sia un modo migliore di fruire della musica ma è sicuramente un modo diverso.
E rispetto alla società come ti poni?
In quell'ambito il ruolo dell'artista non credo sia cambiato molto: ho sempre pensato che se un cantante vuole entrare nelle questioni politiche allora dovrebbe fare il politico. Noi passiamo parlare di come essere brave persone, gentili e oneste nei confronti del prossimo.
Ci sono una canzone o un album che ti colpisce particolarmente, qualcosa che ti fa pensare...lo avrei dovuto scrivere io?
Da dove vuoi che inizi? Ziggy Stardust di David Bowie, She’s Gone di Hall & Oates, ma ci
sono moltissime grandi canzoni. Cerco poi di stare al passo con i lavori che sono usciti più recentemente e cito per tutti Sam Fender.
Se iniziassi la tua carriera oggi cambieresti la storia?
Mi piace lo stile dei primi tempi degli Spandau. Punterei a uno stile ibrido tra rock e l’elettronica tipo The Killers o Panic! At The Disco. Sì, se iniziassi oggi vorrei una band come i The Killers.
Che rapporto hai coi tuoi fan e come si è evoluto nel corso degli anni?
È sempre stato bellissimo e i fan di tutto il mondo sono sempre stati molto
gentili e generosi, mi fanno sempre dei regali. Conosco alcune persone che sono fan da moltissimo anni ed è un’esperienza piacevole fare una foto e scambiare due chiacchiere.
Per il 40th Anniversary Tour che scaletta hai pensato?
Occorre ricordare sempre, soprattutto in una carriera che dura da quarat'anni, che
bisogna suonare le hit. Non puoi fare un intero concerto di sole nuove canzoni. Se vuoi che il pubblico sia felice e vuoi vederlo sorridere, bisogna farlo. È un tour per festeggiare l’anniversario e quindi torneremo indietro fino alle origini: Instinction, Highly Strung, Through The Barricades, To Cut a Long Story Short e Only When You Leave sono le canzoni che il pubblico vuole sentire. Poi ci saranno alcune canzoni del nuovo album. Insomma sarà un viaggio dai miei vent’anni a oggi.
Hai collaborato con Caparezza per Goodbye Malinconia: com’è nata questa collaborazione?
Caparezza ha detto a un mio amico che lavora in Universal che avrebbe voluto suonare con me e dunque mi hanno contattato. Ci siamo incontrati, siamo andati in studio, abbiamo cominciato a lavorare sugli accordi, sulla mia parte di voce. Lui è un grande, un uomo molto gentile, e un rapper bravissimo. Nelle sue canzoni vuole trasmettere dei messaggi, è abbastanza politico, e il modo in cui lo fa è valido.
Hai un ricordo speciale di questa esperienza?
All’inizio mi hanno colpito i suoi capelli: sfidano la gravità. Ho pubblicato un libro, My Life in Pictures, e c’è una bella foto di me e Caparezza, lui con i suoi capelli ricci e io con una parrucca rosa.
Che consiglio daresti a un Tony che è all’inizio della carriera?
Un consiglio che mi fu dato è di prendere lezioni di canto e l’ho fatto. Mi sono allenato
con un cantante d’opera e ho studiato per due anni. Poi consiglierei a tutti i giovani
artisti di avere una consulenza legale indipendente prima di firmare qualsiasi accordo: spesso si inizia a fare musica con entusiasmo, pensando “evviva, vogliamo fare musica, saremo famosi” ma bisogna tenere in considerazione l’industria che c’è dietro. Bisogna avere una buona consulenza legale: te lo dico con rammarico perché mi sarebbe piaciuto averla avuta.
Salutiamoci tornando all'Italia: quali sono la tua città, la tua canzone e il tuo piatto italiano preferiti?
La città è Roma. Ci sono stato moltissime volte ed è un posto veramente speciale a livello di architettura. Ci sono stato in vacanza con la mia famiglia; anche il Vaticano è bellissimo. Mi piace Pompei, ha un’archeologia incredibile. La canzone preferita è Caruso di Lucio Dalla, è bellissima, è stupenda. Mi resta arduo risponderti sul cibo perché quello italiano è probabilmente il migliore del mondo. Non posso fare a meno
della pizza, la amo. Poi adoro gli spaghetti con le vongole, le penne all'arrabbiata ma anche va bene anche piatto di mozzarella di bufala.
Il tour è organizzato da International Music and Arts
22 novembre - TORINO Teatro Colosseo
23 novembre - MILANO TAM Teatro Arcimboldi Milano
24 novembre - FERRARA Teatro Comunale
26 novembre - FIRENZE Tuscany Hall
27 novembre - UDINE Teatro Nuovo Giovanni da Udine
28 novembre - BOLOGNA Teatro Duse