Un album eterogeneo è complesso, che sfiora il rap, abbraccia lo swing e con le parole entra nei nostri sentimenti e nelle nostre paure. IL COMMENTO
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Parte rabbioso Il Mondo è Nostro, il nuovo album di Tiziano Ferro, con una voce ruvida che ci accompagna ne Il Paradiso dei Bugiardi, brano che apre questo viaggio lungo tredici canzoni e che ospita thasup, Caparezza, Ambra Angiolini, Roberto Vecchioni e Sting. Non sembra neanche lui quando parla di quella sensazione sbagliata di un mondo colmo di belle persone. Neanche troppo velato l’attacco a un mondo del quale fa parte ma nel quale non si riconosce e che è popolato da hater: Tu non ne scrivi di canzoni perché non t’innamori E se la scrivi come minimo è con altri cinque autori E allora scrivila un po’ tu una canzone d’amore ma tra le parentesi voglio vedere solo il tuo nome. E, direi non a caso, la canzone si chiude con un tranchant I’m back bitches che è anche il segno che ha fatto pace col passato. Riappare il Tiziano più noto con Il Mondo è Nostro, singolo già in circolazione e che è nato nel periodo pandemico. Sono parole motivazionali. Mentre il mondo cadeva in un silenzio rotto solo dal silenzio delle ambulanze e dai bollettini che annunciavano i morti del giorno, lui si è fatto carico di incitare e ispirare attraverso la sua arte. Perché in quel momento la solitudine non era singola ma collettiva. Il Mondo è Nostro è il Tiziano Ferro di oggi. La Vita splendida è un bilancio e un inno all’amicizia, quella che prescinde da tutte le sovrastrutture tra una splendida melanconia e una splendida bugia; travolgente l’entusiasmo di Tiziano che rimane anche quando l’orchestra scompare. E camminiamo, camminiamo Col nero dentro e il cuore in faccia Che se ci fissano negli occhi è l’incipit di Addio Mio Amore, un brano che parla di quella che Tiziano chiama l’amante oscura ed è la depressione; mi ricorda il bellissimo libro di Giuseppe Berto Il Male Oscuro. Le sonorità elettroniche, molto anni Ottanta si scontrano e poi amalgamano con un testo scuro e oscuro; la voce sembra vada a velocità doppia, quasi ci fosse il bisogno inconscio di fuggire da quella gabbia. La dolcezza torna protagonista con La prima Festa del Papà che è un concentrato di bellezza e dolcezza che conserva qualche stilla di dolore in mezzo allo stupore della paternità: Neanche ti sognavo perché ti negavano a chi è come me... canta Tiziano che poi riappacifica gli animi e, in primis, sé stesso sottolineando che questo non è amore è la rivoluzione e che i miracoli non puoi fermarli. Affasciante l’immagine di lui che da bambino le parole le ha imparate e ora che è grande le inventa. Il primo feat. è con thasup in r()t()nda che è anche un confronto intergenerazionale. Non so cosa Davide Sattei, questo il vero nome, abbia assorbito dalla collaborazione ma so cosa ha ricevuto Tiziano: parentesi e due “o” scritte con l’inchiostro simpatico. Mi Rimani Tu è dedicata alla mia bambina: ho in tasca una preghiera col tuo nome è una frase di una bellezza stordente.
Sembra di leggere un diario ascoltando A Parlare da Zero che dedica a suo figlio Andres, che fa anche un inconsapevole cameo. Ferro sottolinea che mentre quella dedicata a Margherita è stata spontanea questa è stata ragionata; qui il senso della narrazione è racchiuso in questa frase, a mio avviso: Quindi chiudo gli occhi e allora vedo I capitoli di un libro antico...e non so più chi sono non le so le parole Ma tu mi insegni a contare davvero E a parlare... Eccoci a L’Angelo degli altri e di se stesso che vede la partecipazione di Caparezza e dall’artista pugliese ha ereditato una sottile ironia. L’incipit potrebbe essere la versione millennial del favolistico c’era una volta: Ti racconto una storia di provincia Che meno l’ascolti più lei ricomincia Ti racconto una storia stasera Che meno ci credi più diventa vera; oppure una filastrocca di quelle di Gianni Rodari. Certo a leggere il testo un po’ di ansia arriva, delle favole ha poco, ma resta comunque tra le mie due preferite di questo album (il finale da festa di paese è bellissimo). Divertente Ambra/Tiziano. Solo lui poteva convincere il giudice di X Factor 2022 (GUARDA LO SPECIALE) a tornare a cantare; e per metterla a suo agio si è affidato a sonorità anni Novanta. Ascoltarla fa sorridere perché sembra una intervista parallela: Ambra parla solo di cibo, dieta e cani Tratta meglio i gatti degli umani perché Ti danno amore gratis E tornano da te Tiziano parla solo di traffico e lavoro Pensa sempre a tutti e qualche volta pensa a te Seduto dentro a un cinema ad aspettare di dormire Un po. La seconda mia preferita è I Miti che ospita Roberto Vecchioni. Intanto c’è una musica allegra (si apre col una esuberante sezione di fiati) che riporta al varietà (ho pensato al Quartetto Cetra) e poi pone il focus fin dai primi versi su un quesito fondamentale: i miti meglio conoscerli o lasciarli appunto nel mito? La risposta, e la condivido, è questa: Lo sanno, stringono la mano Mimando tenerezza, ti guardano comunque da lontano E anche se si vede, nascondono nel loro dolore le pieghe I miti è tanto meglio non conoscerli. Viva lo swing! Quando Io ho perso Te racconta il Tiziano di oggi che parla con quello di venti anni fa, quello che con Xdono si è trovato in un frullatore ma, per quanto possa sembrare non ha mai veramente smarrito la rotta. E alla fine si viene fuori dalla stanza più abbandonata da Dio. Il Mondo è nostro si chiude con la collaborazione con Sting in For Her Love – Sempre Amata. In realtà la canzone è scritta dall’ex Police e quello che ha sedotto Tiziano è la prospettiva con cui Sting ha affrontato l’amore: non in modo stilnovista bensì da una prospettiva di quotidianità, dove per amore ci si spezza la schiena lavorando e Con pochi soldi comprerà la loro casa (For her love) Perché si senta sempre amata. Credo sia l’album più eterogeneo di Tiziano Ferro, di certo è coraggioso perché sa accarezzare la nostra anima senza condizionarla ma stimolando i pensieri. Ed è la missione principe dell’arte. In ogni sua espressione.