Cordio: "Cose che si Dicono racconta la nostra vita di tutti i giorni"

Musica

Fabrizio Basso

cordio

L'album è prodotto da Lorenzo Vizzini e hanno dato il loro contributo artistico Jose Juvinao, Daniel UribeRyan SvendsenUriel Herrera e le Las Migas

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Un mosaico colorato, caldo, denso di sentimenti, a volte contrastanti, fatto di tante piccole cose, come appunto delle tessere che tra la di loro s’incastrano perfettamente. Questo è Cose che si Dicono, il nuovo album di Pierfrancesco Cordio, catanese classe 1995, cantautore scoperto da Ermal Meta che ne ha curato la produzione artistica nella prima parte della sua carriera e che lo ha invitato ad aprire i suoi concerti. Il collante oggi si chiama Lorenzo Vizzini, che non si è limitato a produrre l’album, ma l’ha reso vivo giorno dopo giorno al fianco di Cordio insieme ai musicisti che da tutto il mondo hanno dato il loro contributo artistico: Jose Juvinao, Daniel UribeRyan SvendsenUriel Herrera e le Las Migas.

Pierfrancesco partiamo dalla storia dell’album e dalla differenza tra le cose che si dicono e quelle che non si dicono neanche in una canzone.
Quelle che si dicono, le Cose che si dicono è la canzone che titola l’album ma al contrario è piena di cose che non si dicono. Il titolo racconta una dichiarazione d’intenti. Dichiarare di non avere qualcosa di originale o di nuovo da dire.
In che senso?
Quando ho iniziato a pensare all'album vedevo nella musica una grande tendenza pubblicitaria cioè la corsa ad accaparrarsi una parola strana o una immagine che trasmetta originalità. Io invece fin dalla copertina dico che non ambisco a ciò ma a cose comuni, che comunque possono essere utili. Poi c'è stata la scelta discografica di farlo uscire dopo cinque singoli, sai sono un romantico amante dell’album e che siano usciti prima cinque brani e la gente li abbia ascoltati e metabolizzati è rassicurante. Lo ho scritto con Lorenzo Vizzini tra il 2020 e 2021: lui è un autore sensibile anche ai dettagli della fonetica.
Quando finisce un amore e sposti il divano hai paura di quello che puoi trovarci sotto?
Non ho mai convissuto ma un po’ di paura c’è, lo ammetto.
Oggi di che colore sono le pareti di casa tua? Sai cucinare? Hai un piatto forte?
Bianche ma ce ne è una grigina per dare un tocco di vita. La frittata è il mio piatto forte se no propongo un sugo pronto, oggi ne fanno di buonissimi.
Mezza mela sembra l’elenco di quello che non sei: dovessi fare un annuncio su un sito per cuori solitari cosa scriveresti che sai fare? A proposito nel frigo c’è mezza mela o ora c’è anche l‘altra metà?
Ora nel mio frigo c'è solo mezza melanzana. Annuncerei che so fare polemica.
Chi è Vittoria?
È una mia amica ed è diventata il pretesto per raccontare una storia.
Ciao oltre a essere una canzone è anche la prima parola dell’album: è una parola adatta per gli amori di un giorno che non tornano più?
È una parola molto leggera, ci si può dire addio anche con un ciao e non ti fa percepire la pesantezza del momento, che non significa non sentire il valore della situazione. Io da anni vivo nella leggerezza e non mi faccio schiacciare, l'album ha un aspetto autoironico. In passato ero più serioso.
Tra i giorni che non tornano più ce ne è uno che vorresti tornasse?
Più di uno. Anche se il giorno del racconto di Vittoria mi farebbe piacere cambiarlo. Sono parecchi i ricordi che vorrei rivivere, soprattutto per riassaporare certe sensazioni, anche se poi solo quell’età te le può concedere, quando hai ancora un contatto parziale con la realtà.
Come è stato collaborare con Las Migas?
Non siamo riusciti a incontrarci, ci sono stati problemi di voli. Ma è stata comunque una bella esperienza. Ci sono due chitarriste di flamengo fenonomali e un violino che nel finale della canzone consentono fraseggi arabeggianti. Spagna e Sicilia hanno contaminazioni culturali e sono insite nel nostro dna le storie dei popoli che nei secoli hanno abitato e contaminato le nostre terre.
Al settimo piano le stelle che brillano, quelle dell’anima intendo, sono più luminose?
Non lo so. La città non è tanto luminosa, vedere le cose dall’alto è come osservarle da un piccolo nido. Le stelle hanno colori tenui e poi hai la sensazione che la realtà vista dall’alto fa sembrare tutto molto più normale.
Pane Olio e Sale inizia con lo scacciapensieri: è così che la vita può sembrare una eterna primavera?
Aiuta. Quel suono è giocoso. Ce l’ho a casa e mi riconnette col giocare di quando ero bambino.
Alla fine dell’album la sensazione è che nessuna canzone abbia il gran finale… ma tutto svanisca.
In Cose che si dicono anche musicalmente non abbiamo cercato l’effetto wow, non trovi i fuochi d’artificio, è più simile un pranzo in trattoria che a una festa chic. È fuori moda perché il linguaggio del markenting è più forte ma ognuno fa una scelta politica.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Il desiderio è che vorrei un tour e che fossimo in sette sul palco, tutti a suonare strumenti veri. Ma devo fare i conti con la realtà… siamo in chiusura degli accordi spero per fine novembre di partire. La missione è un concerto divertente, elemento che è a monte della scrittura del disco. Ho scritto troppo in cameretta e ora voglio uscire con la band e scatenare l'energia.


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