Within Temptation, Sharon den Adel: "Porteremo in concerto energia e autenticità"

Musica

Fabrizio Basso

©Getty

I leggendari capostipiti della musica symphonic & gothic saranno in concerto a Milano il 10 novembre insieme agli Evanescence. Abbiamo parlato con Sharon den Adel. L'INTERVISTA

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Oltre due decenni di musica per i Within Tempation, la super band olandese guidata da Sharon den Adel e Robert Westerholt: sono una vera e propria forza nonché uno dei gruppi di maggior successo della scena symphonic/gothic. Il prossimo 10 novembre codivideranno il palco del Mediolanum Forum di Milano-Assago con un altra band di culto, gli Evanescence di Amy Lee. Completa la line-up gli Smash Into Pieces, gruppo alternative rock svedese presente nel panorama musicale europeo da oltre 12 anni. Aspettando il live, organizzato da Vivo Concerti, ho parlato con Sharon den Adel.

Sharon come è la scena musicale nel vostro paese? Credi che per gli artisti americani o inglesi sia più semplice costruirsi una carriera?
Quando abbiamo iniziato non c’era una vera “legacy” di band del nostro genere conosciute a livello internazionale. Ricordo gli Shocking Blue e i Golden Earring. Ma non c’era un ruolo chiaro per noi, era arduo orientarsi fuori dall’Olanda.
La difficoltà maggiore?
Sai nessuno ci aveva provato prima e chi lo aveva fatto era convinto che le cose non avrebbero funzionato fuori dall’Olanda. E in effetti è stato difficile perché non c’era una guida e abbiamo dovuto scoprire tutto noi stessi.
Oggi se ti guardi indietro che pensi?
Posso dirti che è stato un viaggio fantastico seppure difficile. L’ambiente musicale olandese si basava sulla musica tradizionale, molto affermata quando abbiamo iniziato. Noi abbiamo proposto un tipo di musica diversa che forse non tutti capivano ma che si è fatta conoscere. Siamo stati molto fortunati ad affermarci fuori dal nostro paese. È stata una sfida esaltante che abbiamo vinto. La soddisfazione è incrementata dal fatto che non abbiamo mai avuto una hit vera, abbiamo canzoni conosciute in Europa ma non abbiamo mai avuto un successo enorme in tutto il mondo.
Perché lo reputi un bene?
E' positivo perché a ventisei anni si è ancora giovani e avere un tale successo ti porta a pensare “ok, ho raggiunto tutto, e ora?”. Mantenere il successo non è semplice.
Com’è costruire una carriera nella musica? Se potessi cosa cambieresti in questa industria?
Avere una carriera nella musica è sempre stato difficile soprattutto perché ci sono tanti fattori da tenere in conto. Autenticità e originalità sono fondamentali perché bisogna sempre aggiungere qualcosa, essere la versione nuova di qualcosa che c'è stato prima: essere solo la copia di qualcosa che già esiste non porta a niente.
Cosa è il successo?
Una combinazione di fattori, in primis devono succedere le cose giuste nel momento giusto. Fare quello che si ama e avere una visione è la cosa più importante per un musicista. Quello che cambierei nell’industria musicale è il fatto che alla radio si sentono sempre le solite cose. I musicisti sono messi in scatole, categorizzati: se un artista si vuole esprimere unendo elementi diversi allora confonde gli altri.
In effetti voi non siete catalogabili.
Noi non siamo solo pop o solo rock o metal: siamo un po’ di tutto. Mi piacerebbe vedere più diversità: come nelle città di tutto il mondo ormai si vedono le strade costeggiate dagli stessi negozi, così è per la musica, si ascolta sempre la stessa.  Molte band non hanno la possibilità di emergere. Io ho fame di musica nuova e adoro le nuove band che riescono ad affermarsi.
Cosa ti disturba?
Non voglio ascoltare la stessa musica che ascolto da anni; anche le band che hanno una storia come noi non sempre hanno la possibilità di far ascoltare le loro canzoni uscite più di recente.
Come scegliete le canzoni per le vostre setlist in generale e come avete scelto quelle per questo tour, Worlds Collide?
Dipende per quale pubblico dobbiamo suonare. Suonando con gli Iron Maiden sappiamo che poche persone fra il pubblico ci conoscono e quindi cerchiamo di suonare delle canzoni diverse tra loro, pescando in vaie epoche della nostra storia. Se suoniamo nei festival metal suoneremo le nostre canzoni più metal, in un festival più maintream sceglieremo le canzoni più famose unendole a quelle nuove.
Nel tour con gli Evanescence?
Abbiamo tante canzoni e cercheremo di cambiare il più possibile ognu sera, tenendo  in considerazione di quali canzoni sono più popolari in un determinato paese.
Perché scrivete i vostri testi in inglese? Avete mai scritto in olandese?
Voi italiani avete una lingua bella e quando parlate sembra un canto. Non è lo stesso con l’olandese. Sono orgogliosa del mio paese sono orgogliosa delle persone che scrivono canzoni in olandese ma non è per noi. Per noi è più poetico scrivere in inglese.
Com’è lavorare e andare in tour con artisti come Iron Maiden ed Evanescence?
La cosa divertente con gli Iron Maiden è che Steve Harris ogni notte ci guarda da dietro il palco, anche se ci vede suonare ogni sera. Ha una grandissima passione per la musica ed è sempre curioso. Ha 66 anni ma conserva la stessa passione del ragazzo agli esordi. Anche Nicko McBrain si complimenta con noi alla fine dei nostri show e ti assicuro che non tutti gli artisti lo farebbero. Suonare con gli Iron Maiden è un vero piacere. Ci lasciano moltissimo spazio.
Gli Evanescence?
Non abbiamo suonato ancora molte volte con loro ma ho incontrato Amy e andiamo veramente d’accordo. Sarà bello andare in tour con un’altra donna che fa un tipo di musica simile ma allo stesso tempo diverso dalla nostra. Sarà istruttivo e ci divertiremo.
Tra poco suonerete in Italia dove siete già statai in passato. Cosa pensate dei vostri fan e del pubblico italiani?
Quello che abbiamo sempre vissuto nel sud dell’Europa, e dunque anche in Italia, è che il pubblico è molto appassionato. Le persone sono dirette nel loro rapporto con la musica. Ci sono dei paesi in cui i fan sono legati alla musica ma non lo esprimono a fondo. Cerchiamo di dare tutto agli spettatori: una calda risposta è il miglior complimento che un artista possa ricevere.
Che prevedi per il futuro?
Abbiamo fatto uscire quattro nuovi singoli, l’ultimo dei quali è Don’t Pray For Me e ce ne saranno uno o due altri prima che l’album esca nel 2023: abbiamo nuovo materiale da far ascoltare. È stato bello pubblicare le canzoni in questo modo diverso dal passato ovvero scrivendo la musica e facendola uscire quando ci ne abbiamo sentito l'esigenza. Consiglio questo metodo a tutte le band: il suo lato positivo è che garantisce attenzione da parte dei media per più tempo. Se si pubblicano una o due canzoni e poi subito si passa all’album la copertura mediatica è minore. E' un metodo più costoso ma è anche più divertente: scrivi una canzone, la ami e puoi subito farla scoprire agli altri.

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