Il 30 settembre esce "Ama il prossimo tuo come te stesso", il primo disco da solista del fondatore e leader degli Afterhours. 37 anni di carriera, un graffio rock inconfondibile, tra i tanti successi: l’esperienza da giudice amatissimo di X Factor (lui mentore dei Maneskin) e un’incursione nel cinema che lo ha premiato con un David di Donatello e un Nastro D’Argento; adesso dà il via a un nuovo corso
L'intervista
L’appuntamento è al Germi, il suo spazio culturale a Milano. Giacca nera di velluto con inserti, capelli sciolti sulle spalle e un sorriso appena accennato, ci saluta con fare gentile ma non affettato, quando Manuel Agnelli entra in una stanza si sente, è come se tutto ciò che lo circondasse, d’improvviso si tingesse di uno scuro misterioso, c’è un non so che di intrigante e tra le pieghe del nero si nasconde una sorta di contagiosa vitalità. “Ama il prossimo tuo come te stesso, il titolo dell’album, ha almeno una doppia chiave di lettura, naturalmente è una frase che tutti conoscono, è una delle frasi più potenti penso della storia in assoluto, ci dice e continua, è una frase che non si è mai consumata perché non è stata mai applicata fino in fondo. È anche una frase che ha una contemporaneità drammatica oggi come oggi, diciamo che è ancora utile ricordarla. Però ha anche un doppio significato, riflette insieme a noi, perché in realtà per me ha un significato anche ironico. Io non sono sicuramente una persona che si ammira tantissimo e quindi c’è un doppio significato, il fatto di non essere così contento di quello che sono è una cosa naturale. Penso non così drammatica, per me è sempre stimolante non essere così contenti, è sempre stimolante trovare dei lati che non sono completamente positivi, però io non mi amo molto e va in questo senso una delle chiavi di lettura del titolo”
Libertà senza progettualità, il lusso di annoiarsi
La nostra conversazione con Agnelli continua, seduti in un salotto, tra libri e oggetti:” C’è una libertà ancora maggiore di quella che avevo nella band “gli Afterhours”, afferma, ho sempre scritto io i testi in grandissima libertà però psicologicamente fai parte di un gruppo e lo rappresenti quindi scrivi delle cose personali ma che sono poi anche adattabili agli altri, che possano rappresentare gli altri. Con l’album da solista non c’è questa necessità, parlo proprio di me e la responsabilità ce l’ho solo su me stesso, quindi sono andato forse ancora più a fondo spiritualmente, dal punto di vista personale”. Manuel non cerca giri di parole, quello che pensa dice: “Non è tanto indagare, è essere veramente liberi di dire le cose senza paletti, senza gabbie, senza nessun progetto. Questo disco è nato senza nessuna progettualità e volevo che fosse così…Un po' come quando ero ragazzo, quando scrivevo nella mia cameretta musica senza sapere se e quando sarebbe uscita, in quale forma, senza applicarla per forza alla parte lavorativa (la scadenza di un disco che deve uscire, la promozione etc. etc). Il dramma del lockdown ha avuto dei pochi, ma anche, lati positivi per me: mi ha rallentato tantissimo la concezione del tempo e quindi il modo di lavorare. Ho buttato via un sacco di giorni, ho avuto perfino il lusso tragico di annoiarmi, in realtà è un grande lusso quando ce lo possiamo permettere. Nel lockdown è successo a molti, purtroppo, però ho cercato di rivoltare questa cosa in positivo e quindi di prendermi i tempi necessari e scrivere senza progettualità, un po' la caratteristica di questo disco è che non è un progetto!”
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La musica fatta in casa, gli oggetti di tutti i giorni anche il bidone della spazzatura
“Non avevo la possibilità di incontrarmi con altri musicisti (durante il lockdown), sottolinea Agnelli, perché eravamo tutti chiusi in casa, quindi ho usato gli oggetti di tutti i giorni, il bidone della spazzatura per fare la cassa della batteria, le catene per fare i piatti, i coperchi delle pentole per fare le percussioni, dei cartoni per fare i rullanti, è stata una cosa molto interessante e poi ho sviluppato il concetto di ritmica in maniera diversa da quella di un gruppo rock, non con un batterista che fa dei riff di batteria, infatti diciamo che tutte le parti di batteria nel disco sono mie, anche se io non sono un batterista. Tutto è stato interessante, quando ho riascoltato i pezzi dopo qualche mese e quando poi potevamo, in realtà, incontrarci e riprodurre tutto, mi sono piaciuti i suoni. Mi sono detto non vedo perché li devo far suonare a qualcun altro, questo è esattamente quello che voglio…”, chiosa.
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Manuel, i Little Pieces of Marmelade e quel portare bene... (agli altri)
L’incontro, più che un’intervista, spazia tra il suo impegno per i lavoratori dello spettacolo che durante la pandemia hanno vissuto mesi di grande difficoltà, al successo ottenuto con La profondità degli abissi, (dalla colonna sonora del film Diabolik, premiato con un David di Donatello e un Nastro D'Argento, entrambi per la miglior canzone originale) a quel suo fiuto innato per il talento. Agnelli parla dei Little Pieces of Marmelade, artisti che ha incontrato sul palco di X Factor e con i quali adesso collabora, anche nell’album. Con gli occhi pieni di luce e un sorriso sincero ci dice che si è fatto contagiare dalla loro energia, spende parole di grande stima nei confronti della band e quando gli si fa notare che avere “la benedizione” di Manuel Agnelli non è cosa da poco, e il riferimento non celato è ai Maneskin, band che lui ha “curato” durante X Factor 2017, signorilmente risponde: “Diciamo che io porto bene, agli altri…”
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Da dicembre ancora in tour
“La prima nuova data sarà il 3 dicembre, tornerò in tour con la band ovvero con I Little Pieces of Marmelade, Beatrice Antolini e Giacomo Rossetti (bassista dei Negrita), mi sono trovato veramente molto bene questa estate, è stato un tour davvero speciale anche a livello umano e ho una grandissima voglia di tornare a suonare. C’è stata una cosa un po' strana, sottolinea il cantautore, per cui a questo punto, ho quasi dovuto ristabilire un contatto con il pubblico. Un po' perché c’eravamo interrotti per due anni che non è poco e un po' perché questo era un progetto nuovo. Il pubblico mi ha sempre visto con gli Afterhours, quindi ho un po' ricostruito il rapporto, è stato bellissimo convincere nuovamente il pubblico che stavano sentendo qualcosa nel quale identificarsi ed è stata molto bella la reazione. Erano anni che non avevo una sorta di comunione, sulla stessa lunghezza d’onda con chi veniva a sentire i nostri concerti. In passato spesso c’era la celebrazione di una cosa, qua c’era qualcosa di nuovo e vivere qualcosa di nuovo, allo stadio in cui sono, è veramente un privilegio”.