Clan Destino, 27 anni dopo ripartono da L'Essenza della musica e della vita

Musica

Fabrizio Basso

L'epica band di Luciano Ligabue realizza un album dopo oltre un quarto di secolo dal precedente. Ne abbiamo parlato con Gigi Cavalli Cocchi, il batterista

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Si intitola L'Essenza il nuovo album dei Clan Destino, la storica band di Luciano Ligabue. Undici tracce, realizzate nello studio “Zoostudio” di Ligabue e registrate da suo figlio Lenny. L’Essenza è un immenso contenitore emotivo. È il manifesto di un gruppo di persone che sono state scolpite dagli eventi della vita e fanno i conti con se stesse vedendosi nello specchio attraverso occhi nuovi. L’Essenza è ciò che i Clan Destino sono stati e ciò che sono adesso, mentre scrutano l’orizzonte con ancora un desiderio di speranza nel cuore. Ne ho parlato col batterista Gigi Cavalli Cocchi.


Gigi, quando avete cominciato a ragionare sull’album e in cosa
L’Essenza colma l’assenza? Non dimentichiamo che uscite con un album dopo 27 anni.
Come a volte succede nella vita, il motivo scatenante è doloroso e si origina il 2 ottobre 2020 quando è scomparso Luciano Ghezzi, il bassista storico del gruppo. Dopo ogni Campovolo abbiamo ragionato su reunion e poi quando pensi non accada più niente c’è un episodio drammatico sul quale vai a sbattere contro, la morte di una persona importante e vista solo un mese prima. Questo lutto ha azzerato le distanze e il giorno dei funerali ci siamo fermati per parlare del fatto che era il momento di fare qualcosa per ricordarlo. In origine abbiamo pensato a un brano e a un concerto per raccogliere fondi, ha una famiglia con tre figli piccoli. L'idea la abbiamo condivisa con Luciano che ci ha dato lo studio e la disponibilità al di là di quel concerto. Poi ci disse che se veniva fuori più di un brano lo studio di Correggio era a disposizione. Dopo due, tre sedute abbiamo visto che molte cose venivano fuori in modo spontaneo, insomma si è aperta una vena creativa che non sospettavamo di avere. Questi due anni ci hanno fatto fare i conti con l’assenza delle nostre abitudini e dovevamo rimodularci: setacciare la vita e raccoglire quello che è fondamentale.
Manifesto una volta era un concetto politico e poetico, penso al Manifesto Futurista: quale è la vostra rivoluzione?
Fare un disco così adesso, in maniera anche un po’ incosciente. Siamo una anomalia nella discografia, almeno nel nostro Paese. Qui le porte della major erano chiuse anche se i primi due dischi da solisti erano legati con Epic Sony. Eravamo sereni e consapevoli, pronti a fare tutto con le nostre forze poi abbiamo trovato una piccola etichetta di Bologna, un partner allineato. La rivoluzione è fare il nostro oggi, non ci inventiamo nulla, esprimiamo solo quello che siamo. È stato anche un disco liberatorio.
Francesco Guccini in Canzone di Notte 2 cantava "non mi lego a questa schiera morrò pecora nera": è la stessa che presentate in Troppo di Niente? Non è cambiato nulla? Il brano di Guccini è del 1976.
Ora che siamo padri, io anche nonno, ci sta che si provi. Noi abbiamo seguito le onde da adolescenti ora le nuove generazioni seguano il loro percorso. Noi avevamo una capacità di scelta e di confrontarci con determinate cose, oggi è molto più difficile. A volte noi ci muoviamo per invecchiare meno rapidamente ma bisogna saper venire fuori dal gorgo e restare indipendenti.
I fiori del tempo sono un invito a godersi la quotidianità: forse il Covid ci ha restituito un po’ di normalità. Ma dico forse. Preferiresti essere un fiore del male?
Qualche volta ci sta. Ogni fiore dovrebbe avere un profumo diverso, bisogna lasciarsi guidare dall’istinto naturale e uscire dagli schemi.
Diamante Fragile è un elogio alla cura: oggi sembra un elemento fagocitato dal bombardamento di informazioni cui siamo sottoposti quotidianamente. Come possiamo portarlo fuori dall’oscurità?
La cura migliore è legata al concetto di essenza, è elevarsi e togliersi dalla negatività. Cura è avere la percezione che stiamo bene con le persone e le cose ci fanno stare bene.
Lettera per Me: ti capita spesso di voltarti indietro? Faresti un patto col diavolo per avere oggi vent’anni… artisticamente parlando, intendo.
Non farei cambio, sono attento a quello che succede. Sono incuriosito dal nuovo in cinema, musica e letteratura. Sono felice di avere vissuto un momento storico dove dal punto di vista creativo ho conosciuto un mondo che oggi non esiste più.
È difficile scrivere d’amore nella stagione delle piattaforme di incontri?
Credo fortemente che ci si possa innamorare sempre, ma accade quando le vivi e le incontri. I social non ti fanno capire chi hai dall’altra parte. Contano le nostre vibrazioni: tramite il battito cardiaco emettiamo una frequenza e se troviamo in un’altra persona la medesima frequenza… beh quello è l’amore.
Penso a Tempo Perso e al brindisi ai fallimenti: ce ne è uno cui non hai mai smesso di brindare?
Ho fatto pace con tutti i fallimenti, magari ci ho messo del tempo ma ci sono riuscito. Utilizzo il setaccio: nel mio libro Il Respiro del Tamburo parlo di cose positive perché nel tempo hanno avuto la meglio su tutto. Le negative mi hanno forgiato. Ma come dice Ligabue il meglio deve ancora venire.
È stato emozionante in Per essere Liberi ritrovare Jimmy? Cosa vi siede detti?
Passa il tempo ma siamo ancora qui, magari ammaccati ma abbiamo salvato quella parte di noi che è la locomotiva che ci aiuta ad andare avanti, che preserva uno spirito ingenuo e giovanilistico.
Il gioco del più bello si ricollega a Il Respiro del tamburo: come è nata questa unione di energia?
Fai i conti con quello che siamo stati, siamo nati come musicisti prima di diventare professionisti. Siamo nati in luoghi magici. È come se la storia si ripetesse e dobbiamo sempre tornare lì per essere quello che siamo.
Sulle ultime note dell’Essenza cosa vi siete detti?
È il brano che ha concretizzato il concept dell’album. Abbiamo voluto coinvolgere tutti quelli che sentivamo vicini come spirito e che con noi hanno condiviso l’esperienza e la filosofia del disco.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Io sto insegnando a mia nipote Viola a suonare la batteria, mi sembra predisposta e lo considero un ipotetico passaggio di testimone. Sono in giro con Massimo Zamboni fino a fine anno. I Clan Destino qualche idea ce l’hanno sui concerti da fare: visto che ognuno segue progetti differenti abbiamo un calendario aperto.

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