Anticipato dai singoli Forever, 108 e Luci, questo album arriva due anni dopo il suo album d’esordio Penisola e a tre anni di distanza dal suo primo Ep BRT Vol.1. L'INTERVISTA
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Chitarre ruggenti, ritmiche serrate e ritornelli memorabili danno vita a un sound personale e curatissimo, ispirato da artisti internazionali come Jean Dawson e Dominic Fike. Ventisette anni, la provincia nel cuore e la metropoli in testa, Bartolini si guarda allo specchio e racconta quello che vede in Bart Forever.
Giuseppe partiamo dalla storia dell’album: come lo hai pensato e come ci hai lavorato?
Il percorso nasce da un periodo complicato, avevo perso entusiasmo per il covid, sono rimasto fermo un anno e mezzo, niente concerti. Da emergente i concerti sono benzina. L’estate scorsa poi mi sono messo in un mood diverso dal passato, ho trasformato tutto in entusiasmo facendo un percorso mentale in cui ho concepito il disco come fosse l’ultimo, il forever nasce da come fosse una raccolta di canzoni, come se fosse l'ultima possibilità per esprimermi.
108 si apre col suono di una campana: cosa vuoi dire con quei rintocchi?
Il numero del titolo rappresenta il mio quartiere di nascita a Trebisacce, in Calabria più che un quartiere è una zona che li si definiscono in base al casello ferroviario. Ci vive ancora mia nonna. Da lì nasco io e dunque era doveroso partire da lì. La campane nascono da gioco di chitarra, in origine era più lungo con chitarre distorte che si incastravano poi lo ho ridotto.
Come hai vinto la paura di stare da solo con te?
Credo di averla vinta. Forse mi sono illuso rispetto a quando ho iniziato cinque anni fa questo percorso musicale. Soffrivo di ansia e attacchi di panico, è genetico nella mia famiglia. Grazie alla musica e a esperienze pesanti ora riesco a stare fisicamente da solo in un luogo. Prima soffrivo a stare solo anche nella mia stanza. Ho vissuto a Manchester un anno e ho capito che non scappi dai problemi. Ora ho più consapevolezza di me, ho perso affetti e amici e ho fatto esperienze per le quali ho meno paura.
Quali sono le cose che ti hanno reso più sensibile?
Avere a che fare con certe persone. Ho perso tante amicizie, ho fatto scelte che pensavo fossero giuste per me ma che poi mi hanno indebolito. Fuggendo da tutto questo ho peggiorato la situazione.
E’ romantico morire di infarto perché pensi troppo a una persona?
Settimane è la canzone più romantica, è una delle poche canzoni in cui mi riferisco a una persona, credo che lei lo sappia in realtà non ci parliamo da mesi. E' una relazione/non relazione che non è mai decollata. E' un susseguirsi di emozioni.
Ti manca l’amore come quella notte?
In Forever c’è una nostalgia da teenager. E’ un po’ una prima volta, racconta la nostalgia della purezza dei 15 anni. E’ un omaggio all’adolescenza perenne dalla quale non sono uscito. E’ ambientata nel 2009/2010.
Davvero non fai mai le stesse strade?
A Roma è difficile ripercorrerle essendo una città gigante. Lo faccio anche per evitare incontri, è da vigliacchi ma è la verità. E’ una metafora per darmi forza e dire che non torno indietro ma vado oltre.
Dopo Fulmini ho la sensazione che sia un album di assenze: in ogni canzone manca sempre qualcuno. E’ così?
Assolutamente. Ci sono tante sfumature e assenze a partire da mio padre che non c’è più da tre anni e anche a livello inconscio gli dedico delle frasi. Questa la ho scritta per me stesso, con dedica a una persona della mia famiglia. E’ una canzone di protezione e mi critico di essere andato via dal luogo di nascita.
Cosa ha di particolare il lunedì? Segna un nuovo inizio oppure mette l’ansia di dovere affrontare una nuova settimana?
Mi mette pressione perché è la giornata in cui sarò più attivo e pieno di impulsi e pressioni. Ma è anche una rinascita, dunque un’ansia positiva. E' anche citazione dei New Order.
Cosa è successo nel 2003?
Avevo 7 anni e soffrivo di insonnia. Da piccolo ero sempre sveglio la notte e questo è un ricordo di allora. Anche ora mi sembra di rivivere certi flashback. Ho un orecchio super sensibile e se mi sveglio poi non mi addormento più.
E’ stato un bene o un male perdere l’abilità di stare sempre zitto?
Un bene secondo me. Prima tendevo tanto a non parlare, a tenermi le cose dentro. Se c’erano problemi tendevo a reprimere tutto e a sfogarmi in altre cose. Quella tendenza ora è venuta meno.
Alla fine del disco possiamo dire che ora hai imparato ad amare di più te stesso?
Assolutamente sì. Lo sapevo già fare ma ora lo ho riscoperto. Vivo con più tranquillità e serenità, vivo alla giornata con la mentalità che avevo da adolescente. C'è dietro un percorso di psicanalisi allo specchio, ho ritrovato la serenità persa dopo i 18 anni.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Abbiamo già fatto un po’ di date e sto già scrivendo un altro disco, ho già due tracce e vorrei arrivare alle vacanze con almeno tre pronte. In autunno vorrei fare un tour nei club, sarebbe la prima volta.