Il Festival è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino. Torna per la settima edizione il 26, 27 e 28 agosto. Il capoluogo piemontese ospiterà 96 artisti per 16 band, delle quali 11 in esclusiva unica nazionale e 14 per la prima volta a Torino
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Il TOday Festival è una tre giorni immersiva, non è solo una sequenza di concerti e artisti per riempire un cartellone, èa una celebrazione coraggiosa del presente che intende offrire spazio ai suoni che verranno, rendendo centrali musiche e luoghi di confine, anticipando idee e trend, sperimentando opposti per generare nuovi equilibri: un festival che vedrà tutti i musicisti, sia affermati nomi della scena internazionale che nuove eccellenze emergenti, protagonisti nel raccontare le città del mondo a Torino e Torino, a sua volta, al mondo intero. Rispetto per la diversità, superamento dei confini, creazione di nuovi orizzonti saranno le linee guida del festival che, attraverso la musica e l’arte, intende restituire al suo pubblico, per tre giorni, un’esperienza di armonia e equilibrio, mischiando generi, emozioni, visioni. Il direttore artistico Gianluca Gozzi mi ha anticipato che accadrà a Torino il 26, 27 e 28 agosto.
Gianluca dal punto di vista di un organizzatore come si vive questa estate sovraffollata di musica?
Due anni non solo di pandemia ci hanno fatto riflettere sulla cultura in crisi da trent'anni. C’è più gente che suona di quella che va ai concerti; la pandemia avrebbe dovuto insegnare che la richiesta deve rispondere a una domanda reale del territorio. Serve la qualità. In Italia c’è troppo roba con poca qualità. A catena incide sulla tipologia di pubblico: meno il pubblico ha gli elementi per capire cosa ascolta più si disaffeziona e si disperde. Gli ostentati sold out sono spesso fuffa, ci sono tante cose cancellate; oggi molte cose vanno bene grazie al trucco dei due anni, cioè di biglietti comprati almeno due anni fa. La nostra posizione è la tenacia di un evento che non è solo culturale, noi siamo per la formazione, mi interessa il senso della comunità cui parlo.
La realizzazione del progetto è affidata alla Fondazione per la Cultura Torino: è una delle rare volte che vedo il concetto di musica abbinato a quello di cultura. In cosa fate la differenza?
La differenza nasce da una amministrazione comunale affascinata che dà spazio a chi vive il territorio, quindi ai club, ai collettivi di artisti ma anche a chi ha idee, e nasce così un evento che dall’underground può diventare upperground. Qui le persone sono protagoniste. Io non voglio che la gente torni a casa commentando che ha visto quello che si aspettava ma che dica wow è stato come non me l’aspettavo. La Fondazione ci ha dato carta bianca e abbiamo costruito cartellone artigianale. Vivere un Festival è una esperienza.
Un Festival come il TOdays prevede un lavoro di scouting capillare: come procedete?
Il festival nasce dalla passione per la musica di alcune persone che fanno ricerche oltre il conosciuto. L'idea romantica sarebbe mettere proporre le cose che ci piacciono di più con la convinzione che piaccia anche alle persone. In realtà bisogna mediare tra quello che vorrei fare e quello che posso permettermi. Il talento è in questo equilibrio. Mi interessa un tensione creativa anche ostica: Joe Strummer durante un live a Wembley disse alla gente di andargli contro. E' quello che vogliamo anche noi.
Un'altra differenza è che il TOdays è Torino, è simbiotico con la città: avete faticato a prenderla per mano?
Tuttora fatichiamo. Citando i Perturbazione dico che non è la fatica ma lo spreco che mi fa imbestialire. Torino è una città di porto senza il mare, c'è tanto caos creativo ma manca il mare per comunicare. Dalla città prendiamo le idee del territorio, vogliamo un festival inclusivo. Considera che fino al 2015 c’è stato il Traffic che era gratuito e in centro poi siamo arrivati noi a pagamento e in periferia. Il gratuito non è una scelta, vai perché non paghi.
Dell’edizione 2022 cosa puoi anticipare? Cosa è, nel 2022 e dopo la pandemia, la musica d’avanguardia?
Oggi la musica si divide in mi piace o non mi piace. Non so se è d’avanguardia ma di certo osa, per me l'avanguardia è osare e andare oltre le convenzioni e crearne di nuove. Cerchiamo la curiosità e nuove sonorità.
Il fatto che la pandemia abbia cancellato tante professionalità vi ha creato problemi dal punto di vista logistico? Quante persone lavorano con te?
Il TOdays si sviluppa come costruzione in un anno e anche di più. Ma la questione è un'altra: ci sono le certezze che l’anno prossimo ci saremo? Ciò detto è un Festival in crescendo e nei girno caldi ci lavorano circa 150 persone. La pandemia ci ha fatto perdere professioni che non erano né tutelate nè riconosciute: il mio e altri lavori non sono riconosciuti sulla carta di identità.
Immagino stiate già lavorando al 2023: c’è un filone o un’area che state osservando con interesse?
Non ci stiamo ancora lavorando perché, come ti ho accennato, non ci sono in Italia le basi per guardare al futuro. Poi si chiama TOdays perché guarda al presenze. Di anno in anno guardiamo se l’amministrazione investe. Siamo attenti a quello che succede nel mondo. Nel 2021 abbiamo costruito una fotografia del post punk e del post rock, una foto dinamica di quel movimento. Non seguiamo un trend ma proviamo a crearlo a livello locale. Oggi ci sono tante band di ventenni che fanno una musica nervosa e scattante, hanno messo il disagio in musica.
Nel tuo tempo libero ascolti musica in prospettiva TOdays o ti concedi le cose che ti piacciono?
Nel 2020 ho avuto un bambino e ho scoperto un mondo di musica per bambini. Ascolto musica con suoni diversi, amo più il punk e l'hardcore, i suoni più noiseggianti ma dal festival cerco di tenere a distanza i gusti personali.