I Sottotono all'Alcatraz, un viaggio lungo 28 anni. La recensione del concerto

Musica

Gabriele Lippi

Foto Elisa Molteni

Nel club di Milano si è celebrato il primo di due concerti evento del duo hip hop riunitosi dopo vent'anni. Una festa e un viaggio nella loro storia musicale, tra brani di oggi e di ieri e influenze culturali americane. Con una band dal vivo e qualche ospite a sorpresa

Avevano promesso una festa e una festa è stata. I Sottotono sono tornati a esibirsi dal vivo in un concerto all’Alcatraz di Milano, prima di due date evento (la seconda è stata quella del 12 maggio al Teatro Centrale di Roma) concepite per celebrare la reunion del duo hip hop che ha segnato la seconda metà degli anni ’90 e il ritorno davanti al loro pubblico. 

Foto Elisa Molteni

Il ritorno in un club

L’Alcatraz, dunque, un luogo per nulla casuale, un club, casa dell’hip hop per eccellenza. Una “festa intima” aveva promesso Fish nell’intervista rilasciata al sito di Sky TG24, con qualche migliaio di persone e almeno tre generazioni diverse: la X, che è quella degli autori, i Millennial che erano adolescenti durante il loro boom, ma qualche esponente della Generazione Z, segno evidente che la buona musica non ha età. Una festa e un viaggio nella musica dei Sottotono e nella musica che li ha formati, cominciata già con un dj set che ha proposto Dr. Dre, Tupac, i Luniz, i Blackstreet, proseguita con tanti omaggi musicali all’interno del live del duo, accompagnato da una band di musicisti e coristi di altissimo livello, incluso il collaboratore di vecchia data MP, producer sardo impegnato alle tastiere e alla talkbox.

Un viaggio che parte dall'oggi

Il viaggio lungo 28 anni di Tormento e Fish comincia da oggi, dall’ultimo singolo, quel Poco Male che ha in sé tutti i crismi del nu soul e dell’r&b nostrano. “Dai, fai presto prima che sia tardi, che poi i nostri sogni li realizzano gli altri”, canta Tormento, uno che il suo sogno continua a viverlo e non fa nulla per nasconderlo. “Sogno” è forse la parola che l’mc nato a Reggio Calabria, cresciuto a Varese e maturato definitivamente a Roma ripete più spesso negli intermezzi col pubblico. “Se è un sogno non svegliateci”. Sembrano frasi di circostanza, quelle che ogni artista dice a ogni concerto, ma basta guardare gli occhi pieni di luce di Tormento per capire che l’emozione è davvero tanta e vibra costantemente tra palco, platea e balconate dell’Alcatraz.

Foto Elisa Molteni

TORMENTO, FIGLIO E PADRE

Il ping pong tra presente e passato comincia immediatamente con Non c’è Amore e continua con Amor de Mi Vida, che tre giorni dopo la Festa della Mamma ha un sapore particolare. Da figlio a padre, il passo è breve, e Tormento torna al presente con Ti bacio ancora mentre dormi, toccante brano di Originali dedicato al figlio. SpiritualityMezze Verità e Amarti e Rispettarti compongono il terzetto estratto da In Teoria, poi la band si allontana e lascia il palco a Tormento e Fish. Sullo schermo, che per tutto il concerto alterna clip dei Sottotono a video di giganti del rap americano e spezzoni di fim culto come Boyz n the Hood di John Singleton, compare il volto di Primo Brown, voce dei Cor Veleno, morto prematuramente il giorno di Capodanno del 2016. È il momento più toccante dello show, quello di Cronici 2020, con la strofa di Primo registrata che precede quella di Tormento. 

I SOTTOTONO CI PORTANO ALTROVE

La commozione è palpabile mentre si vola Altrove, con le atmosfere romantiche che proseguono con Cambi Colore al Cielo e Tranquillo, ideale ponte tra il 2022 e il 1996, l’anno di Sotto effetto stono, che torna ancora con Dimmi di sbagliato che c’è. Quindi la sorpresa, Tormento chiama sul palco un ospite: è Danny Losito, che arriva per cantare il ritornello di Solo lei ha quel che voglio, per la prima volta dal vivo con i Sottotono: “Ci abbiamo messo 26 anni”, scherza Tormento, che annuncia altri due ospiti e comincia a cantare Come la prima volta, accogliendo sul palco Stash dei The Kolors e Jake La Furia. Nel viaggio a ritroso c’è spazio anche per Sotto lo stesso effetto, rappresentato da Mai più e Stando alle regole, poi è il momento di Buone vibes, le stesse che si avvertono all’Alcatraz, dove la gente canta e lancia uno striscione verso Tormento: “Grazie di essere tornati”, c’è scritto. Non sappiamo chi lo abbia scritto, ma non c’è dubbio che parlasse a nome di tutti. Sul palco piove pure un reggiseno nero: “Come ai vecchi tempi”, scherza e ride Tormento. 

Foto Elisa Molteni

IL FINALE CON MASTROIANNI E POI...

Il brano numero 21 è Mastroianni, il singolo che un anno fa ha segnato l’attesissimo ritorno di una band che non ha mai saputo mentire quando si trattava di musica. Poi Tormento, Fish e la band lasciano il palco. Il pubblico rumoreggia, il mormorio si fa sempre più forte. Manca qualcosa, manca quella cosa. Manca quel brano lì, quello che nel 1994 lanciò Tormento e Fish dandogli grande popolarità. “Non possiamo andare via senza averla fatta”, dice Tormento tornando sul palco e parte La mia coccinella. “So che può sembrarti strano” ma nessuno vuole andarsene da una festa, tantomeno chi la organizza, così arriva pure il bis, si chiude come si era aperto, con Poco Male. Perché abbiamo sognato tutti insieme e “svegliarsi è stato come un pugno in faccia”. Fino al prossimo concerto, fino alla prossima festa.

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