Il brano indaga la solitudine e il ricordo degli anni felici della balera, raccontando così la fine dell’amore come se fosse la fine del tango
“Luci spente sul palco” è il singolo di Alice & Peter (progetto ideato da me, Gianni Venturi, con Chiara Brighenti, Margherita Parenti, Marika Pontegavelli), che accompagna l’ uscita del disco “L’amore è una grazia” (PMS Studio – BMRG edizioni), un album che narra dell’amore, l’amore indispensabile, che si cela dentro ad ogni opera, l’amore che è energia, l’amore totale. Tutto nasce da una mia raccolta di poesie “L’amore è una grazia”, lo stesso progetto Alice & Peter, dopo tanta sperimentazione sia con la band Altare Thotemico sia con Moloch e altri progetti solisti, nasce proprio dal desiderio di scrivere di amore. Anche se la paura di banalizzare un percorso era tanta, ho pensato che l’amore non può essere banale, è quanto di più complesso esista! A volte lo si indirizza nei confronti del compagno o della compagna, altre dei figli, o degli animali, non importa, l’amore si nutre di sé. Il darlo o riceverlo non sono importanti quanto la sua stessa esistenza: tutta la creazione è un atto d’amore. Poeti, cantori, scrittori ne hanno trattato, con versi sublimi, cosa mai potrei dire di nuovo, quindi? Me lo sono chiesto, è vero, ma la verità è che ogni amore è un nuovo viaggio verso l’assoluto, un bacio non è mai uguale ad un altro bacio. L’amore è una cura, se solo per un istante il mondo intero si amasse cambierebbe radicalmente il destino dell’umanità: l’amore è una grazia!
Il singolo “Luci spente sul palco” ha visto la luce in una sera malinconica, in sala prove: mentre io recitavo il testo Marika ha sfiorato il piano, Chiara toccato le corde, poi Margherita… da poesia si è trasformato in un canto che narra la malinconia, la fine del tango e le braccia di una donna in cerca d’amore e attenzione, che danza e si abbraccia da sola. Poi lo scorrere del tempo, quando da vecchio ripensi alla presenza, ai baci non dati e a tutto l’amore perduto, come il tango che non puoi più danzare… Ho voluto giocare con la band con il jazz, il tango e, perché no, un pochino di pop. Un mood che il video rappresenta visivamente con grande forza emotiva: l’assenza e la sentita presenza, lo scorrere degli anni, la solitudine e il ricordo degli anni felici della balera; racconta così la fine dell’amore come se fosse la fine del tango, le luci si spengono e torna la malinconia solitaria, lei che danza da sola avvolta dalle sue stesse braccia. Le piccole cose, narrate da Eugenio Squarcia, regista, appaiono come gesti solenni: il video si apre con ricordi memorie morbide e serene, poi la solitudine della vecchiaia con la ricerca o il sentire una presenza, una sorta di fantasma onirico.
Io divoro giorni vuoti, sogno un tango infinito, ma in sala si sono spente le luci...