Eurovision 2022, The Rasmus cantano l'orgoglio femminile in Jezebel

Musica

Fabrizio Basso

I rappresentanti della Finlandia a Eurovision hanno portato una bella energia. A poche ore dalla finale li abbiamo intervistati

Io li chiamo i gruppi carsici, quelli che ogni tanto spariscono per poi riapparire con un rock ancora più potente. In The Shadows è il brano più celebre dei The Rasmus. Ma intorno a un diamante da cinque carati ce ne sono altri leggermente più piccoli. E magari più grandi. Restano comunque brillanto. Jezebel, il pezzo col quale concorrono per la Finlandia a Eurovision 2022 (GUARDA LO SPECIALE), trae ispirazione dalla figura biblica della regina di Israele e vuole essere un omaggio e un tributo alle forti donne di oggi, padrone del loro corpo e dalla loro sessualità.

Rappresentare il vostro paese a Eurovision cosa significa per voi?

E' un onore. Amiamo il nostro paese e abbiamo suonato in tutto il mondo con la missione di rappresentarlo ogni volta che saliamo sul palco. Questa è una grande occasione per esibirci davanti a un pubblico internazionale, è totalmente differente da un concerto normale.
Con voi non c'è Pauli, con il quale avete condiviso il palco per anni; al suo posto c'è Emppu. Cosa è cambiato nelle dinamiche della band?

Suonare con Emppu è bellissimo. Lei è con noi da settembre e sentiamo che la band è come rinata. Questo rappresenta un nuovo inizio. Abbiamo un tour che sta per partire, un album in arrivo, e suoneremo in Italia, a Milano, a settembre.
Che storia ha Jezebel?

L’estate scorsa ci è venuta l’idea di creare una canzone per l’Eurovision Song Contest 2022. Avevamo una chiara visione del fatto che avremmo voluto essere a Torino. È stato salvifico avere questo progetto perché a causa della pandemia abbiamo vissuto un momento difficile in cui non potevamo suonare.
La avete sofferta molto?
Ci siamo sentiti vuoti. Sono stati anni terribili, pensiamo soprattutto ai musicisti che hanno smesso di fare il loro lavoro. Eurovision è un’esperienza unica, ricca di sorprese. Ora che lo stiamo vivendo, è molto più di quello che avevamo immaginato. Jezebel è un nome biblico, è la regina di Israele, un personaggio femminile speciale e pericoloso, capace di cose malvagie. È una figura forte, una combinazione di bellezza e malvagità. Il brano è un tributo alle donne forti di questa epoca, padrone del loro corpo e dalla loro sessualità. La stessa performance rende l’idea del pericolo e del divertimento allo stesso tempo.
Come avete gestito l’enorme successo riscosso da In The Shadows nel 2003?

E' stata prima nelle classifiche di moltissimi paesi e ha cambiato in toto le nostre carriere e le nostre vite. È stato un sogno diventato realtà ma ha anche comportato sforzi e duro lavoro. È stato un periodo pazzesco. Tutti conoscono la canzone, in ogni paese.

TURIN, ITALY - MAY 12: Emma Muscat performs on stage during the second semi-final of the 66th Eurovision Song Contest at Pala Alpitour on May 12, 2022 in Turin, Italy. (Photo by Filippo Alfero/Getty Images)

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Avete artisti italiani preferiti?

Conosciamo qualche canzone di Zucchero, amiamo Volare di Domenico Modugno. Ovviamente, conosciamo anche i Måneskin e abbiamo apprezzato vederli l’anno scorso all’Eurovision. Hanno una grande attitudine rock.
Come il pubblico si relaziona alla vostra musica?

In America Latina, dove abbiamo suonato più volte, il pubblico è rumoroso e sonoro. In Europa ha un approccio diverso, soprattutto in Finlandia, dove abbiamo modi diversi di fare festa. Amiamo suonare in Italia e in Spagna dove il pubblico è caloroso.
Chi temete a Eurovision?

Siamo l’unica band rock in finale ed è una buona situazione per noi. È difficile fare nomi perché gli altri suonano generi diversi dal nostro. Vogliamo concentrarci su noi stessi.
Come descrivereste la vostra musica a chi non vi conosce?

Siamo un intarsio di rock, alternative e pop. Abbiamo uno stile minimalista spesso contaminato da influenze scandinave e melinconia finlandese. Abbiamo atmosfere scure ma energiche; non mancano le influenze degli anni Ottanta e Novanta, gli anni in cui eravamo ragazzi. 

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