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I Ministri: "Giuramenti è un atto silenzioso di fedeltà a noi stessi". L'intervista

Musica

Fabrizio Basso

Credit AstarteAgency

La band pubblica un album aprendo così un nuovo capitolo di musica dopo i singoli Numeri e Scatolette. Aspettando i concerti è in svolgimento l'instore tour. L'INTERVISTA

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Un atto di fede e d'amore. Questo è il significato più intimo di Giuramenti, il nuovo album dei MinistriDavide AutelitanoFederico Dragogna e Michele Esposito ci invitano, come loro per primi hanno fatto, a non dimenticarci le domande che ci siamo posti in questi ultimi due anni.

Come avete scelto il titolo?

Il giuramento è un atto silenzioso di fedeltà con se stessi. È una parola che ha ancora una grande potenza. L'album contiene canzoni in equilibrio tra pubblico e privato, c'è attenzione a quello che accade ma anche intimità; stavolta la sensazione è che il personale prevalga.
Dunque un disco più introspettivo?
La tensione tra pubblico e privato è sempre stata in noi, sono due mondi che coesistono. L’Ep Cronaca Nera e Musica Leggera era la parte più pubblica, con Giuramenti lo sguardo è rivolto all’interno.
Che rapporto c’è con i lavori precedenti, al di là di Cronaca Nera e Musica Leggera?
Ogni disco ha una storia propria, non deve esserci necessariamente una concatenazione. Gli input degli ultimi due anni non sono stati dei più gioiosi, dunque il disco è lontano da quello che la gente si aspetta. Abbiamo lavorato a distanza e compreso che tutto era dentro di noi, non c’era bisogno di confrontarsi con l’esterno. La musica è una scelta di vita, un giuramento appunto: porta a tanti bilanci e si discosta da quello che abbiamo fatto in precedenza.
La rabbia dell’inizio si è addolcita?
Le ballad sono state con noi fin dall’inizio almeno per chi ci conosce oltre i singoli. Con gli ultimi due lavori abbiamo dato fondo alla ruvidità. Abbiamo 40 anni ed era lecito da noi aspettarsi una analisi sulle nostre vite più che giudizi sulla società, già affrontata nell'Ep precedente.
Avete fatto un bilancio?
Ci siamo fatti domande sulle rispettive esistenze negli ultimi due anni. Da tutte le domande nate nella pandemia ma non solo abbiamo ragionato sul fatto che abbiamo una sola vita e dunque chiedersi a che punto siamo del cammino è necessario. I pezzi hanno molto di questo romanticismo, ma il romanticismo dell’uomo sul ciglio della scogliera che si dice boh, non il romanticismo delle coppie.
Avete appena finito il tour nei club, siete stati forse i primi a ripartire.
È quello che davvero è mancato negli anni. Quando a novembre abbiamo deciso che saremmo partiti a marzo, abbiamo ragionato al buio e siamo andati avanti perché era simbolico partire in quel momento. È stato difficile perché a gennaio sembrava dovessimo spostare ancora le date ma abbiamo resistito e lo abbiamo fatto.
La differenza tra concerti indoor e outdoor?
Dal punto di vista attitudinale il club garantisce qualcosa in più perché ha una tradizione e una storia e anche tu la stai segnando e ne fai parte.
Avete spinto molto il cd nonostante siamo in una fase delicata.
Torneranno di moda anche loro. È un formato bistrattatissimo ma qualitativamente è il migliore per ascoltare la musica. Poi sappiamo che ormai ci sono pochissimi lettori cd in giro. Avendo però un pubblico boomer è contento perché lo ascolta. Molti che comprano il vinile lo usano come arredamento. E non dimentichiamo che il cd può ospitare più album.
Nel singolo Scatolette dite la chiami comunicazione ma sembra un assedio.
Abbiamo iniziato circa 15 anni fa quando internet muoveva i primi vagiti in Italia e le modalità erano differenti. In modo veloce poi è cambiato tutto, portando fraintendimenti ed errori di comunicazione. Ci siamo tirati fuori dall’ironia sul web perché è diventata una piaga sociale. Teniamo un nostro contegno. Cerchiamo di schivarla, come tabagisti che cercano di smettere.
Il progetto delle canzoni ombra come nasce e troveranno vita sul palco oltreche presso i fan che ricevono alla newsletter?
Di certo avranno spazio sul palco. L’anno del lockdown è stato quello della delega, le persone non erano in contatto diretto. Perché bisognava filtrare sempre, ci siamo chiesti? Per parlarci c'era sempre di mezzo un operatore o una piattaforma. Per scardinare la regola serviva un gesto forte, dunque per recuperare il rapporto con i fan abbiamo inventato questa cosa. Le canzoni ombra sono un inedito che ogni mese viene dato a chi fa parte della newsletter. È un inedito totale, in rete non si trova da nessuna parte. Abbiamo chiesto alle persone di tenerla per loro e non caricarla su Youtube: lo fanno, se le tengono davvero per loro. Vedremo che farne in futuro, per ora ci piace che la custodiscano e se la ascoltino.
Si abusa di feat. e voi invece li schivate.
È la rappizzazione della musica. E forse nasce addirittura dal reggae. Ogni tanto ne abbiamo parlato ma deve essere una cosa naturale. I feat. come li chiede la discografia sono solo un fenomeno commerciale.
Prima la pandemia e ora la guerra: credete che la comunicazione sia troppo massiva?
Si sta ripetendo lo stesso schema; prima i media li cercavi ora sono nelle nostre tasche in ogni momento. Hanno una potenza diversa rispetto anche solo a cinque anni fa. La discussione è tossica. Quello che sta accadendo a livello di guerra non è nuovo per l’umanità, sarebbe bello che le persone potessero discuterne con serenità, ascoltandosi gli uni gli altri. Farci una canzone? Il nostro stile non è denunciare, al massimo denunciamo quello che accade dentro di noi con questa pressione, quello che ci cambia. Gli artisti devo lavorare per creare discussione.
Come vi rapportate con le nuove generazioni?
Incontriamo tanti ragazzi che stanno iniziando a fare musica. Gli ultimi nostri concerti li hanno aperti Il Corpo Docenti. Con la parola Giuramenti possiamo dire che il fare musica non dipende da un business plan ma da un giuramento. La cosa più bella è la fedeltà a te stesso, sei l’unico giudice e il solo che la può smascherare. Infatti per noi la musica è stata una missione, fare qualcosa che ci gratificasse.