Folcast, conia il neologismo Tempisticamente per far germogliare i pensieri

Musica

Fabrizio Basso

Credit Andrea Sacchetti
folcast andrea sacchetti

Tutte le canzoni dell'album sono frutto della sua esperienza e delle sue intuizioni. E' già partito il tour, curato da OTR Live

Tempisticamente arriva a seguito di un anno ricco di successi per Folcast: dopo il podio tra le Nuove Proposte del Festival di Sanremo 2021, il cantautore romano ha collaborato con Roy Paci e i Selton, si è esibito su palchi importanti come quello del Concerto del Primo Maggio di Roma, è stato opening act di alcuni concerti di Daniele Silvestri, Max Gazzè e Carmen Consoli e si è esibito all’interno dei più importanti festival italiani per oltre venti date estive. Ora il nuovo album vissuto da Folcast, all'anagrafe Daniele Folcarelli, come un sempre che può germogliare nel tempo. Tutte le canzoni sono frutto della sua esperienza, delle sue intuizioni. Niente di matematico, né di studiato a tavolino.

Daniele qual è il filo conduttore di Tempisticamente?

Intanto è una parola che non esiste in italiano: ho voluto creare qualcosa di nuovo già dal titolo stesso dell’album. Non ho mai scritto con l’idea di creare qualcosa di legato, forse perché non credo di essere in grado di farlo. Il filo conduttore potrebbe essere il fatto che ogni canzone mi tocca nel profondo. Il tema è il mio rapporto col tempo, un elemento che reputo importante. Se vogliamo trovare un filo conduttore è che tutte le canzoni sono composte da me come frutto e storie della mia vita.

Come hai scelto i featuring presenti nell’album?

Sono scelte che nascono dal rispetto che provo per artisti come Roy Paci e Davide Shorty, per ciò che fanno e quello che rappresentano. Entrambi, nel loro mondo, creano uno spazio musicale coraggioso. Collaborare con Roy rappresenta un traguardo importantissimo perché riconosco che lui sia un mostro sacro della musica italiana e lo è creando una musica che abbatte tutte le barriere. Per quanto riguarda Shorty, siamo vicini anche anagraficamente. Provo lo stesso rispetto per Rodrigo d’Erasmo. Si tratta di artisti che stimavo prima di lavorare con loro e che continuo a stimare oggi. Dietro a queste scelte non ci sono numeri né motivi di convenienza, ma solo amore per quello che facciamo. Il fatto che abbiano accettato di collaborare con me dimostra che la stima è reciproca, e questo è per me un grande onore.
I risparmi che tieni da parte sono per andare su Marte o su un altro pianeta?

In questo periodo tendo alla luna. Forse dovremmo andarci e vedere cosa c’è. Io la guardo spesso: spunta quando scende la luce.
Quale è la tua terra straniera?

Mi sento un cittadino del mondo. In un viaggio dentro noi stessi saremmo stranieri. Oppure, anche le persone che non conosco e con cui ho la possibilità di approfondire un legame potrebbero essere terra straniera, come anche certe parti del mondo che non conosco, luoghi in cui non ho idea di come si possa vivere. Intendo straniero non con un’accezione negativa o violenta, ma semplicemente come qualcosa di diverso da me.
Come ti senti maturato a livello artistico e umano dall’uscita di Quess a Tempisticamente? Cos’è cambiato a livello di scrittura e di suoni?
In Quess c’è stato un lavoro diverso rispetto a quello che si trova dietro l’ultimo album: è stato prodotto in gruppo con la band di allora. Abbiamo lavorato molto in studio per una cosa pensata per essere suonata live. Da allora è cambiato molto a livello di ricerca. In Tempisticamente c’è più attenzione su questo. Di base un prodotto deve suonare bene, però in studio con Tommaso Colliva il processo è qualcosa in più: Tommaso professionalmente è molto forte. C’è stata, quindi, una ricerca diversa, anche se è difficile per me giudicare qualcosa che ho prodotto io stesso. Ho allargato i miei confini musicali e testuali e vorrei continuare a sperimentare.
Cosa significa per te lavorare con un produttore importante come Tommaso Colliva?
Uno dei dischi che più mi ha influenzato è Orchidee di Ghemon, prodotto proprio da Tommaso: un album che mi ha lasciato senza parole e che ho divorato. All’inizio sentivo l’importanza e la pressione del lavoro in studio con lui. Gli ho fatto sentire delle canzoni chitarra e voce e lui ha aggiunto il suo mondo pir sposando le mie idee. In questo sta la bravura e la grandezza di un produttore: ogni giorno che passo con lui mi lascia qualcosa. Si vede che è una persona veramente grande non solo a livello professionale ma anche umano.
Come pensi che l’esperienza di Sanremo abbia influito sulla tua carriera e sulla vita?

E' stata completamente positiva. Sanremo ti apre a tante possibilità. Ero contento ma anche stanco dato che le nuove proposte hanno iniziato a lavorare a settembre e hanno finito a marzo. Questo è il lato stancante. Alla finale ero una maschera. Di Sanremo mi è piaciuto molto anche l’aspetto personale: ho legato con molti artisti tra cui Simone Avincola. Sembrava di essere a un campo scuola. Sanremo è una salita, ti fa sentire da un’altra parte. Dopo il picco, però, bisogna reggere botta. A volte, nonostante Sanremo e tutto quello che faccio, può capitare che io mi senta come se non avessi fatto niente, anche se sono grato per le mie esperienze. Avere vicino persone che credono in te anche prima di certi traguardi è importante. Da fuori, possono fornirti le loro opinioni con una visione distaccata. Anche per questo è importante la figura del produttore: ti può dare una visione che tu non puoi avere sul tuo prodotto. Alcune canzoni nella fase di creazione possono accendermi più di altre, anche se a prodotto finito sono sempre soddisfatto. Questo avviene anche grazie alle persone che mi offrono il loro punto di vista: da soli non si va da nessuna parte.
A proposito di Senti che Musica, tu che musica ascolti?
Ascolto di tutto. Di recente ho scoperto “Little Story” di Gystere. Mi piace molto il funk, il cantautorato, il soul, l’R&B. Spazio tantissimo: ascolto musica afro, ma anche Daniele Silvestri. È difficile definire cosa ascolto: oggi abbiamo la possibilità di ascoltare qualsiasi cosa e cerco di essere aperto.
Quali sono le tue sensazioni e come ti senti in questo periodo di ripartenza in cui finalmente si può tornare a suonare e a stare a contatto col pubblico e i fan?
Io oggi e qui sto bene, ma non so se avrei risposto così anche qualche settimana fa, quando tutto era fermo. Non mi sentivo così. Lavorare e suonare influisce parecchio sullo stato d'animo. Sono contento del periodo che sto vivendo anche se è sicuramente un momento difficile per la scena musicale anche a causa delle poche garanzie e rappresentanze che i lavoratori del settore hanno. Oggi sono carico e sono emozionato: è da tanto che non suonavo in full band.
Che accadrà in estate? Hai in programma altre date oppure stai già pensando a un nuovo progetto?
Quest’estate si suona, con OTR Live stiamo organizzando le date. Per quanto riguarda nuova musica, ci sono progetti e dobbiamo ancora capire che veste e che direzione dargli. Dopo l’estate saremo più concentrati sulla produzione. Tommaso c’è e ne abbiamo parlato. Sarà una figata. 

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