La rilettura del brano di Donovan, presentata da un testo esclusivo dell'artista, fa parte dell'album Once Upon A Time In Italy
Il sole tramonta lentamente dietro le colline lontane in una fattoria a circa un'ora fuori Melbourne, auto e moto parcheggiate a caso tra cumuli di pneumatici. Il caldo è ancora intenso, intorno ai 90 gradi fahrenheit, e le mosche non mi lasciano in pace ma non mi interessa davvero, potrei restare qui per sempre. Giovani liberati con flair ricamati e capelli crespi selvaggi siedono intorno alla fattoria su tappeti da picnic, fumano tabacco mescolato con fiori d’erba nostrana ed esalano vertiginose nuvole trasparenti che sbocciano nei raggi morenti del tramonto, altri cuciono toppe su giacche di jeans o tolgono spine e rovi dai loro piedi nudi.
Una zuppa di funghi cuoce a fuoco lento e ha un odore sgradevole. I cani si azzuffano per terra, schizzando sabbia sui tappetini da picnic ma nessuno si lamenta, l'atmosfera è al di là dell'amichevole, è utopica. Un disco di Neil Young esplode da un lettore di cassette dell'utoradio e raggiunge la fine del lato B. Una mano invisibile espelle il nastro, cambia album. L'atmosfera diventa malinconica con bellissimi suoni sintetici che non riconosco. La musica in questa atmosfera polverosa è carica di una
semplicità misteriosa e di una profondità che sapevo doveva esistere ma che non avevo mai sentito prima. Mentre il sole tramonta dietro le colline circostanti il tempo torna indietro fino ad Hurdy Gurdy Man (L’Uomo ghironda) di Donovan e la prima volta che l’ho ascoltato e sono stato sopraffatto dalla sua aura densa e in technicolor, una grande coperta calda mi avvolge mentre arriva il freddo notturno e i giovani accatastano un gigantesco fuoco hippy in una radura alla fine del vialetto di ghiaia. La mia mente esplode dolcemente…
Cresciuto negli anni '60, ero elettrizzato e disorientato dal brano “Hurdy Gurdy Man” di Donovan, che trovavo anche un po' spaventoso. I miei fratelli avevano una copia del suo ‘greatest hits’ e ho adorato questo disco per le sue edificanti vibrazioni psichedeliche e l'ho suonato costantemente. Scrivendo i brani di “C'era una volta in Italia”, mi sembrava che mancasse un senso di speranza e innocenza ed è allora che mi sono ricordato di “Hurdy Gurdy Man” - ho pensato che un tocco della Summer of Love avrebbe portato profondità ed eccitazione in quello che è essenzialmente un album sul lasciare andare il passato. Ma avevo bisogno del permesso di Donovan per
pubblicare la sua canzone e quando ha ascoltato per la prima volta la versione dei Fatalists, ha pensato che fosse troppo sensuale - mi ha detto che lui si sentiva un cantante spirituale e che questa era una canzone spirituale - quindi abbiamo deciso di cambiare il testo e nella versione italiana l’hurdy gurdy man non arriva cantando ‘canzoni d'amore ma canzoni dell'anima. Per questa versione in italiano, L’uomo Ghironda, MassimilianocLarocca, Giovanni Ferrario e Michelangelo Russo (che ha dipinto le immagini di copertina) mi hanno aiutato molto. È stato un processo strano e bellissimo.