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Serena Brancale, rivoluzionaria e identitaria canta "Je so accussì"

Musica

Fabrizio Basso

Il terzo disco dell'artista pugliese è un cofanetto di pietre preziose, canzoni e cover pensate nel dettaglio per regalare un’immagine matura di se stessa senza rientrare in un genere musicale definito. L'INTERVISTA

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Ha una caratteristica unica, nel panorama musicale italiano, Serena Brancale, estrosa ed estroversa artista pugliese uscita da poco col suo terzo album Je So Accussi: essere identitaria pur avendo tante personalità musicali. E la conferma arriva da questo nuovo lavoro dove anche i featuring sono pensati e non usati come cartina acchiappa fan. D’altra parte, Serena è amata, e richiesta, anche all'estero.

Serena quando nasce l’idea dell’album? Come ci hai lavorato visto il periodo?
Ho lavorato molto in studio con Carlo Avarello. Abbiamo costruito un primo scheletro dell'album che era quasi jazz, abbiamo registrato prima del covid e poi abbiamo post prodotto. I brani hanno un vestito super moderno. E’ un album identitario, non voglio essere definita jazz, anche se da lì proviene il mio percorso di studi, mi sento a metà strada tra il soul e il pop.
Mi ritorni in mente bello come sei…è una citazione fatta come quando canti cambi le parole?
Mi piace molto giocare con le parole, faccio spesso le citazioni ma in questo caso è una idea di Roshelle, il brano è nato fatto sull’asse Bari, dove ero io, e Miami, dove si trovava lei. E’ un brano fluido di due persone che si amano.
Tu hai nascosto le mie scarpe: sei una addicted? Quante ne hai?
La ho scritta insieme a Ghemon che è un appassionato di sneaker e l'idea è venuta pensando allo scherzo che gli hanno fatto le Iene. Sono fissata di tutto, non delle scarpe. È lui l’esteta della coppia. Comunque, oggi l’immagine è importante.
Tra la voglia di uscire e ricaricare le pile dove è il punto di incontro?
Parlo di una donna che vuole sempre uscire a prescindere mentre l’uomo vuole uscire per ricaricarsi non per una pizza e basta.
Per andare a cena spendi spesso due ore con lo specchio?
Sono molto precisa. Devo gestirlo ma comando io sul tempo. Il ritardo non lo contemplo. Sono precisa, il tempo è rispetto perché lo gestisco. Sono velocissima a prepararmi, la prima della coppia.
La donna che canti sembra una incompiuta e volubile ma anche accomodante e rassicurante: cosa c’è di te?
Raccontiamo, con Margherita Vicario, i colori della donna. Sono molto accomodante ma concentrata su di me soprattutto in questo momento. Sono morbida ma so cosa voglio. Ho 32 anni e non voglio perdere tempo. Seleziono le amicizie da tre anni a questa parte, prima non ero così.
Quanto è difficile oggi trovare una persona che sappia ascoltare?
Non è difficile. Mi piace parlare di musica con i più giovani, hanno una curiosità straordinaria. Anche qui selezione avviene una naturale. Con i musicisti è difficile parlare e ascoltare perché entri nel mondo del lavoro, con gli studenti respiri la passione per il lavoro, si confondono le cose. I ragazzi incoscienti sono i più curiosi.
Non rinunci mai alla verità?
Mai in un rapporto, dopo storie che mi hanno fatto soffrire. Senza sincerità lasciamo perdere.
Come è oggi l’amore senza più limiti e senza più scrupoli?
Quando la ho scritta pensavo a una Malena di Bari Vecchia, con un marito che cercava di nasconderla. Non nasce da una esperienza personale, mi sono fatta un film sul fatto che a volte la bellezza è un problema. E' un pezzo di identità e libertà. 
Perdi spesso le chiavi?
Tantissimo, anche un mese fa. Fa parte dei miei difetti. Ho consegnato un terzo duplicato a una amica, ho il numero di due fabbri e gli amici sanno che se li chiamo nella notte è per aiutarmi a rientrare nell'abitazione. Perdo più le chiavi che il portafogli.
Per essere sereni oggi bisogna tenere il cervello spento, visto quello che sta accadendo?
Bisogna fare musica e vivere in un mondo altro per essere sereni. Scrivere musica mi aiuta a concentrarmi e scrivendo così si dimentica. È salvifico stare chiusi in casa e dimenticare quello che avviene fuori anche per poco tempo.
Raccontami la passione per Pino Daniele, nell'album ci sono tre sue canzoni.
Alleria è la prima ballad, in passato la ho proposta molte volte. Così ho scoperto e studiato il napoletano. Vient e’ Terra è un suo brano poco bazzicato che mi ricorda Earth Wind & Fire e Steeley Dan. Je so' Pazzo è stato un rischio tremendo.
Quale è la tua prossima pessima intenzione?
Non è proprio pessima però mi piacerebbe fare un musical. E poi organizzare un tour col dialetto barese all’estero, cosa che ho già fatto in Giappone e a New York.
Possiamo dire che sei riuscita a uscire dalla tua vecchia canzone e conquistare il futuro?
Hai colto una frase che mi sta molto a cuore. È un problema di chi scrive in una certa maniera. Non esco da certi groove, faccio fatica a uscire dalla mia confort zone. Ma stavolta credo di avercela fatta.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Annuncerò il tour a breve. Canterò il brano di Sanremo, pezzi di altri album e non mancherà la parte in solo, non ci rinuncerei mai. Li proporrò originali, come sono stati pensati. È bellissimo avere un team che ti segue per tutelare tutto il progetto, è la prima volta che mi trovo in una condizione così rassicurante.