Francesco Forni mette in musica Una Sceneggiata napoletano/scespiriana
MusicaUn concept album di 13 brani, scritti e cantati in napoletano, che ruotano intorno alla storia di Spacciatore, spettacolo teatrale con soggetto di Pierpaolo Sepe e la drammaturgia di Andrej Longo. L'INTERVISTA
Anticipato dall’uscita di Pure si fosse e da Gelusia, Una sceneggiata, il nuovo lavoro di Francesco Forni, ci racconta una storia d’amore. Il contesto è la strada con tutte le sue contraddizioni e le sue insidie. Una sorta di West Side Story ambientata nei vicoli del centro storico di Napoli, dove un ragazzo che inizia a lavorare alla piazza di
spaccio de La Sposa si innamora di una studentessa fuorisede di buona famiglia. Le conseguenze saranno disastrose e solo il gesto di sacrificio di Dragonball, tossico/supereroe, tirerà fuori dai guai i due innamorati.
Francesco partiamo dalla storia del disco e del bello, ma anche della difficoltà, della lingua napoletana.
Prima mai ho affrontato questa lingua, sono nato a Napoli ma non ci vivo da una quindicina d'anni. È successo che ho iniziato a lavorare per uno spettacolo e mi sono trovato a dovere scrivere in napoletano. Ho iniziato un lavoro in maniera forzata perché mi sono dovuto interrogare sulla scrittura e mi si è aperto un universo, mai avrei immaginato di sentirmi così parte di questo mondo. È come se fosse tornato l'amore per Roberto De Simone, Pino Daniele, Roberto Murolo e Napoli Centrale. Mi sono fatto aiutare per la pronuncia, come ti ho accennato non ci abito più da tempo, e ho utilizzato un linguaggio più aulico e non di strada. L'aspetto che più ha inciso è la differenza più di contenuti che di forma, sia nella scrittura attoriale che nella composizione. Ogni linguaggio ci porta a esprimere concetti ed emozioni, il napoletano ha potenza, ha già una sua drammaturgia originaria. Il napoletano ha tanto vocabolario tronco rispetto all’italiano ma ha pure molte componenti neolatine garantiscono la potenza di un’opera drammatica. Dunque, ho parlato in maniera molto diretta, non ho descritto le emozioni ma le ho tirate fuori con parole che arrivano subito al cuore. È stata una grandissima scoperta.
Chi è il tuo Dragonball? E c’è un Dragonball dell’umanità?
Alcuni personaggi arrivano dallo spettacolo teatrale. Lui è un supereroe ma anche un tossico di strada, un pulcinella di strada. Sono persone che hanno avuto un contatto con la vita che gliene ha fatto bruciare una parte mantenendo però una vitalità e una ingenuità nello sguardo sul mondo che permette di sentirsi anche un supereroe che permette di credere alle battaglie tra il bene e il male fino a sacrificarsi. Ha lo sguardo puro di un bambino che permette di dare un volto al concetto di bene e battersi per quello.
Quando scrivi una canzone tieni a mente che ogni cosa ha delle conseguenze?
È il mantra del disco. È un patto che l’artista ha con quello che dovrebbe tirare fuori. Questa storia parla della difficoltà di metterci attenzione prima. Da persona faccio tanti errori, sono umano, soprattutto di valutazione sulle mie scelte o peggio sulle non scelte. Da artista sono più oculato, ci lavoro molto, sono meno istintivo; l'istinto lo uso per iniziare, per trovare la fiamma di una canzone. Poi ragiono.
Per Spacciatore hai scelto un amico scespiriano, Mercuzio: perché? Inoltre, visto che la sua presenza aleggia in tutto l’album perché la sua canzone è verso la fine?
È alla fine per una questione più musicale che di senso del testo. Per le dinamiche che ha sembra fuori dal registro del disco, metterlo prima avrebbe inciso molto sul carattere dell’album. Nasce dai dialoghi tra me e Pierpaolo Sepe, autore della storia. Pensavamo a due amici spacciatori, Mercuzio e Iago che lo avrebbe tradito.
La Sposa è una figura reale o una figura fantastica? Mette ansia con la lama della vendetta sempre affilata.
Esiste davvero una piazza di spaccio, un personaggio o almeno lo è stato di una Napoli che opera nell’illegalità. Ho immaginato che quando racconta la sua storia abbia una vita divisa in due: la prima è una storiella come tante, edulcorata e forse falsa. La seconda è più misera, fatta di una vita difficile e reale che ha a che fare con povertà culturale e quell'abbruttimento che si trova dietro l’angolo. In una vita difficile si è fatta una sua strada e non dimentica chi la ha fatta soffrire.
Nell’epoca dell’amore fluido e social che valore, e che senso, ha la parola serenata? E la parola gelosia?
Il senso è parlarne oggi perché al di là di dove sta andando la relazione di coppia, ma anche in generale, una serenata con termini così semplici, diretti e poetici la trovo indispensabile. Gelosia nasce come canzone che voleva parlare di due innamorati giovani e canta le schermaglie amorose.
Addore ‘e Primavera è un brano di speranza, parola oggi difficile da condividere: che pensi di quello che sta accadendo in Ucraina? In cosa dobbiamo trovare l’odore della speranza?
Non credo sia mai esistito un periodo storico senza guerre. Questa è vicino a noi e mette a confronto persone con una coscienza diversa. Aizzare un popolo per una guerra senza vedere al millimetro cosa fa ai civili, ai bambini, alle donne, alle madri…il rischio è che la gente si abitui a queste immagini. Il nucleare non è sviluppo ma la fine dell’umanità: servono nuove vibrazioni sul nostro pianeta.
Notte scura è attesa ma soprattutto solitudine: dove il confine tra la solitudine che strazia e quella che riappacifica con se stessi? Quella di Sant’Agostino per intenderci: beata solitudo sola beatitudo.
Il confine è nella solitudine di sentirsi parte di qualcosa di più grande, una elevazione del proprio spirito. La solitudine come forma di appartenenza a una elevazione dello spirito in cui l’umanità si può ritrovare permette di stare al centro del mondo anche da soli.
Ti voglio bene, come buongiorno o come stai, è una formula non più praticata: perché secondo te?
Siamo passati per epoche dove cinismo, disillusione e nichilismo non solo sono stati spesso delle finte soluzioni, delle difese ma anche molto di moda per cui la persona che si espone tanto e si sente libera di dichiarare la propria vicinanza a un altro essere umano appare sui generis. In questo momento storico è quasi ingenua, come Dragonball che ha la purezza di un bambino.
Questo spettacolo avrà una forma live autonoma o si integrerà col resto del tuo repertorio?
Per il momento è previsto autonomo con qualche variante nel bis e forse qualcosa di inedito. Quando uscirò dall’urgenza di avere Una Sceneggiata da raccontare penserò a un eventuale mescolamento di repertorio.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Ho date in giro, punto a fare dei Festival in Italia e anche all’estero: lo vedo come un progetto internazionale. Ma penso anche già a scrivere cose nuove: vorrei usare questa emozione e questa voglia di suonare per creare nuova musica.