Il brano che racconta quell’amore indefinito, non etichettabile, è tratto dall'album Poligoni Irregolari. Il video è introdotto da un testo esclusivo dell'artista
Un solo canto, perché mai come ora abbiamo bisogno di starci vicini e cantarci addosso. Sarà il mio lavoro, che mi porta ad ascoltare tante storie in posti diversi, sarà che mi piace raccontare, di fatto la musica per me è da sempre un contenitore di persone e viaggi. Dentro a ogni canzone ci sono voci, silenzi, mani che si intrecciano e si legano strette strette. Vedo i miei dischi come fossero grandi libri illustrati, libri che parlano di migrazioni, del mare che cambia forma, di fabbriche sotto la mia casa, della guerra e del male che fa, perché è necessario parlarne, usare microfoni e casse perché queste verità si sentano il più lontano possibile. Considero i miei brani come puntate di un grande fumetto, nelle cui vignette i protagonisti parlano pure d'amore, di speranza e del bene che fanno, cantandone a tutto volume.
Un solo canto racconta proprio d'amore, di quell’amore indefinito, non etichettabile, quell'amore che trova forma solo nelle carezze e nella cura dell'altro, quell'amore con cui l'altro riesci finalmente a vederlo, a toccarlo, a immaginarlo e ad accoglierlo; “un solo canto” accompagna quel momento, contrastando tutto il dolore. Contrastando tutto il resto. La nostra generazione, quella nata verso la fine degli anni '80, conosce bene le sensazioni forti; la nostra generazione è abile a raggiungere traguardi semovibili e a sfidarne quotidianamente di nuovi; la nostra generazione non smette mai di studiare, di imparare e conoscere. Perché la nostra generazione è abituata all'equilibrio precario, quello in piedi su una sola gamba, quello del mettersi in gioco fino alla fine pur di inseguire i propri sogni. E di sogni ne abbiamo troppi. C'è chi si accontenta, c'è chi non scende a compromessi mai. Così facciamo rete, tessiamo relazioni umane, consapevoli delle nostre difficoltà, ma anche di essere nati in una parte di mondo fortunata. E l'amore lo vediamo dappertutto, qui e altrove, senza fare distinzioni di forma, perché in un'epoca segnata dai conflitti e dalle solitudini, l'amore è l'unica cosa che non dovrebbe farci paura, mai. Ciò che ci salva davvero sono proprio le relazioni e la musica. Ringrazio quindi Silvia Girotto per avermi prestato la sua voce, Federico Torrisi per il suo clarinetto basso, Annamaria Moro per il suo violoncello, Franz Fabiano per aver messo in ordine i suoni e Tomas Pasinetti per aver tradotto in immagini le note di questo canto. Il brano è tratto dal mio secondo album solista, Poligoni irregolari, uscito lo scorso primo ottobre. È possibile ascoltarlo su Spotify o vederne alcui singoli sul mio canale YouTube.