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Franz Campi tra il Sentimento prevalente e la scuola bolognese

Musica
Credit Daniele Guidetti

Cosa succederebbe se in una giornata come tante, tra scadenze, lavoro e frenesia, avessimo l’opportunità di riavvolgere il nastro e rivivere alcuni momenti della nostra vita? Lo racconta l'artista bolognese nel suo nuovo album Il Sentimento Prevalente. In esclusiva per Sky Tg24 sceglie i dieci brani più rappresentativi che raccontano la sua città

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“4 marzo 1943” – Lucio Dalla
Il Dr. Sputo, così si presentava sul campanello di via D’Azeglio l’immenso Lucio Dalla, rende pubblico il suo codice fiscale. Paola Pallottino, che aveva già firmato per lui piccole gemme come “Anna bell’Anna”, racconta sulle note scritte dal cantante, una favola che incanta l’Italia. È però solo con “Com’è profondo il mare” che Lucio diventa grande, tagliando il cordone ombelicale che gli ha pompato nelle vene per anni la linfa vitale della poesia. Si è affrancato anche dall’inflessibile Roversi, quello della Libreria Palmaverde, l’amico di Pasolini e di tutti i protagonisti della cultura sotto le due torri, ed è sbocciato un monumentale artista.
 

“La Locomotiva” – Francesco Guccini
Il Maestrone Guccini, pur avendo firmato bellissimi altri brani, per tanti come me è accostato indissolubilmente alla ribellione anarchica di quell’uomo senza volto che lanciò la macchina sbuffante lapilli e lava, come una cosa viva contro l'ingiustizia. In molti, in quegli anni, presero alla lettera il testo e si persero dietro questa immagine imbracciando le armi e imbarcandosi nella lotta armata. Purtroppo con il solo risultato di rovinare le loro e le altrui vite.
 

“Michel” – Claudio Lolli
La città era in preda ad una sbornia politica mai vista prima. La contestazione giovanile, i giacconi a quadri, le assemblee, le case occupate, gli scioperi…Claudio Lolli cantava quei tempi, con la sua chitarra e una struggente dolcezza. Illudendosi che potesse essere a portata di mano un mondo più giusto, semplice. Io più che degli “Zingari felici” mi innamorai di questa canzone, condensato di nostalgia per i momenti più profondi delle nostre vite, quelli in cui si affaccia l’adolescenza e i sentimenti sono puri e assoluti. E le perdite diventano eterne.
 

“Mi piaccion le sbarbine” – Skiantos
Dall’ala creativa e artistica del movimento studentesco, dalle cantine di via San Vitale dove si forgiavano i brani dei Gaznevada, Luti Chroma, Andy J Forest e Windopen… si propaga ovunque, grazie all’intuizione del produttore Oderso Rubini, il rock demenziale degli Skiantos del grande Freak Antoni. Erano anni di enorme fermento musicale e le rassegne “Centrofiori” e “Skandellara” mettevano sul palco le migliori proposte. Tutto sembrava possibile.

“Jenny è pazza” – Vasco Rossi
Il primo 45 giri di Vasco Rossi prodotto nel 1976 da Paolino Borgatti, storico editore di “liscio”, la musica delle balere emiliane. Gli irlandesi hanno le loro tradizioni folk piene di ritmo. Noi i valzer per far danzare il popolo. Ma lo stesso amore per la musica. Quando salta fuori quel montanaro stralunato è una sorpresa per tutti: “Jenny non vuol più parlare, Non vuol più giocare, Vorrebbe soltanto dormire, Jenny non vuol più capire, Sbadiglia soltanto, Non vuol più nemmeno mangiare, Jenny è pazza”. Il disagio e la malattia mentale in una canzonetta. Il DJ Vasco Rossi faceva già intravedere qualcosa di grande fin dall’esordio.
 

“Chiedi chi erano i Beatles” – Stadio
Eccoli qui quasi tutti riuniti i totem della canzone felsinea: Dalla, Morandi, Roversi, gli Stadio (che per primi interpretarono questo brano) in quel capolavoro di comunicazione musicale è stato l’album “Dalla-Morandi” che decretò il successo definitivo della cosiddetta “Scuola bolognese”. Una canzone che porta a lezione tutti. La vita che scorre e anche le grandi tragedie come la guerra o lo sfavillante sfolgorio di band meravigliose come i Beatles (diventate addirittura “più celebri di Gesù”), sono dimenticate. “Bisogna ancora imparare, noi siamo nati ieri”: e la guerra di questi giorni lo dimostra.

“Giudizi universali” – Samuele Bersani
Lucio Dalla non era solo un grande artista, ma un uomo di cultura, un formidabile produttore e talent scout. Con il romagnolo Samuele Bersani continua il percorso intrapreso con Carboni (ma anche con Bracco di Graci, Angela Baraldi e tanti altri…) e lancia nel firmamento della musica un bel giovane che compone rompicapi musicali capaci di far precipitare chi ascolta nella malinconia. Uno stile che si percepisce dalle prime note di ogni suo brano.

“50 special” – Lunapop
Un inno alla leggerezza, all’incanto di Bologna che si abbandona alle spalle arrampicandosi sui colli sulle ali di uno scooter, simbolo assoluto di libertà. La canzone che ha fatto scoprire il grande talento compositivo di Cesare Cremonini, quando ancora militava nella più celebre boy band italiana: i “Lunapop”, capaci di vendere con il loro “Squérez” oltre un milione di copie. Che invidia!
 

“Bologna è una regola” – Luca Carboni
Luca Carboni è sempre stato uno sincero, coerente, schivo, lontano dal business e dai Media. Tutta la sua carriera l’ha costruita sulle piccole cose, sulle attenzioni al particolare, al silenzio, alle persone invisibili. E su Bologna. Ci sono tante sue canzoni bellissime come “Mare, mare”, “Silvia lo sai” (dove c’è il manifesto di tutti i “cinni” rossoblù: “la maglia del Bologna 7 giorni su 7”), che hanno rappresentato tanto per la nostra generazione. Ma con questo brano ha spiegato, ai non bolognesi perché noi lo sappiamo già, il motivo per cui qui la vita è più dolce che altrove.
 

“Fatti mandare dalla mamma” – Gianni Morandi
Sono nato nello stesso anno in cui viene scritta questa canzone, il 1962. In pieno boom economico. Con il Paese che si trasforma e una indistinta umanità dalle campagne flotta nelle fabbriche delle grandi città. Gli appartamenti si riempiono di frigoriferi, lavastoviglie, radio, televisori e giradischi. “Canzonissima” e “Sanremo” sono le nuove feste imperdibili. Noi bimbi assorbiamo tutto. E qualche Natale più tardi, invece di spiattellare “La cavallina storna”, io salgo sulla sedia e faccio l’imitazione, riuscitissima, di Gianni Morandi, l’idolo delle folle, il Fidanzato d’Italia. Chi l’avrebbe mai detto che trent’anni più tardi gli avrei fatto cantare io una canzone?