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Diana Tejera colma All That You See di desiderio: il video

Musica

Il brano racconta quella tensione dirompente che può diventare paura al punto da alzare barriere, più o meno consapevoli, al piacere e all’incontro profondo tra le parti di noi più nascoste

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All that you see è un brano indie/rock con contaminazioni elettro/pop che ho scritto d’istinto e che è stato arricchito dal contribuito di Andrea Di Cesare e Bea Sanjust. La canzone ha come protagonista il desiderio, quando è tensione dirompente che può diventare paura al punto da alzare barriere, più o meno consapevoli, al piacere e all’incontro profondo tra le parti di noi più nascoste. Come mi disse qualcuno “nessuna grande felicità arriva senza un grande rischio”. La canzone è quindi un invito a liberarsi dalle sovrastrutture mentali ed emotive, quel groviglio di parole e pensieri, spesso fuorvianti, che ci impediscono di vivere nel qui ed ora. Per realizzare il

video, i registi hanno scelto di tenersi a distanza dal pensiero razionale lasciandosi andare a un immaginario che mette al centro il rapporto tra ciò che siamo e ciò che mostriamo. I corpi bianchi dei due protagonisti si muovono tra uno sfondo nero, da sempre simbolo di mistero e inquietudine, e varie sfumature di grigio. Un viaggio che porta lo spettatore a interrogarsi sul confine tra bisogno d’amore e rifugio, tensione e negazione, desiderio di abbandonarsi e timore di perdere il proprio centro.  Il desiderio raccontato in tutte le sue sfaccettature:  silenzio, dolcezza, violenza ed erotismo.
 

All that you see anticipa l’uscita di Libre, prevista l”8 marzo 2022, nuovo lavoro discografico di Diana. Un album multiforme e multilingue (spagnolo, inglese e francese), nato durante il lockdown del 2020. Un disco in cui ho voluto unire la mia passione per la musica più “popolare” (più palese nei brani in lingua spagnola, in cui è molto forte l’ispirazione di artiste come Chavela Vargas e Lhasa De Sela) ad una ricerca o quasi sperimentazione, sia nei suoni che nella voce, più presente nelle canzoni in lingua inglese in cui sonorità elettroniche si miscelano ad elementi più

acustici. Fra le collaborazioni, sicuramente fondamentali sono quelle con Barbara Eramo (nei brani  “Libre” su testo di Revert, “Una sola palabra” e “En tus ojos”), Bea Sanjust (che insieme a Diana ha curato i testi in inglese, brani psicologici e relazionali, che indagano sulla complessità dell’essere umano), Lamine (“True Lie” e “True Lady”) e poi i musicisti Andrea Di Cesare, Fabio Rondanini e Giampaolo Scatozza.
 

Libre è anche la prima traccia dell'album, un testo di Preverte sull'importanza dell'educazione. Un elogio al pensiero libero associato alla leggerezza dell'infanzia. Una critica ironica a certi metodi educativi di stampo cattolico e clericale. Libre è un lavoro solitario ma al tempo stesso collettivo, che vuole quasi celebrare i miei 20 anni

di carriera iniziata con la partecipazione al Festival di Sanremo del 2002 con i  Plastico.