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Gli Invisibili siciliani di Grazia Di Michele: il video

Musica

Il viaggio in una baraccopoli che risale al terremoto del 1908. L'artista ci racconta l'esperienza con un testo esclusivo

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A ottobre dello scorso anno, sono andata a Messina con Red Ronnie per incontrare cantautori e cantautrici siciliani, e in questa occasione ho conosciuto il Sindaco Cateno De Luca. Sapevo del suo impegno per eliminare il problema delle baraccopoli  nelle quali da più di cento anni, dopo il terremoto del 1908 che distrusse la città, vivono tuttora quasi diecimila persone, circa tremila famiglie. La questione delle baraccopoli messinesi, evidentemente  non è  stata mai affrontata e risolta nella sua immane tragedia, e generazioni intere hanno ereditato una “ casa” in mezzo ad altre “ case” fatte di cemento e lamiera sperando sempre e inutilmente nella fine di un incubo. Invece la  questione è  rimasta decenni dopo decenni immutata, una ferita aperta non solo per Messina e  per la Sicilia ma per l’intero Paese. Quando il Sindaco De Luca mi ha chiesto cosa volessi visitare della città, facendomi gentilmente da guida, gli ho chiesto di portarmi a vedere delle baraccopoli. Nella mia fantasia dovevano essere dei ghetti tristi al di fuori della graziosa città che avevo velocemente intravisto dal finestrino dell’auto ma poi ho scoperto ben altro. La prima tappa del nostro “ tour”, dopo una piccola serie di tornanti per salire, è stata la vista dall’alto della prima baraccopoli appena evacuata: Fondo Fucile. Vedevo  un unico tetto enorme di lamiera grigia, sotto casupole addossate l’una all’altra, intorno segni di desolazione e degrado, ma vedevo qualcos’altro di sconvolgente, che le ottanta baraccopoli di cui mi avevano parlato, erano oltre che fuori anche dentro la città, vicino all’Ospedale, ai negozi, alle strade centrali… una città intera conviveva fianco a fianco con quartieri degradati, insani e invivibili. Le persone che ci vivevano dentro, loro e le baracche erano forse diventate Invisibili .

La seconda tappa è stata all’interno di una baraccopoli, dove ho incontrato le persone, sono entrata nelle loro case precarie costruite intorno ai pali della luce, vicino a un fiume che esonda spesso costringendole a scappare di corsa, persone che si esercitano a tenere in alto i bambini o le cose da mettere in salvo. In una baracca piccola per una sola persona ci hanno fatto entrare per offrirci un caffè, e ci ho trovato dentro tre generazioni: bambini con i genitori e i nonni che  parlavano con il Sindaco delle malattie respiratorie, dei tumori, dell’inquinamento, dei topi, dei problemi igienici. Mi guardavo intorno pensando al decoro con il quale nonostante tutto  avevano curato quello spazio angusto. E poi è arrivata una telefonata, c’era  un incendio in un’altra baraccopoli e siamo scappati di corsa verso un nuovo disastro.

Il senso di sconforto, di sdegno e incredulità mi ha accompagnato a lungo.

Tornando a Roma, sull’aereo, ho scritto il testo di “Invisibili”, l’ho condiviso con Cateno e coinvolto un mio collaboratore, Matteo Caretto, affinchè scrivesse  la musica . E’ nato da questa esperienza il brano, ed era giusto che fosse proprio Cateno De Luca a dare il giusto peso e verità alle parole con la sua sentita interpretazione.