Ronnie James Dio, il documentario sulla sua vita uscirà quest'anno

Musica

Camilla Sernagiotto

©Getty

Il frontman dei Rainbow, dei Black Sabbath e dei Dio scomparso nel 2010 è al centro del docufilm diretto da Don Argott e Demian Fenton. Già annunciato 2 anni fa, dovrebbe finalmente vedere la luce entro la fine del 2022. La pellicola sarà in parte basata sull'autobiografia "Rainbow in the dark" che il mostro sacro dell’heavy metal iniziò a scrivere con il giornalista Mick Wall prima della sua dipartita ma che non riuscì a completare (è stata terminata da Wall insieme agli eredi di Dio, pubblicata la scorsa estate)

Se Dio vuole (!), il documentario su Ronnie James Dio che da due anni fa parlare di sé finalmente vedrà la luce entro la fine del 2022.
Si tratta del docufilm che racconterà vita, morte e miracoli del leggendario frontman dei Rainbow, dei Black Sabbath e dei Dio, scomparso nel 2010.

La pellicola sarà prodotta da BMG e diretta da Don Argott e Demian Fenton (due nomi indissolubilmente legati allo strepitoso successo di un film cult come School of Rock, per dire).
Il documentario si baserà, almeno in parte, sull'autobiografia Rainbow in the Dark, il libro che il mostro sacro dell’heavy metal incominciò a scrivere a quattro mani con il giornalista Mick Wall prima della sua dipartita ma che purtroppo non riuscì a completare (è stato poi terminato da Wall insieme agli eredi di Dio e ha visto le stampe la scorsa estate).

L'attesissimo film ripercorrerà una vera propria Via Crucis della vita e della carriera di Ronald James Padavona, questo il nome con cui il cantante e musicista statunitense è stato battezzato.

Tutte le tappe della sua parabola artistica - così come tutte le fasi della sua "venuta sulla terra", per dirla in maniera un po' biblica - saranno dunque prese in considerazione. E, come per ogni messia che si rispetti, si parlerà anche del suo post mortem. Chissà se verrà toccata anche quella che secondo alcuni è stata la sua risurrezione... Stiamo parlando della notizia della presunta apparizione del fantasma di Ronnie James Dio, quando tre anni dopo la sua scomparsa (nel 2013) il suo spettro avrebbe fatto capolino allo show dei Last In Nine, la tribute band ufficiale di R.J.Dio.

Durante un loro live tenutosi sabato 3 agosto presso lo SlideBar in California, pare che musicisti e pubblico abbiano avvistato niente po' po' di meno che lo spettro di Ronnie. Il web pullula di testimonianze fotografiche di quella presunta apparizione, quindi se siete come San Tommaso (che non ci crede se non ci mette il naso) andate pure a vedere voi stessi. Vi aspettiamo qui.


Rieccovi. Visto? Roba da Ghostbusters. Tornando al documentario su Dio, ad assicurarne l'uscita entro lo scoccare di quest'anno è stata la moglie e manager, Wendy Dio.

“Uscirà nel corso del 2022. Di recente ho visto la prima versione ed è stato molto emozionante. È molto diverso dall’autobiografia di Dio, perchè il libro finisce nel 1986 con Ronnie che canta al Madison Square Garden. Il documentario invece va oltre e arriva sino alla fine della sua vita. L’ho visto con il mio agente e con una persona della BMG, la quale sta finanziando il documentario, e abbiamo pianto tutti. È molto emozionante ma è anche veramente interessante e fatto molto bene. Ci sono anche interventi di Rob Halford, Lita Ford e Jack Black e narrazioni di Eddie Trunk e Mick Wall. Sono molto soddisfatta”, queste le parole di Wendy Dio, rilasciate Durante un'intervista con Lucas Gordon.

Il documentario

Hanno preso parte attivamente alla realizzazione di questo documentario anche tanti cari di Ronnie James Dio.
Amici, familiari e colleghi non sono mancati all'appello per omaggiare questo mostro sacro delle sette note internazionali, mito intramontabile della musica statunitense e planetaria.

Da Rob Halford dei Judas Priest all'attore e frontman dei Tenacious D, l’irresistibile Jack Black (che già collaborò con i registi di questo docu nel 2005, anno in cui uscì School of Rock che lo vide protagonista. Ma soprattutto che lo sentì protagonista, tra assoli di chitarra e suoi soliti versi dall’alto tasso di rock ’n’ roll… Versi (versetti, non satanici ma divini) che molto devono a Ronnie James Dio. Black canta proprio ispirandosi all’ugola dei Black Sabbath.


Anche Lita Ford dei Runaways e Geezer Butler dei Black Sabbath sono alcuni dei tanti nomi che vedremo susseguirsi in questo testamento di Dio e dell’heavy metal in generale. 

Jack Black (WEBPHOTO, Getty)

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Vita, morte e miracoli di Ronnie James Dio

Anche se non vi siete mai convertiti all'heavy metal, non conoscere il nome di Ronnie James Dio è una vera e propria bestemmia, sappiatelo.

Ronald James Padavona nacque a Portsmouth il 10 luglio 1942 e spirò a Houston il 16 maggio 2010.
È considerato all'unanimità il protagonista assoluto del capitolo intitolato all’heavy metal e una delle figure più centrali della storia della musica leggera (si fa per dire leggera: qui parliamo di heavy metal! Pesante per sua stessa ammissione e definizione).

È stato il frontman dei Rainbow, dei Black Sabbath e infine dei Dio.
La sua ugola viene considerata una delle voci più inconfondibili e di maggior qualità di quel genere musicale a cui si è immolato per tutta la vita.


E avete presente il tipico gesto rock delle corna? È stato inventato proprio da lui, che quindi si è fatto protagonista non solo della musica ma anche del costume.
Incominciò a fare il gesto delle corna durante i concerti, consacrandolo poi a parte integrante di un rituale che tutt'oggi viene osservato da migliaia e migliaia di fedeli, ossia i fan del rock, dell’hard rock e dell’heavy metal.
Lo stesso Ronnie James Dio ha raccontato la genesi di quel gesto: l'avrebbe imparato e introiettato mentre stava con sua nonna, che era solita fare quel gesto apotropaico tipico della cultura italiana.

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Lo pseudonimo Dio non è come molti credono: nulla di blasfemo

Se Ronnie è banalmente il diminutivo del suo nome di battesimo, Ronald, quel Dio con il quale si auto-battezzò a inizio carriera non c'entra con il Dio che conoscono i più.

Benché molti credano che questo musicista si sia voluto proporre al pubblico con un nome così altisonante - e benché l’articolo che avete appena letto giochi proprio sui doppi sensi biblico-cristologici - in realtà Ronnie James Dio non scelse il nome d'arte per riferimenti di tipo religioso: si ispirò un gangster statunitense di origini italiane, ossia Johnny Dio.

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