Coez, il suo nuovo album Volare rivoluziona il cielo della musica

Musica

Fabrizio Basso

L’album arriva a due anni e mezzo di distanza dal precedente "È sempre bello" (due volte disco di platino), che ha consacrato questo artista tra i più influenti del panorama musicale: con la sua scrittura crossover tra rap e pop è diventato il simbolo del nuovo cantautorato italiano. L'INTERVISTA

Un album che si sfoglia come un romanzo. Coez con Volare racconta gli ultimi due anni e mezzo della sua vita e non solo, un album scritto tra la chiusura di È sempre bello e la pandemia. Volare è il sesto del cantautore e si caratterizza per lo stile onesto, senza filtri e che parla a tutti nel suo essere personale ed emotivo, suo marchio di fabbrica che lo ha reso unico nel panorama musicale italiano. In tredici tracce Coez accompagna l’ascoltatore in un percorso fatto di immagini della vita quotidiana, paesaggi urbani, metropolitane, marciapiedi, quartieri, riferimenti alla cultura pop, ma anche di cieli, orizzonti da guardare dai balconi, nuvole che accompagnano i sogni, i ricordi e le malinconie. Abbiamo ascoltato l'album insieme.

Silvano partiamo da Occhi Rossi.
E' il mio pezzo preferito. C’è dentro il mio primo gruppo, i Brokenspeakers, che non esiste più ed è una parte del mio passato che non tutti conoscono. Questo è un pezzo mai fatto, alcune a volte capita che certe cose le hai già scritte e poi le riproponi ma non questa volta.
Cosa ha di particolare?
Guarda il futuro e si distacca dal percorso di musica indie del quale ho fatto parte negli ultimi anni. Occhi Rossi non è riconducibile ad alcun sound esistente in Italia, questa è la vibe che mi dà. Simile a questa c'è Margherita: siamo andati in studio con due linee vocali e partiti da una traccia fatta col telefono e per Occhi Rossi è stato uguale, siamo sempre partiti da una base mia e dunque si tratta di accordi nelle mie corde. E' un qualcosa di nuovo per il mercato italiano. Sia chiaro non ho mai mirato al mondo Indie ma ci sono entrato anche per la collaborazione con Niccolò Contessa.
Che mi racconti di Cerchi con il fumo?
Stavo preparando il format Nella Casa in una villa che poi non si è realizzato causa covid ma avevo già scritto un po' di cose.
Come lo avevi pensato?
Un artista a settimana ospite per poi coinvolgere il pubblico sui social dove spoileravamo i pezzi ma è rimasta una cosa mai fatta. Ma mission era rendere il pubblico parte del movimento creativo. Avevo scritto e campionato su un pezzo di Neffa, Stare al mondo, e ho capito che sulle strofe avevo scimmiottato il suo terzinato anni Novanta. Ho pensato di creare io le strofe e lui il ritornello ma ammetto che all’inizio non c’era l'idea di contattarlo, non ci conoscevamo.
Poi che è successo?
Durante la pandemia ci siamo mandati pezzi a vicenda, ho molto apprezzato nel tempo la sua svolta cantautorale e molto Motown.
Capisco ma resta il fatto che quello delle categorie è un limite tutto italiano.
Mi dispiace per i ragazzi più giovani che guardano alla top 50. C'è una gara ai numeri che coinvolge tutti, l’artista è valutato in base ai follower. Il disco prima lo consumavi…

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Crack è forte già nel titolo.
Non so se definirla una canzone d’amore, sono partito dal mi sono fatto di crack che è frase di Uma Thurman in Pulp Fiction per fare frasi forti ma divertenti. Racconta di un amore esplicito e lo ho mandato a Salmo e Massimo Pericolo.
Che hanno subito accettato.
Mai avuto Salmo in un mio lavoro anche se io ho collaborato con lui; Massimo Pericolo tra i nuovi è un vero rapper con una bella penna, un giovane ma già veterano. Sono venuti entrambi a casa durante la pandemia, eravamo tutti tamponati e per un giorno abbiamo vissuto un po’ di vecchia normalità. Lo abbiamo assemblato tutto quanto insieme.
Eccoci a Flow Easy.
La prima strofa è rappata, ci sono ritornelli aperti, la seconda strofa ha un flow melodico e nuovo. Sul ritornello lavorano 25 elementi oltre a un direttore d’orchestra per l'elettronica con la musica classica: è il pezzo con la produzione più alta del disco. Non è un singolo alla Occhi Rossi o Margherita, questo è più vago, non ha una linea diretta. Anche Wu-Tang ci ha dato filo da torcere. I potenziali singoli nascono più facili.
La pandemia ti ha frenato?
Credo di avere fatto almeno 150/160 giorni di studio pieni. Poi io seguo tutto. Dalla nascita del progetto fino alla fine. Nel disco non c’è praticamente nulla che una volta fatto mi ha dato dubbi perché ho avuto il tempo per ragionarci, ci sono pezzi che li pensavo come singolo poi non li ho lavorati perché non erano in linea col progetto.
Volare è a suo modo rivoluzionario.
E’ il mio sesto album, i primi cinque li ho fatti a nastro, questa è la prima volta che è passato del tempo. Il precedente E’ sempre bello termina con Aeroplani e questo si intitola Volare quindi sapevo già che c’era un filo conduttore.
In Fra le Nuvole ti sei fatto un regalo.
C'è una campionatura di Rino Gaetano dal suo Mio Fratello è figlio unico.
Infine il tour.
Ho fissato inizialmente 12 date in club abbastanza ridotti, a Roma ho scelto il locale dove avevo presentato il mio primo disco. Sarà un tour amarcord che partirà da Torino il 31 gennaio. Sono molto conosciute le mie canzoni melodiche ma ho brani spinti, ho una attitudine punk, ho voglia di un live più hardcore, ne avevo voglia da tempo. E così sarà!

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