Il brano accende la speranza che i sogni non si nall'alba ma siano eterni. Il video è introdotto da un testo originale della band
Sonja è il singolo estratto dal nuovo album de La Scapigliatura Coolturale, in uscita
per Mescal/Sony Music Italy. Il brano racconta un amore giovane: lui italiano, lei
tedesca, si stanno innamorando. Una mattina lui le chiede cosa abbia sognato, lei rimane stupita, incapace di cogliere la differenza tra il suo nome, Sonja, e la parola sogna. Anche se lei è lì, lui già la immagina lontana in Germania. E immagina che tuttavia lei continui a sognare di stringerlo a sé in eterno. Una ninnananna cantata la mattina, racconta come l’inizio di un amore ne contenga anche la fine. Ci illudiamo che i sogni, come le canzoni, durino invece in eterno.
Coolturale è una fotografia del tempo in cui viviamo, ricco di brani in cui la canzone
d’autore incontra sonorità elettroniche e contemporanee, che fanno da sfondo a tematiche personali su cui si innestano riflessioni politiche e culturali. Attorno al titolo dell'album c'è uno studio della parola e del suo significato, racchiuso in un
vero e proprio Manifesto Coolturale; in greco antico, la parola pharmakon ha un significato ambiguo, indicando sia il farmaco che il veleno. Con coolturale volevamo creare una parola farmacologica, che dicesse allo stesso tempo il problema e la sua cura. Una parola è un suono, ma anche un segno. Coolturale suona come culturale, ma si scrive diversamente.
Le canzoni sono un insieme di suoni e segni. Più scrivevamo le canzoni di questo album, più ci sembrava che si facessero superficie di riflessione del loro essere canzoni. Nel parlare d’altro, queste canzoni non possono che operare un ritorno critico su di esse. Mentre cantiamo di amori e viaggi, di città e libri, di politica e poetica, in realtà ci stiamo domandando quale senso abbia oggi parlare di determinate cose in parole e musica: in quale modo la canzone contribuisce alla cultura di una civiltà? Nell’epoca degli algoritmi e dei big data, di influencer e pandemie, ci sembra di osservare una trasformazione della cultura in cooltura, in cui il cool diventa valore e criterio preponderante.
Nella cooltura contemporanea, la funzione delle canzoni si trova a essere trasformata. È grazie a questa trasformazione che le modalità di ascolto della musica oggi, diventano un laboratorio politico, economico e sociale per comprendere il nostro tempo, e anche, volendo, per cercare di agire con e contro di esso (per dirla con Nietzsche). Attenzione, non si tratta affatto di esprimere un giudizio di valore su cultura e cooltura. Sarebbe banale, e pericoloso, affermare la superiorità dell’una sull’altra. Non c’è nostalgia del passato nelle nostre considerazioni, né entusiasmo per la condizione attuale. È proprio per tali ragioni che abbiamo voluto creare una parola farmacologica per descrivere il manifesto estetico di questo nostro secondo album, per caratterizzare il nostro sforzo autoriale. Una parola che mostri come la cura possa trasformarsi in veleno, o il veleno in cura. Coolturale è, insomma, il nostro modo di affermare un’inerenza ambigua e critica al nostro tempo, di protestare l’(in)attualità della nostra musica.