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Lucariello e Raiz, nell'album Napoli C.le/Düsseldorf c'è l'Aria di Gomorra

Musica

Fabrizio Basso

Questa insolita coppia campana porta avanti un progetto col Carcere Minorile di Airola. Ed è loro il brano che apre Gomorra - Stagione Finale. L'INTERVISTA

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Sono quindici anni che Lucariello è operatore sociale con attività costanti svolte nel Carcere Minorile di Airola in provincia di Benevento. Decide di creare un laboratorio per tirare fuori parole e pensieri dai giovani detenuti. Vengono a galla testi di amore, nostalgia, rimorso, redenzione, speranza, sono tutti i temi attorno ai quali si muove il sentire dei ragazzi. Un giorno Lucariello pensa di coinvolgere Raiz per realizzare una canzone basata sui testi redatti durante questa esperienza. Siamo di fronte alle rime di un pugno di guagliune ‘e miezo ‘a via volenterosi di far conoscere la loro voce all’esterno delle mura del carcere. L'album si intitola Napoli C.le/Düsseldorf e accoglie sei canzoni. Ecco una intervista parallela ai due protagonisti.

Quando è nato il progetto dell’album?

Raiz: Nasce con i ragazzi del carcere minorile e ci siamo rapportarti con loro in napoletano. Hanno commesso reati di diversa entità, talvolta è difficile credere che un ragazzo di neanche 18 anni abbia fatto certe cose. Sono storie che ci hanno raccontato. Se qualcuno è attento ci legge citazioni di Martin Scorsese, di The Goodfellas.
Lucariello: Da dieci anni faccio attività nel carcere minorile di Airola e ho invitato Raiz per fare un pezzo con i ragazzi ed è nato, circa 5 anni fa Puortame llà fore, il cui video viene girato nel cortile del penitenziario sannita e i ragazzi non si vedono in volto.
La sceneggiata è la poetica della quotidianità: come vi ci siete approcciati? Come avete scelto le storie da raccontare?
Raiz: Abbiamo lavorato a quelle che più ci hanno emozionato e sulle quali più insistevano. Pensa ad Ammén: quel cuore di pietra per i figli si sarebbe fatto arrestare. L'idea del sentimento a noi fa intravvedere la redenzione.
Lucariello: Sono storie dove da un lato c’è un immaginario quasi cinematografico. Il boss latitante di Ammén che ha visto la figlia crescere in foto ma la fa studiare in Svizzera ci offre la possibilità di scavare nel lato umano, dove c’è il buio assoluto.
Perché questo titolo? Dusseldorf per altro mi fa pensare a Toni Servillo nel film Una Vita Tranquilla.
Raiz: Il pezzo parla di ragazzi che lavorano in Germania, non sono criminali. La Germania era ambita dai napoletani negli anni '60 e '70, sia onesti che no.
Lucariello: Ha suoni di elettronica tedesca, ci sono le influenze dei Krafterwerk. Negli anni '70 andare in Germania era naturale.
Aria è la sceneggiata Blues di Gomorra - Stagione Finale (GUARDA LO SPECIALE)?
Raiz: Era il nostro singolo, se può essere definito tale con la trama stretta dei brani dell'album. Ci teniamo molto, è tra i più dolci.
Lucariello: È un pezzo d’amore fatto nel nostro codice, più vicino alla strada. Spesso esiste una reclusione anche psicologica, le relazioni sono piccole gabbie.
Vorresti essere Ciro o Genny?
Raiz: Sulla carta di identità ho entrambi due nomi, sono Gennaro Ciro; vorrei essere tutti e due ma che cambiano vita.
Lucariello: Assolutamente Ciro.
In Aria il protagonista dice che quando la sua ragazza lo stringe gli fa scordare il male: è possibile?
Raiz: C’è sempre la possibilità di uscire: si può pentire anche il più terribile dei peccatori.
Lucariello: È possibile, i sentimenti diventano più forti nella reclusione, vedere qualcosa di nuovo è amplificato. Ho nvitato in carcere Margherita Vicario e temevo allusioni sessuali forti, invece i ragazzi si soffermano sugli occhi, sui dettagli. Vanno sul platonico.
Uno dei temi dell’album è la redenzione: è possibile oppure, come per i protagonisti di Barbieri, il passato prima o poi bussa alla porta? La bestia assaggia il sangue e non se ne scorda più…
Raiz: Non siamo bestie e bisogna dominare l’istinto cattivo. Il rapporto causa effetto dovrebbe portare ad agire male ma interrompere il circolo vizioso sarebbe la molla.
Lucariello: Causa ed effetto, tutto ritorna: gli toccano la sorella e devono vendicarla. È crudo ma c’è anche ironia. E in tutti i nostri testi.
Ammén è struggente: quanto ancora oggi la Fede è protezione per la Camorra?
Raiz: Chi sparge il sangue è tormentato e tende a rifugiarsi in opere di bene e ha una religiosità ostentata che fa sentire meglio; va detto che a volte ha portato a cose buone.
Lucariello: Non è fede è fanatismo, spesso ho conosciuto killer che erano devotissimi, con immaginette nella cella e che ogni sera recitavano tante preghiere per chiedere protezione a sé e alla famiglia. Vivono in pericolo e cercano protezione in qualcosa di più alto, è una esigenza assoluta anche per tutelare i famigliari.
Quando dice sono solo un’anima che latita dentro questo corpo c’è tutta la disperazione di un padre: tornasse indietro sarebbe una persona onesta?
Raiz: Il percorso è quello, deve passare di lì per capire che ha sbagliato. Nascere in certi posti con valori che diventano disvalori signifca la pallina in discesa che rotola nel buco. Lui è uno spacciatore che con i soldi ha fatto studiare nel collegio la figlia la quale si sposa con un ragazzo onesto. Il concetto è: io sono perduto ma la progenie resta fuori, non lo redime ma è un inizio positivo.
Lucariello: Chi vive una certa realtà non ha scelta, il destino è segnato. È una persona ambiziosa e non ha strumenti oltre a non avere studiato: non può giocare con la legalità. Sono segnati da una origine ma magari un maestro può aiutare.
Le giovani generazioni seguono ancora il Denare cu’ ‘a pala?
Raiz: Il cinismo c’è per raggiungere certi status: si dicono perché non posso averlo io che non ho una famiglia ricca? Come ci accedo? Purtroppo c’è questo inseguimento dello status. Quando parliamo di criminali, i nostri eroi sono negativi, sono angeli caduti nell’oscurità, sono angeli perdenti. I ragazzi sono low life. Ne parliamo con distacco, è una vita in perdita, qui non si vince.
Lucariello: Purtroppo li vedo proprio così. Non tutti ma quella generazione segue quella linea.
Cosa rappresenta Edenlandia?
Raiz: Per noi era il parco dei divertimenti, le giostre più all’avanguardia, papà ti ci portava la domenica ed era una cosa romantica e trasversale che non conosceva la distinzione di classe. Mangiavamo la graffa, la ciambella dolce la più buona di Napoli, l’idea del sapore…
Lucariello: È il ricordo, il nostro divertimento da piccoli, la relazione con l’infanzia. È un guardare l’adolescenza.
Simmo napuletani è orgoglio o condanna?
Raiz: È orgoglio, è una idea di autonomia culturale.
Lucariello: È sempre orgoglio.
Il migrante di Napoli-Dusseldorf dice Voglio cagnà ‘o futuro: ci riesce?
Raiz: È questione di fortuna.
Lucariello: Il 99 per cento si è costruito un percorso diverso, una parte ha scelto la criminalità e probabilmente eccelle.
Quando è l’ultima volta che ti è scesa la lacrima?
Raiz: Sempre ascoltando musica, è tipico dei musicisti.
Lucariello: Quando è morta mia nonna.
Questo progetto proseguirà? Avrà sviluppi live? Progetti individuali?
Raiz: Ce lo immaginiamo con una band, molto rock. Personalmente con gli Almamegretta abbiamo finito l'album di inediti per il 2022 e sto curando una monografia su Sergio Bruni: 10 brani sempre nel 2022.
Lucariello: Non è ancora progettata ma potremmo fare poche date e mirate. Sto curando un lavoro coi ragazzi del carcere che cantano, ho creato tra quelle mura uno studio di registrazione e penso anche a dei featuring. Ovviamente i ragazzi resteranno anonimi, il progetto si chiama Recluso. Poi ci sarà un mio album per inizio 2022.