Silent Bob e Sick Budd, l'album Piove ancora è un grido di rabbia post-lockdown INTERVISTA

Musica

Camilla Sernagiotto

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Dopo 2 anni dall'album di esordio che ha riscosso uno straordinario successo virale (oltre 50 milioni di stream solo su Spotify), torna una delle migliori penne della nuova scena urban. La seconda fatica discografica del giovane artista della provincia pavese, che scardina lo stereotipo del rapper della periferia delle metropoli, non disattende le premesse. Una forza unica, un mix di generi e sound che rendono ogni brano un calderone di stili. Il tutto firmato assieme al mitico producer dell’etichetta Bullz Records

Ci ha fatto aspettare quasi due anni ma alla fine ne è valsa la pena: Silent Bob, il giovane rapper della provincia pavese che si è imposto sulla scena urban con un album di esordio da togliersi il cappello (anzi: il cappellino, rimanendo in tema rapper), è tornato con un secondo disco che non delude le premesse.

Si intitola “Piove ancora”, esattamente come il singolo di traino uscito qualche settimana fa. E, proprio come il brano “Piove ancora”, a dispetto del titolo non fa acqua da tutte le parti, tutt’altro.

È un secondo atto di quell’epopea fatta di parole tanto dure quanto poetiche e di sound tanto distanti quanto a incastro perfetto, incominciata con il primo capitolo, “Piano B”. Se quest’ultimo è arrivato a toccare la bellezza di oltre 50 milioni di stream soltanto su Spotify, diventando l’unica cosa virale che in tempi di virus sia positiva (benché pure il termine positivo, dopo la pandemia, abbia oggi una valenza ambigua...), anche “Piove ancora” promette quel boom già preannunciato.

Il disco

Uscito su etichetta Bullz Records, l’album è prodotto interamente da Sick Budd, il noto producer che qui è in veste non soltanto di produttore ma anche di co-protagonista.

 

Un duo eccezionale quello formato da Silent Bob e Sick Budd, un’accoppiata ormai inscindibile che riecheggia quella cinematografica dei "quasi gemelli-siamesi" (nel senso di inseparabili) composta da Jay & Silent Bob. La coppia di personaggi ideati dal regista statunitense Kevin Smith (di cui proprio lui, il regista stesso, interpreta quel silente Bob) è alla base dell’ispirazione del nome d’arte di Silent Bob.

 

“Nel film lui non parlava mai, non dice mai la sua. Solo nel momento in cui è realmente stato necessario ha parlato e lo ha fatto in maniera forte e diretta. Mi ci sono rivisto pensando alla mia musica, che è l’unico momento in cui tiro fuori quello che ho dentro”, racconta a Sky TG 24 Silent Bob, al secolo Edoardo Fontana.

Proprio questa è la potenza della sua musica: diventa il megafono attraverso cui esce fuori tutto ciò che cova nell'animo. Smette di starsene zitto e buono e dà il la (letteralmente) all'amarezza che spesso ci costringiamo a deglutire in silenzio. Il suo viaggio musicale diventa un viaggio interiore, una catarsi che alleggerisce lui da una parte ma anche l'ascoltatore, dall'altra.

L'ingrediente numero uno del successo della "ricetta Silent Bob" è quello di dare voce (ironia della sorte) al disagio di una generazione, facendosi rappresentante di tanti giovani in balia di tutto quanto. Se stessi in primis.

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La rabbia pura che fa da musa

Il flow di Silent Bob si unisce al tappeto sonoro a tratti old school e black di Sick Budd. Il risultato è unico, inconfondibile. E arriva dritto dritto ai nervi, dribblando tutto il resto.

Quella rabbia che da sempre contraddistingue la scrittura di Silent Bob è la stessa di due anni fa ma l’insoddisfazione questa volta è maggiore: due motori che - come la storia e specialmente la letteratura e la poesia ci hanno insegnato - portano a scrivere cose indelebili.

In questo caso c’è pure lo zampino del periodo storico a dir poco assurdo che abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo: quella che fino a qualche mese fa poteva sembrare una distopia degna della penna di Saramago o di Orwell, oggi purtroppo è realtà. Parliamo della pandemia che ci ha costretti a un isolamento forzato.

 

Durante i vari lockdown, Silent Bob è sceso negli inferi della propria coscienza, scavando a fondo e arrivando a quel nucleo che in molti non riescono a intravedere, a sfiorare né tantomeno a toccare mai. Ma prima di arrivare al nucleo, bisogna attraversare il magma, la lava, l'inferno. Silent Bob diventa un moderno Dante (e si ritorna ancora al film Clerks di Kevin Smith, dove il protagonista si chiama proprio come Alighieri) che scende in ogni girone del proprio vissuto.

Edoardo Fontana (è il nome all'anagrafe del rapper) si offre al pubblico anche nel ruolo di Caronte, traghettando ogni ascoltatore sullo Stige sonoro del flusso di questa musica. Divinamente dannata, per dirla a suon di ossimori.


Da questo lavoro da palombaro dell’anima, da sub del suo essere (sia artista sia umano) è emersa un’“anima black” ancora più intensa.

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Le collaborazioni, da Emis Killa a Speranza

A coronare “Piove ancora” ci sono tante collaborazioni con artisti illustri che fanno da ciliegine sulla torta. Anzi: olive nel Martini, dato che parliamo di un cocktail sonoro inebriante che, talvolta, può portare pure alla proverbiale “sbronza triste”, facendo riflettere chi ascolta e travolgendolo talvolta in un mare di mestizia. Solo così la catarsi può fare capolino, sia per chi canta sia per chi ascolta.

Da Emis Killa nel brano “Potevamo” a Speranza in “9x19” fino ad arrivare al feat con Drast (Psicologi) in “Baci di Giuda”, all’appello di Silent Bob e Sick Budd ha risposto la crème de la crème della scena urban contemporanea.

Poche ore fa è uscito il nuovo videoclip che accompagna “Vedova nera”, il secondo singolo estratto dal disco di inediti fresco di stampa (l'album "Piove ancora" è già disponibile sia in formato fisico sia in digitale in tutti gli store).

Potete guardare il videoclip di “Vedova nera” in fondo a questo articolo ma non prima di aver letto l’intervista a Silent Bob e Sick Budd, che trovate di seguito.

Ecco cosa i due artisti hanno raccontato a Sky TG24.

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Intervista a Silent Bob e Sick Budd

 

Dopo lo strepitoso successo di “Piano B”, il tuo album d’esordio che è stato un successo virale davvero strepitoso, com’è stato lavorare a questo nuovo disco? Della serie “Il secondo album è sempre il più difficile”, specialmente se il primo ha avuto un’accoglienza calorosa come quella di “Piano B”? Livello di ansia di prestazione percepita?
Sick Budd - Piano B è stato un disco che purtroppo non ha potuto vivere la classica storia di un disco di successo. Un album che ottiene un buon riscontro: esce, viene promosso, ne escono dei contenuti (video, interviste etc.), ma soprattutto chiude il cerchio il tour che ne deriva. Piano B non ha vissuto nulla di tutto questo e quindi non ci siamo sentiti di aver fatto così tanto forse un disco di successo. I fan li vivevamo solo online e attraverso i numeri degli streaming che crescevano, non abbiamo mai potuto ricevere il loro calore dal vivo o chiacchierarci normalmente in una serata. Il secondo disco è difficile quindi se pensiamo a una vita naturale del precedente, ma così non è stato. Le difficoltà sono state più quelle di capire come trovare l’ispirazione e la motivazione a fare il secondo disco. Proprio per il periodo comunque complicato siamo riusciti a trovare la motivazione giusta per voler comunque ripresentarci per portare a termine quello che Piano B non era riuscito a fare. L’ansia è tanta perché comunque non siamo ancora affermati come artisti al 100% e, come si sa, le carriere artistiche hanno pochissime certezze, soprattutto all’inizio. In un attimo puoi anche sparire del tutto e nessuno tornerà ad ascoltarti. Abbiamo fiducia in quello che stiamo proponendo e questo basta per tenere a bada l’ansia.
 
 
Piove ancora è nato in pandemia. Quanto dell’emergenza sanitaria, dei lockdown e di tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo c’è nella tracklist di questa tua/vostra nuova fatica discografica?
Silent Bob - In realtà il disco è stato scritto nel momento in cui ci hanno, diciamo, dato più libertà. Tra coprifuochi e negozi chiusi - ma si poteva respirare all’aria aperta - siamo tornati in studio e questo mi ha aiutato. Diciamo che il lockdown mi è servito per fermarmi e capire a cosa volessi lavorare per questo nuovo disco. Per cercare l’illuminazione, diciamo.
 
 
L’album suona come un viaggio catartico, un’avventura interiore attraverso la quale, come un palombaro, sei sceso nelle profondità di te stesso. È vero che la tua arte nasce da una sorta di “autolesionismo”, uno scavo archeologico per arrivare a trovare il peggio di te stesso? Raccontaci come crei, la genesi di questa sofferenza che trasformi in arte pura.
Silent Bob - Sì, purtroppo o per fortuna quando scrivo necessito di scavare nel mio profondo per tirare fuori tutto il “marcio”. È un percorso duro, spesso divento intrattabile quando sono nel processo di creazione proprio perché mi ritrovo a dover costantemente ricostruire cose a cui non vorrei neanche pensare. Ma stranamente è più forte di me.
 
 
Come hai iniziato a collaborare con Sick Budd? In questo disco, Budd non è “solo” produttore ma un co-autore a tutti gli effetti? Quanto c’è di te, di lui e di voi nel disco?
Silent Bob - Quello che Sick Budd dà alla mia musica è a tutti gli effetti la parte fondamentale. Quel tappeto che solo lui riesce a ricreare è sempre la cosa che immagino io. Mi spiego meglio: io scrivo un brano e sono parole su parole che, come avete sentito spesso, sono profonde e personali. Se mi affido a lui è proprio perché mi capisce e capisce di cosa ha realmente bisogno il pezzo. Non ho ancora trovato un feeling anche solo simile con un altro produttore.
 

Questo disco vede collaborazioni con tanti artisti significativi della scena di oggi: da Emis Killa nel brano “Potevamo” a Speranza in “9x19” fino al feat con Drast (Psicologi) in “Baci di Giuda”, le collaborazioni sono tante. Come sono nati questi featuring?
Sick Budd - Emis Killa è stato uno dei primi artisti che ci ha fatto i complimenti per il nostro lavoro e noi eravamo gasati a tal punto da non poter rinunciare a chiedergli di partecipare a questo nuovo progetto, siccome lo consideriamo un pilastro di questo genere in Italia. Speranza è perfettamente aderente al nostro mood e al nostro intendere la musica, quindi dopo esserci conosciuti abbiamo pensato fosse impossibile escluderlo dal nostro secondo progetto. Abbiamo pensato a Drast perché siamo fan pure degli Psicologi, anche perché è un progetto con una forte personalità musicale; quindi mettere un artista così distante poteva essere la chiave per dare una lettura ancora più particolare al nostro progetto. Ci siamo sentiti di poter stupire gli ascoltatori inserendo un artista del suo calibro.
 
In voi risuonano tanti sound, tanti stili e stilemi differenti. Siete un calderone in cui ribolle trap, rap di matrice anni Novanta, jazz, blues… Come siete arrivati ad avere una personalità musicale così poliedrica e ricca di sfaccettature?
Sick Budd - Fondamentalmente mi piace mettere tanto di quello che ascolto dentro alla musica che faccio. Ho iniziato a fare beats (basi musicali) grazie alla musica rap americana degli anni '90, che rappresenta per me l’innamoramento vero e proprio del genere. Il jazz è un genere che ho amato più tardi con l’età ma che adesso occupa metà degli ascolti musicali che faccio abitualmente. Riesco ad ascoltarlo senza pensare a come è stato fatto perché ormai una canzone rap la ascolto e la decifro in ogni sua sfaccettatura. Studio pianoforte da qualche anno con un’impronta stilistica decisamente jazz, con particolare riferimento alle sue armonie perché le trovo complementari a quello che voglio comunicare con la mia musica. La trap, infine, è l’attualità vera e propria e qualche ingrediente suo è necessario per poter parlare ancora a più persone in questo periodo, potendo affermare che comunque anche di questo genere apprezzo un po’ di caratteristiche.
 
Perché hai scelto il nome d’arte di Silent Bob? Che influenza ha su di te il regista Kevin Smith, i suoi film e il suo omonimo personaggio? Sei quindi in trepidante attesa per l’uscita di "Clerks III"?
Silent Bob - In realtà il film neanche mi piace così tanto, l’ho guardato anni fa quando mi chiamavo solo Bob e mi sembrava troppo scarno come nome. Guardando il film sentii “Silent Bob”, il nome di uno dei due personaggi, che nel film appunto non parlava mai, non diceva mai la sua. Solo nel momento in cui è realmente stato necessario ha parlato e lo ha fatto in maniera forte e diretta. Mi ci sono rivisto pensando alla mia musica, che è l’unico momento in cui tiro fuori quello che ho dentro.
 
Dopo il successo strepitoso di “Piano B”, il Covid vi ha tarpato le ali sul più bello: non avete potuto esibirvi live per molto tempo. Cosa vi è mancato di più di quella cosa importantissima per la vita di un musicista che l’emergenza sanitaria vi ha negato? Il rapporto con i fan come l’avete vissuto?
Sick Budd - Non abbiamo mai fatto un vero e proprio tour quindi per noi significava l’inizio dell’esperienza che tutti i musicisti sognano di fare da quando cominciano: calcare i palchi di tutta Italia con sotto una folla a cantare i pezzi. Sembra che qualcosa, anche mentre tutto sta andando per il meglio, debba sempre ritorcersi contro e riportarti indietro. Oltre a questo, non abbiamo potuto avere relazioni e conoscere nuovi artisti durante tutto il 2020, altro lato che comunque è fondamentale nel ciclo naturale di un tour. Il rapporto con i fan è stato un po’ assente se non sui social network; ci hanno molto supportati e ci hanno aiutato a crescere in termini di visibilità, ma noi non vediamo l’ora di conoscerli faccia a faccia in qualche occasione dal vivo. Ricordo che ci chiedevano date live anche mentre eravamo chiusi in casa ad aprile 2020 e noi non avevamo la minima idea di cosa si potesse rispondere in quei casi.
 
Quanta provincia c’è in quello che scrivi e canti? Non sei il tipico rapper milanese o romano della periferia delle metropoli ma vieni, a differenza dello stereotipo, dalla provincia. Una cittadina di provincia, nel pavese: quanto ha determinato quello che sei e la tua sensibilità? Credi che quella sia la tua forza rispetto alla concorrenza? Barona, San Siro, Quarto Oggiaro, Tor Bella Monaca ormai hanno voci trite e ritrite (e più o meno la stessa siepe leopardiana fa nascere le stesse “A Silvia”, no?)
Silent Bob - Penso che la provincia mi abbia aiutato ad avere un punto di vista diverso su tante cose (nel rap serve molto per differenziarsi). Appunto le persone, i paesaggi, la comunicazione, i mezzi di trasporto eccetera. È molto differente da quella di città e questo sfondo che mi circonda mi ha sempre stimolato a scrivere così. Se me ne andassi non so se avrei ancora questo tipo di linguaggio e di musicalità.
 
Ti senti più musicista o “paroliere”? Più cantante o scrittore? Sei considerato una delle migliori e più promettenti della nuova scena urban contemporanea, cosa ne pensi?
Silent Bob - Mi sento una cosa a metà in realtà. Metto sempre la scrittura al primo posto, poi capisco come integrarla con la musica. Mi sarebbe sempre piaciuto scrivere un libro o delle storie senza rap di mezzo. Ma dall’altra parte sono troppo in fissa con la musica e forse senza di lei non riuscirei a scrivere così e a provare le stesse emozioni. Per quanto riguarda il fatto di essere il più promettente, lo spero, cioè ancora non mi sono levato il sottovalutato di dosso come appellativo. Ma quello che sto facendo me lo sudo lavorando e credendo tanto in quello che faccio. Se dovesse andare tutto per il meglio saprò di essermelo guadagnato.
 
Quando e dove vi sentiremo dal vivo?
Sick Budd - L’ultima volta che abbiamo annunciato il tour è iniziata una pandemia... A parte gli scherzi, possiamo dire che c’è molto in cantiere e presto comunicheremo le prime date. Ci vuole anche un po’ di scaramanzia di questi tempi.

Progetti futuri?
Sick Budd - L’idea per ora è portare in ogni posto possibile questo disco e farlo lavorare bene. Non penso ci fermeremo poi così tanto dal fare nuova musica perché rappresenta per noi comunque una necessità fisiologica. Ora come ora rimaniamo fermi nel dirvi: ASCOLTATE PIOVE ANCORA!
 
Con quali artisti sognate di collaborare in futuro?
Sick Budd - In Italia sicuramente abbiamo un artista che per noi rappresenta la musica rap italiana che ci ha cresciuto maggiormente, ovvero Noyz Narcos. Collaborare con lui sarebbe realizzare un sogno che abbiamo da quando siamo adolescenti. Un’altra penna che assolutamente ci piacerebbe comunque coinvolgere è Marracash.

 

Di seguito trovate il videoclip appena pubblicato del brano "Vedova nera" di Silent Bob e Sick Budd.  

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