È stato uno dei rari esempi di coerenza fra espressione artistica e vita privata. Ci ha insegnato l’impegno civile non disgiunto dalla poesia, gusto dello humour e satira. Il tutto con grande originalità di scrittura ma principalmente con una grande ampiezza di vedute. L'artista brianzolo, che da anni lo racconta, pubblica un libro per il centenario della sua nascita. L'INTERVISTA
Da lungo tempo Alberto Patrucco flirta con Georges Brassens. Ora amplia le relazioni. Al Premio Tenco lo ha raccontato insieme all’artista belga Dominque Sighanda, con la quale potrebbe condividere altri progetti, mentre con Laurent Valois ha scritto il libro AbBrassens per l’editore PaginaUno.
Alberto dopo averlo tradotto e cantato in varie forme ora arriva il libro. Che custodisce un mistero.
Laurent Valois non lo conosco, non so chi sia, non l'ho neanche mai sentito!
Quindi come è nato AbBrassens?
Premetto che ero resistente a scrivere, poi PaginaUno mi ha chiesto di pensare a qualcosa per il centenario della nascita; e siamo pure vicini ai 40 anni dalla scomparsa, c’è un filo che mi lega alla sua straordinaria storia e mi convinco. Ma devo cercare l’idea.
Come ci hai ragionato?
Parto da quello che non voglio, cioè non una biografia, non declamerò le mie fatiche nel tradurlo, le amarezze nell’incompiuto e dunque il cerchio si restringe.
Che chiave di lettura hai adottato?
Partiamo dal modo di fare canzoni, dal suo essere anarchico e agnostico, l’approccio all’amore, alla vita, alle donne, alla morte, gli esordi, cerchiamo sempre materiale non usurato.
Ed eccoci a Valois.
Ci conosciamo via mail, lui vive nei dintorni di Parigi, so che insegna spagnolo, è archeologo e dirige una rivista di archeologia rupestre ed è un fan di Brassens, ha un'infinità di suoi dischi introvabili in tutte le lingue.
Come vi siete conosciuti?
Il contatto è arrivato col suo ascolto del mio disco di traduzioni, si è complimentato con me e mi segnala che non trova il mio primo progetto su Brassens.
Come comunicate?
Lo scambio di mail è in italiano e francese. Il libro col disco glielo ho spedito e comunque se lo è anche comprato. Una epifania che mai mi sarei aspettato, nasce una corrispondenza, mi chiede la ma opinione e si scatena un filotto di corrispondenza, avrò 6mila mail che ora salvo col nome.
È previsto un incontro?
Non ci è dato di sapere se ci conosceremo.
Il libro come è?
Una narrazione sciolta, attraverso sue canzoni note, e non si entra nella sua vita.
Avrà un seguito?
L’idea è che il libro sia lo spunto per un recital alla Brassens.
Invece con Sighanda con cui ha condiviso l’esperienza al Premio Tenco?
Anche con lei non ci conoscevamo, ci siamo scambiati qualche mail ma poi la ho incontrata a Sanremo. Mi è piaciuta molto, resteremo in contatto perché abbiamo delle belle idee.