Dirt O'Malley, da Palermo verso il mondo in un viaggio Profondo

Musica

Fabrizio Basso

Credit Fabrizio Milazzo

Anticipato dai singoli “Parla Con Me” e Madama”, questo lavoro contiene sette canzoni ideate e realizzate tra il 2018 e oggi in un viaggio confusionario e introspettivo. L'INTERVISTA

L'immaginario dalle mille sfaccettature di Dirt O'Malley e tutto raccolto in questo Ep ribattezzato Profondo. Oltre a una naturale propensione alla melodia, l’artista palermitano dimostra di avere un’inclinazione a scrivere testi introspettivi in cui, grazie a una grande forza espressiva e a una scrittura in cui emerge a più riprese il background rap/trap, riesce a  trasmettere una buona dose di romanticismo, nonostante spesso comunichi rabbia, frustrazioni e ansie e parli di errori e problemi in cui l'ascoltatore può identificarsi e che fanno parte di una sua personale rincorsa della felicità.

Partiamo dalla storia dell’album: quanto in termini di rallentamento e revisione il lockdown ha inciso?
Profondo rappresenta un viaggio di quattro anni tra incertezze, paure e deliri esistenziali, sono montagne russe emotive con grandi cadute nel vuoto. Cerchi di non pensarci e combatti per i picchi brevi ma intensi di bellezza. Tendo a non raccontare quello che voglio ma quello che vivo ogni giorno nella mia testa, è un dialogo con me stesso, mi psicanalizzo. Il lockdown ha rallentato i tempi, non sapevamo quando e come ma ora gli spiragli di luce ci sono. Da ipocondriaco era come svegliarmi in resident evil e per altro mi sono messo in quarantena una settimana prima del resto d’Italia, poi ho razionalizzato e ho fatto pure il covid. Però quel tempo sospeso mi ha fatto rimettere mano al disco con una freschezza differente rivolta al futuro.
La velocità, non solo testuale ma anche ritmica di Fast Life, si ammorbidisce in una attesa fino all’alba: senti il bisogno di calma, di rallentare?
A volte corro verso un obiettivo, altre ho bisogno di distaccarmi da tutto quanto. Ci sono periodi in cui devo stare con gli amici e vivere la quotidianità con loro, altri in cui sparisco. Devo seguire la mia mente, sono istintivo.
La strofa di Portami Via con dedica alla mamma può essere letta come un messaggio generazionale: lasciateci costruire il nostro futuro, la nostra arte?
Certo. Genitori e famiglia ti amano ma spesso non capiscono dove vai. La famiglia ti sta vicino, ti protegge ma bisogna sapersi distaccare: se non si fanno sbagli e scelte non si cresce mai. Le lezioni più importanti sono lea facciate contro il muro.
Questi errori in quei pochi anni…a cosa ti riferisci?
Dai 14 ai 20 anni ho vissuto vita un po’ strana, una adolescenza frenetica facendo perdere anni di vita ai miei genitori per gli spaventi che gli procuravo, l’adolescente è un fuoco che arde; ora me ne pento.
Scrivi spesso pagine per perdere tempo? E c’è qualcosa che ti piace in tivù o è solo me**a?
Sto riguardando la serie Malcom in the middle perché è la fotografia della nostra famiglia. Noi siamo tre figli maschi e da soli siamo dei lord ma insieme diventiamo una baby gang: vedendo la serie mi dicevo noi siamo quelli e rivederla oggi mi trasmette la stessa sensazione. Sono pieno di testi scritti, messi su carta di giornale o in angoli di riviste ma non so se li userò; se sono in autobus e ho il telefono scarico chiedo una penna a qualcuno se mi viene una idea. Magari non userò quegli spunti ma è capitato che un testo ritrovato per caso sia diventato il ritornello di una canzone.
Quale è il tuo rapporto con Palermo?
La città è musa ispiratrice ma è anche il veleno che uccide, è una città stupenda ma non ha proposte per i giovani. Si ama per tornarci non per viverci, viverci logora.
Nel tuo giro giro tondo ora il mondo si è stabilizzato o casca sempre giù per terra?
E’ una mia costante. Esistono momenti in cui tutto sembra stabilizzato, calmato e penso di poter respirare poi riparte il girotondo.
Ora sai quanto dista il futuro?
Cerco di capirlo ogni giorno, spero il meno possibile ma sono pronto a fare tutta la strada per raggiungerlo. Ora siamo pronti musicalmente a muoverci per il resto d’Italia.
La sensazione è che tu non scappi come accade a molti in Troppo Poco: in cosa ti ritieni coraggioso?
Non mi ritengo tale, però lo sono per esprimere quello di cui ho paura. Lo sono nelle piccole cose.
In tutto l’album c’è un protagonista assente ma condizionante: chi è?
Tendo a scrivere non di una sola persona ma di quello che caratterizza e dunque tendo a mettere tutto in una persona, ma possono anche essere di più.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Lavoriamo sulla promozione di Profondo, vogliamo fare serate soprattutto a Palermo e poi da gennaio l'idea e muoverci, salire al Nord. A febbraio forse pubblicherò un altro album. E stiamo realizzando il video di Profondo.

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