Uno dei maggiori esponenti della scena Neoclassica europea presenta il suo settimo album in studio, il seguito naturale del precedente Leaf. L'INTERVISTA
Lumen è il seguito naturale del disco Leaf, pubblicato da Stefano Guzzetti nel 2016. Il titolo non è casuale perché l’album ha l’ambizione di parlare di luce attraverso molte declinazioni. Diversi brani del disco sono nati al pianoforte durante le ore della notte, per poi essere arrangiati per organici più o meno estesi, dal trio d’archi fino al sestetto. Ma nell’album c’è anche la presenza della musica elettronica. Il disco è stato registrato in totale autonomia nello studio in cui l’artista compone tutti i giorni. Il mastering è stato affidato a Ian Hawgood (Home Normal).
Partiamo dalla storia dell’album: come è nato Lumen?
Nasce nel 2016 come un album sulle riflessioni, sull'organicità e sulle ramificazioni della vita. Leaf, la foglia, ha una struttura interna pazzesca come la vita. La scomparsa di mio padre mi ha portato a riflessioni spirituali positive, la candela può avere significato un spirituale concreto nonostante sia una semplice fiammella. Ecco perché qui ho voluto raccontare i vari tipi di luce.
Il titolo ci porta verso la luce ma le tue composizioni nascono di notte: sei un lucifero del piano?
Per questioni pratiche ho lo studio in casa. A casa c’è silenzio di notte e amo le ore notturne con una vita silente ma presente in maniera più discreta.
A proposito di piano: cosa si intende per scena neoclassica europea?
Ho quasi 50 anni e da quando ne ho 18 sono affascinato da Philip Glass e Michael Nyman, per citare un paio di nomi, che hanno innovato tanto; io ho iniziato da ragazzino sognando di usare gli archi oltre che l’elettronica che è arrivata dopo, conoscendo le persone giuste. Io faccio la mia musica strumentale e sono entrato in un filone che esiste ed è in auge. In Italia è di confine mentre all’estero è amatissimo. Eppure noi abbiamo Ludovico Einaudi.
Odi et amo, oderint dum metuant…come si racconta l’amore-odio?
L'odio è l’amore al contrario, come il giorno e la notte. Per dieci anni ho fatto meditazione, credo nell'Uno e non posso prescindere dall’odio. Esistono luoghi musicali che portano riflessioni positive ma altri coducono in mondi che nascondiamo a noi stessi.
Di solito è l’ascoltatore a viaggiare sulla musica, tu crei per innescare già il lumen del viaggio: c’è una differenza compositiva?
Una volta all’anno insegno sound design a Cagliari, mi viene automatico l’accostamento. Cerco qualcosa che catturi la mia attenzione, a volte una foto, una parola…a volte la sogno e ne annoto le linee. Poi ci lavoro.
L’album parte con una divergenza: quali sono secondo te le due strade di Lumen?
E' una riflessione dicotomica. Diverge parla di lontananza, mai ho pesanto di fare musica rassicurante, è una menzogna.
Sei un sognatore? Inteso come dreamer?
Da ragazzino. I sogni sono una componente della vita importante, sono la proiezione del nostro io verso qualcosa. Non possiamo non pensare a una dimensione altra se no sarebbe monotona la nostra esistenza. Sia in dimensione onirica che come proiezione di volontà.
Like Waves: preferisci l’onda lunga e placida o quella travolgente da mareggiata? E, per dirla con la Merini, la tua va sempre a scatenar tempesta?
Abito in un’isola e sono circondato dall’acqua. L'onda è il moto circolare perpetuo, è lo scandire del tempo. Come suono e luce ha una frequenza. E' un movimento ciclico che scandisce la vita, il tempo. La loro potenza è fondamentale, è simbolo di energia e vitalità.
Croce è anche abbattere certi dogmi, come hai fatto tu nella musica?
Devi un po’ immolarti per raggiunger qualcosa, uno status. A volte è necessario prendere una parte di noi è sacrificarla per arrivare a uno status superiore.
Secret lovers è mistero ma anche turbamento: come è nata?
Avevo visto due ragazzi che si incontravano furtivamente e ho lettoin loro la volontà di volersi amare che significa spendere energie perché accada, è una espressione di vita, passione e interiorità.
Cosa puoi anticipare dell’album di Igort e della soundtrack di Eddie & Sunny?
Sarà il terzo capitolo della trilogia giapponese, uscirà a fine anno e poi arriverà il cofanetto che raccoglie i tre lavori. Sarà più elettronico del solito. Eddie & Sunny spero che arrivi presto nelle sale, è stato un lavoro intenso e faticoso ma ne è valsa la pena.
Che accadrà tra estate e autunno?
Sto lavorando a un disco a Bruxelles, poi ho due soundtrack da finire, proseguo a comporre brani miei e c'è un progetto per la tivù. Non mi spremo per i concerti perché è faticoso e rischioso, finché non ci saranno garanzie lavoro su altro.