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Giulia Crescentini mette il racconto di una estate in un Carillon: il video

Musica

Non è una canzone che parla d’amore, è una canzone per chi l’amore lo sogna e lo aspetta con dolore. Il video è introdotto da un testo originale dell'artista

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L’idea per "Carillon" è nata una notte d'estate su un tetto di Montesacro, quartiere romano in cui vivo, aspettando l'alba. Non è una canzone che parla d’amore. È una canzone per chi l’amore lo sogna e lo aspetta con dolore. È una raccolta di parole, immagini e pensieri che mi vorticavano nella pancia da mesi, bruciando di rabbia. Il  “Carillon” non è solo una metafora ma uno dono che ricevetti da bambina, qualcosa di fragile e prezioso che mi accompagna e mi rappresenta da sempre. Ho iniziato a scrivere questo brano nell’estate 2019 con Alessandro Forte, amico e produttore romano. Ha poi preso forma  e identità  nel 2020, lavorando con Peppe Levanto.

"Carillon" è un brano atipico, a tratti complesso, privo della struttura canonica di una canzone pop. Racconta, attraverso atmosfere oniriche, una storia d'amore che non può nascere. Descrive la tensione tra il sentimento e la necessità di gestire i conti in sospeso con il passato. Le melodie del brano creano una ninna nanna malinconica che danza con la rabbia e prova a guidarla.
 

Il video è stato girato a Roma tra le colonne del Museo della Civiltà Romana da Valerio Leo, giovane videomaker romano. I giochi di luci e di ombre vogliono rappresentare l'ambivalenza delle emozioni raccontate nel brano. Le immagini nitide e calde, illustrano il desiderio,  la possibilità di un amore. Le  scene notturne, più oscure, ritraggono  la rabbia per tutti quegli irrisolti che impediscono alla relazione di prendere forma. Gli abiti indossati (della stilista Theodora Bak) e i gioielli (creazioni di Aster Contemporary Jewellery, artista orafo romano), rimandano al mood onirico che pervade il testo e le melodie di  "Carillon”. Il suono del carillon apre e chiude, con le sue note eteree,  le pagine di questo racconto d'estate.