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Francesco Guccini compie 81 anni: le sue 10 canzone più famose

Musica
Foto di Paolo De Francesco

Francesco Guccini è stato definito da Umberto Eco il più colto dei nostri cantautori, ecco le sue canzoni più famose

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Oggi (14 giugno) Francesco Guccini spegne ottantuno candeline e il modo migliore per festeggiarli è riascoltare le sue 161 canzoni che hanno segnato un percorso artistico e storico di oltre mezzo secolo, da Noi non ci saremo del 1967, fino a Natale a Pàvana, commovente e letterario commiato dalla musica inciso nel 2019 (qui la fotostoria).

Abbiamo selezionato 10 tra le canzoni più famose del cantautore emiliano, seguendo un ordine casuale.

  1. Canzone per un’amica
  2. Dio è morto
  3. Auschwitz
  4. Il vecchio e il bambino
  5. La locomotiva
  6. Eskimo
  7. Vedi cara
  8. Autogrill
  9. Culodritto
  10. L’avvelenata

Canzone per un’amica

Scritta nel 1967, “Canzone per un’amica”, conosciuta anche come “In morte di S.F.” è stata pubblicata all’interno del suo primo album, “Folk beat n.1”. Con questo brano, Francesco Guccini apriva tutti i suoi concerti. La canzone è dedicata a un’amica del cantautore, Silvana Fontana, morta in un incidente stradale nel 1966. Successivamente, è stata incisa anche dai Nomadi.

Dio è morto

“Dio è morto” è la prima canzone depositata a nome Francesco Guccini alla SIAE, nel 1965. Il brano non fu mai inciso dal cantautore e fu portato al successo dai Nomadi e anche da Caterina Caselli, quest’ultima, però, con un testo riveduto. Francesco Guccini l’ha sempre cantata dal vivo e, ancora oggi, è considerata una delle più famose del suo repertorio.

Auschwitz

Portata al successo dall’Equipe 84 nel 1966, “Auschwitz” è stata incisa solo successivamente da Francesco Guccini, che la inserì nel suo primo album con il titolo “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)”. Recentemente, il cantautore ha dichiarato che, insieme a “Dio è morto”, è una delle sue canzoni che considera più brutte.

Il vecchio e il bambino

Contenuta nell’album “Radici”, del 1972, “Il vecchio e il bambino” è una delle canzoni più conosciute di Francesco Guccini. Il brano affronta il tema del passaggio di testimone da una generazione all’altra, con protagonisti un vecchio e un bambino alle prese con una società all’indomani di un disastro nucleare.

La locomotiva

Brano emblematico dell’intera produzione di Francesco Guccini è “La locomotiva”, contenuta sempre nell’album “Radici”. La canzone è stata proposta, per oltre quarant’anni, alla fine di tutti i concerti del cantautore. Il testo trae ispirazione da una storia vera, accaduta nel 1893, quando un macchinista anarchico, Pietro Rigosi, dirottò una locomotiva rimanendo mutilato e sfigurato in seguito all’incidente che ne scaturì. “La locomotiva” è stata per anni una delle canzoni simbolo della lotta di classe.

Eskimo

“Eskimo” è una canzone del 1978, contenuta nell’album “Amerigo” ed è dedicata alla relazione di Francesco Guccini con Roberta, la sua prima moglie. Il titolo fa riferimento alla differenza di classe sociale tra i due giovani: lei, appartenente alla borghesia, vestita con un paltò, e lui, di estrazione sociale più umile, con un eskimo.

Vedi cara

Anche “Vedi cara”, brano del 1970 contenuto in “Due anni dopo” è dedicato a quella che sarà la prima moglie di Guccini, Roberta Baccillieri. Nella canzone, la coppia sta attraversando un periodo di crisi, dovuto sempre a differenze di vedute e modi diversi di affrontare la relazione. “Vedi cara” è stata registrata solo con voce e chitarra acustica, suonata dallo stesso Guccini.

Autogrill

“Autogrill” è una canzone contenuta nell’album del 1983 “Guccini”, undicesimo in studio del cantautore. Il tema conduttore di tutto il disco è il viaggio e l’inutilità di esso come mezzo di conoscenza. La canzone “Autogrill” è una delle più poetiche della produzione artistica di Guccini e risente molto dell’influenza di Jorge Luis Borges.

Culodritto

“Culodritto” è una canzone dedicata alla figlia Teresa e contenuta nell’album “Signora Bovary” del 1987. Il titolo si rifà a un modo di dire del dialetto modenese, con cui Guccini ha voluto caratterizzare sua figlia da bambina, che andava via “a culodritto”, vale a dire indispettita per qualcosa. Tutto l’album è estremamente autobiografico.

L’avvelenata

“L’avvelenata” è sicuramente una delle canzoni più famose di Francesco Guccini, contenuta nell’album “Via Paolo Fabbri, 43”, del 1976. Scritto in occasione di uno sfogo per aver avuto una stroncatura per l’album “Stanze di vita quotidiana”, del 1974, il brano fu proposto per la prima volta da vivo. Il critico, Riccardo Bertoncelli, è citato anche nel testo e vi rimase, nonostante i due si fossero poi chiariti. La canzone fu incisa solo dopo le tante richieste del pubblico, che la apprezzava durante i live.