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Beatrice Rana, sgomento e gioia di una star della Classica

Musica

Bruno Ployer

Foto: Musacchio, Ianniello, Pasqualini

Beatrice Rana e il ritorno al pubblico dopo la lunga chiusura delle sale da concerto. "Con la pandemia ho imparato che bisogna bilanciare lavoro e vita personale", dice la giovane e affermatissima pianista

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E’ un’intervista nel giorno del ritorno del pubblico pagante in sala al Parco della Musica. Dopo i primi eventi simbolici la presenza degli spettatori, nel rispetto delle norme sanitarie, sta tornando ad essere un’abitudine. Beatrice Rana è raggiante sotto il sole di Roma alla fine della prova con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia per il primo Concerto per pianoforte e orchestra di Brahms.

“E’ una grande gioia -attacca la celebre pianista- anche perché a novembre scorso a Santa Cecilia ho fatto il primo concerto dopo la chiusura. Ricordo lo sgomento nel guardare la sala così grande, così bella e così vuota. Oggi, durante la prova, sapevo che stasera avrei trovato di nuovo volti amici in sala. E’ stata una bella sensazione. Sono anche convinta che dopo questi mesi difficili vivremo con consapevolezza il ritorno ai concerti, sia come artisti che come pubblico. Siamo molto fiduciosi perché il teatro è un luogo molto sicuro e si può fare musica dal vivo in sicurezza.”

 

"Il disco è un fermo immagine"

 

 

Beatrice Rana è una under 30, ma gli appassionati la conoscono già benissimo per le sue interpretazioni che uniscono raffinatezza ed energia. La sua carriera internazionale è cominciata da anni, lanciata dalla vittoria nel concorso Van Cliburn nel 2013. Ora è una star del pianoforte. Quattro anni fa ha anche fondato il festival “Classiche forme” nella sua Lecce e dal 2020 è direttore artistico dell’ Orchestra Filarmonica di Benevento. Nella prossima stagione andrà alla conquista dell'America debuttando con la New York Philharmonic e la Boston Symphony Orchestra.

Oltre ai concerti c’è l’attività discografica: il suo primo album è del 2015 e a settembre uscirà il quarto disco, tutto dedicato a Chopin, con gli Studi op.25 e i 4 Scherzi.

Per una artista lanciatissima e della sua generazione cosa significa impegnarsi nella registrazione di un disco, dopo tutto ciò che è cambiato nella discografia?

“Quello della registrazione è un momento topico nella vita di un musicista, perché si lascia un fermo immagine di un determinato momento artistico. E’ importantissima anche la scelta del repertorio. Chopin per me quest’anno è stato molto significativo: ho fatto un percorso su questo autore e registrarlo in questo momento di pandemia non è stato semplice, anche perché io registro a Berlino e ci sono state diverse difficoltà. Alla fine è stato molto bello trovare un momento di intimità con i microfoni per poter testimoniare artisticamente e umanamente ciò che ho vissuto in questi mesi in questi mesi difficili.”

 

"Ho imparato dalla pandemia"

 

 

Si parla molto di bilanciamento lavoro-vita personale, soprattutto per le donne. Finora che scelta ha fatto lei per sé?

“La scelta è molto difficile. Per un musicista paradossalmente una cosa esclude l’altra, perché il mio lavoro si fa viaggiando, suonando in altri Paesi e per altre culture. Questo esclude lo stare a casa. Dall’esperienza della pandemia ho però imparato a conoscere anche la realtà domestica, quotidiana, che prima non avevo avuto modo di esplorare perché il mio calendario è stato sempre molto pieno. Avendo conosciuto questa realtà a casa sicuramente la mia scelta futura sarà quella di bilanciare ancora di più questi due aspetti, perché credo che uno non possa esistere senza l’altro.”