Sensazioni, stati d'animo e colori. Il nuovo album dell'artista si divide in due macro-aree, una interiore e una da sognatore. L'INTERVISTA
Il viaggio di Lauro, il nuovo album di Achille Lauro, inizia nel 2020 che è stato un anno che ci ha costretti a stare chiusi nelle nostre case e in questa situazione di emergenza sanitaria ha cercato di tradurre in qualcosa di buono questo disastro. Achille Lauro scrive tanto e dunque si è ritrovato un centinaio di brani tutti nati da sensazioni e stati d'animo, che fotografano una parte di lui e cerca di fermare i milioni di stati d'animo che convivono in lui. E' emozionato quando ricorda di essere cresciuto in una comunità di artistoidi alcuni dei quali scrivevano bene e quindi "io mi domandavo sempre se quello che facevo andava bene. Per me le canzoni hanno un colore e questo significa che la musica si guarda anche, ho delle immagini quando scrivo e qui nasce la mia costruzione del vestito sulla canzone: sono ossessionato da quello che faccio e amo farlo, non c'è dietro marketing. E' difficile fare capire alle persone i sotto-strati".
Partiamo dalla nascita del disco.
Nasce in maniera spontanea. Contiene dodici facce di me e vi chiedo di averne cura. Non mi interessa che tutti ci si rispecchino ma desidero che sia preso per quello che è. Il disco si divide in due macroaree, una descrive la mia tempesta dell'anima, il mio tormento, dall'altra ci sono il sognatore e il punk-rock-grunge.
Solo Noi: secondo me il problema non è gridare ma trovare chi ti ascolta…oppure è salvifico anche abbaiare alla luna?
E’ anche un gridare a se stessi, il brano ha più chiavi di lettura, può essere detto a qualcuno come speranza. Ma può essere detto anche a una entità superiore.
Hai imparato a vivere la vita come consigli a Marilù?
Alla fine è una contraddizione anche quella, non ha una risposta. E’ un grande insegnamento, a volte anche io devo rendermi conto della profondità dei miei testi.
Credi che la società e soprattutto un mondo del lavoro altamente maschilista sia pronto per accogliere la tua Femmina?
Credo che nel brano si fotografino uno stato d’animo e sfumatura caratteriale comune. Io faccio una foto a qualcosa che è più vicino a uno stato d‘animo che a una persona reale. Dentro c’è una tempesta di emozioni, io provo a fermarle e questo è un atteggiamento comune a tante persone e riconosco che prima non mi era riuscito. Nascondersi dietro alla virilità è pericolosamente comune, la donna è sopra, è oltre la divinità. Dove sono cresciuto io, nella periferia di Roma forse le persone non sono istruite al rispetto della figura femminile, non sono preparate culturalmente. Io sono allergico a quel mondo ma ho imparato presto a capire cosa volevo fare e ho cercato di inserirmi nel mondo che oggi è mio.
Roma che città è?
E' decadente ma dona molto. Io devo ringraziare la periferia dove sono cresciuto, senza quello io oggi non ci sarei.
E il Pavone con la sua ruota? È fascinazione o è solo tentazione come il canto delle Sirene?
L’amore qui è narrato come attrazione fisica, il messaggio è metto le piume per te. Non dirmi di no anche se sono un numero trovato in un bagno pubblico.
La parola generazione torna spesso e va oltre la Generazione X: è una tua ossessione?
Mi sento di fare parte di qualcosa, un tempo parlavo più di me e le persone si rivedevano. Adesso mi prendo il lusso di parlare di noi, certe cose ci accomunano come il mistero della vita. E’ un lusso il noi. Io non ho fatto un percorso scolastico ordinario, ho basato il mio sapere sulla curiosità. La mia generazione non crede nella chiesa, nel matrimonio, in se stessa, forse non sa chi vuole essere ed è molto vicina a quella della fine deli anni Settanta.
Stupide canzoni d’amore e Sabato sera: quando l’amore diventa disincanto? E davvero la maturità spegne la passione e favore dell’indifferenza?
Quello che mi chiedi ha una valenza soggettiva ma credo l’incanto appartenga alla vita da piccoli, poi si cresce e si inizia a essere realisti: si crede nell’amore, ma si apprende che entriamo anche in una costrizione, che non è tutto facile. Poi arriva l’amore che proviamo ma che non possiamo proseguire, arriva il tormento.
Sei fiducioso sulla ripartenza dei concerti?
La cosa più importante è aiutare chi ha bisogno e chi aiuta chi ha bisogno che a sua volta ha bisogno di lavorare. Gli artisti devono rispettare le regole ma queste regole bisogna averle. Se tutto è in sicurezza io mi prenderei l’impegno di salire su un palco, la gente ha bisogno di spensieratezza. Bisogna ritrovarsi: io credo nel confronto, il mio processo creativo è in costante evoluzione grazie al confronto.
Ti intristisce vedere che siamo ancora impegnati a sostenere il diritto di genere?
Difendo tutti i diritti umani non solo quelli di genere. Bisogna aiutare i giovani a capire che pensare in modo diverso, essere coraggiosi è privarsi della novità e di un futuro nuovo. Che oggi sia motivo di dibattito e non una priorità è assurdo: non abbiamo imparato niente dalla storia? Io sono tormentato, la mia prima battaglia è con me stesso.
Ti sei divertito a Sanremo?
Molto, per le scelte artistiche che ha fatto considero Amadeus un visionario. Questo Festival è stato rivoluzionario: non si deve avere paura di perdere quello che si ha per mancanza di coraggio perché si possono avere cose più grandi. Non subiamo quello che già c’è, osiamo.