Il disco è un percorso di 17 tracce, con le quali questo giovane artista vuole presentarsi e raccontare sé stesso e la propria musica. All'interno di questo viaggio trovano spazio anche prestigiose collaborazioni come Coez e Quentin40 nel brano Cliché e Gemello in Flute. L'INTERVISTA
Prologo è l’album che segna il debutto discografico di Holden, all’anagrafe Joseph Carta, un cantautore della nuova scena musicale della generazione Z italiana. Questo lavoro racchiude una molteplicità di generi di sonorità particolari che, mescolate tra loro, danno vita a uno stile totalmente inedito e personale tra pop, rap e urban contaminate da EDM, un richiamo agli esordi di Holden quando portava tra le console delle discoteche romane produzioni elettroniche.
Quando nasce il disco?
Alcune tracce hanno almeno 2, 3 anni. Le ho tenute nel cassetto per farle uscire quando ritenevo fosse il momento, si tratta di tracce importante. Il grande del lavoro risale agli ultimi quattro mesi.
Alcuni brani dunque risalgono al 2018: in cosa ti riconosci ancora?
Sono importanti per me, sono affezionato alle loro storie. Ci sono attaccato a livello di sensazioni.
Il giovane Holden, da cui prendi il nme d'arte, è noto per le contraddizioni e il passaggio a una età più matura: in quale delle due caratteristiche ti riconosci?
Sento le contraddzioni quindi c’è la varietà dei generi. L’album è stato una svolta per risolvere questa storia, ora sto trovando le mie caratteristiche sonore.
Come hai creato la cover?
Sono cresciuto nella musica, è pura passione. C’è un bambino e la profondità di uno studio di registrazione, cè tutto di me.
Esiste ancora un sogno americano?
Voglio credere che esista. La musica oggi è più apprezzata per i suoi singoli, si cerca il corto ma io voglio andare contro questa direzione e dare più importanza all’album.
Va bene così è un brano di consapevolezza e forza interiore, di resistenza alle cattiverie: hai le spalle larghe?
Crescere e sapere raccogliere le critiche costruttive è importante. Cerco di capire a chi non è piaciuto e ricavarne insegnamenti. Gli hater non mi spaventano perché sono sicuro della mia musica.
Fallo tu per me: l’amore è fatto di compromessi oppure esige scelte e sacrifici?
Entrambe le cose. Per fare la scelta giusta il compromesso ci può stare ma se il sentimento è vero non crea troppo disturbo. Bisogna seguire il cuore.
Nei tuoi brani racconti amori finiti, amori a distanza, le persone che cambiano: quali sono oggi le tue certezze?
Ho imparato ad aspettare e andare un po’ più piano, le persone si conoscono nel tempo. Bisogna conoscersi per quello che si è e non per quello che sembra.
Paranoie: che differenza c’è tra la tua luna cui affidi i pensieri e quella di Leopardi? Anche per te è sollievo?
Idea è di guardare il mondo per quello che è e senza fretta. Il mondo lo ho immaginato dalla prospettiva della luna: cosa c’è dentro che non va? Il fuori è bello ma più scavi più trovi il brutto.
In Fuck you invece ci sono le stelle: meglio il cielo del mare?
Non ho una preferenza. Nel buio più assoluto guardando in alto c’è sempre una stella che dà speranza, è fondamentale non cedere al buio.
A chi diresti oggi fuck you?
A tante persone, soprattutto a chi mi ha frenato e a chi è diventato amico quando sono diventato un nome.
Se un senso c’è: hai trovato un nuovo equilibrio?
Lo trovo nella consapevolezza, sta nell’accettare il fatto che sia sempre precario l'equilibrio.
Buio è rivincita: verso chi?
E’ il pezzo che considero più mio, sono a nudo come emozioni. Poi c'è il tocco della produzione orchestrale, c’è il violoncello vero.
Che accadrà nelle prossime settimane della tua vita artistica?
Cercheremo di preparare un live più simile all’album possibile, voglio farmi trovare pronto. Faccio affidamento sulla musica e sulla condivisione. E stiamo ragionando su altre idee.