Un album, con molti featuring ad hoc, che mescola la nostalgia alla frenesia contenporanea. L'artista in tredici canzoni ci insegna a volare nel tempo. Con la giusta quiete interiore
Docente per un giorno. Jack The Smoker, da poco uscito col suo album Ho Fatto Tardi, per una mattina ha fatto il professore raccontando ai ragazzi della seconda classe (indirizzo agro-alimentare) dell'Istituto Forma Futuro srl di Parma come asce la sua musica, come nasce la musica e come è la vita di chi...vive di musica. Il tema narrante sono gli aspetti personali e narrativi del lavoro che devono trasmettere serenità in forma di comunicazione. Fino a qualche anno fa la musica era soprattutto aggregazione poi si è insinuata nella sua linfa una società più veloce, meno riflessiva, sostenuta da nuove modalità discografiche.
Jack The Smoker ha dribblato questi ostacoli nell'album che difinisce "la chiusra di un cerchio, un lavoro costruito senza ansie dove ogni brano incornicia un momento ben definito della mia vita": In effetti ascoltare Ho Fatto Tardi è come sfogliare un album fotografico dove "racconto alcune mie esperienze, faccio il punto su certe situazioni, metto ordine in capitoli della mia vita. Ci vedo un percorso poetico dove il processo interiore si interseca con la realtà".
La sua storia del rap inizia quando il genere non era ancora famoso "quando era da esclusi. Il mio padrino spirituale è Bassi Maestro. Poi ho ascoltato Neffa, che viene da questo genere. Ma soprattutto mi sono formato con ascolti americani. Il rap è narrazione urbana e nella vita ci sarà sempre qualcosa da raccontare". I germogli del genere sono il Jazz e il Soul, non sono cntemplate le cover e comincia ad apprezzarlo crescendo "perché a 8 anni non si ha un filtro qualitativo, prevalgono le classifiche. Io arrivo da una famiglia che ascoltava musica classica. Ho un fratello più giovane di sette anni che seguendo i miei ascolti ha sviluppato una sensibilità speciale per il rap di qualità".