Da Sky Arte al Ladro di Cardellini: Remo Anzovino compositore cosmico

Musica

Fabrizio Basso

© Simone Di Luca

Dopo il successo internazionale ottenuto con le colonne sonore scritte per i film de La Grande Arte al Cinema (da Hitler vs Picasso e gli altri a Frida Viva La Vida, passando per Van Gogh, Monet e Gauguin), con questo nuovo lavoro il compositore conferma la sua versatilità e la capacità di distinguersi sia nella sua carriera solista che in quella al servizio del cinema. L'INTERVISTA

Cosa accomuna Raffaello Sanzio, Donna Tartt e Remo Anzovino? Il cardellino. Il primo ne ha dipinto la Madonna, la seconda ci ha costruito un romanzo, il terzo ne ha musicato un film. L'anima vola verso il cielo, la musica l'accompagna...la forma è del cardellino, l'essenza è quella che ha creato il compositore di Pordenone. Il ladro di Cardellini, diretto da Carlo Luglio, è una commedia melanconica napoletana ora in concorso ai David di Donatello dopo essere stato presentato al MonteCarlo Film Festival de la Comédie (Miglior Attore a Nando Paone, il protagonista del film) e poi fino da fine gennaio è sulla piattaforma #iorestoinsala dei principali cinema italiani. E' ambientata nella campagna campana dove Pasquale Cardinale, un ranger anziano, trascorre le sue giornate tra alcol e video poker. Per saldare i debiti organizza assieme a un gruppetto di stravaganti bracconieri il colpo del secolo: una truffa di 200 cardellini bianchi puri, sostituendoli con quelli comuni, ma non finirà come previsto.

Remo ora che il cardellino vola da solo su cosa stai lavorando?
Ci sono due progetti dei quali ancora non posso parlare. Mentre posso dirti che mi è stato commissionato un progetto di sonorizzazione dall'Orchestra della Magna Grecia, dall'Arcidiocesi e dal Comune di Taranto: al centro ci sono i monumenti di Taranto e la cattedrale architettata da Giò Ponti che può ospitare circa tremila persone. La mia composizione dovrebbe essere eseguita in occasione della Settimana Santa. E' una potente esperienza di traduzione della storia attraverso la musica.
Eccoci a Il Ladro di Cardellini.
Da subito ho voluto comporla con sonorità rumeno napoletane ma farle suonare dal gruppo dei miei sodali romagnoli. Registravamo col film davanti e vedevamo i bracconieri che si drogavano per la depressione e si curavano con pastiglie fantasiose tipo Depress 1000 o Stai Calmo 1000. E' un film un po’ melanconico perché unisce i ritmi della commedia con Pasolini e Kusturica.
Questa volta non ti sei avvalso del piano per la composizione.
Il piano è sempre un colore, un suono. E’ una tavolozza dalla quale scelgo i colori. Nelle soundtrack spesso mi viene chiesto di usarlo ma in questo caso il suo suono sarebbe risultato ingombrante, il piano si prende la scena. Il film è ambientato nelle campagne, ha una dimensione popolare. L'idea mi venne andando sul set a Ponticelli dopo che avevo già scritto i titoli. Lì ho capito che l’epopea andava legata alla ricerca del fischiatore.
Andando all'origine della scrittura?
Mandai il provino col pianoforte per fare capire la mia idea ma con la convinzione che il tema andasse fischiato. E lo ha fatto Tommaso Novi col suo scendere e salire sulla nota e per poi fare il cardellino in volo. So che il fischio porta a Ennio Morricone. Ma io sono consapevole che il mio è un tema popolare e favolistico che nulla ha a che fare con Morricone. Tommaso Novi ha la cattedra di fischio musicale al Conservatorio di Firenze. Per il film si è trasformato in uccello, io avevo bisogno di un suono selvatico.
E' stato difficile musicare una commedia?
La commedia è tecnicamente più difficile da msicare di un dramma o di un film d’arte che hanno davanti praterie, qui gli spazi sono brevi. Chi fa musica per immagini deve fare musica per tutti i film, è un pensiero ereditato da Morricone. Mai avere paura di confrontarsi con una storia. Più suoni conosci e li sai condire migliore è il tuo lavoro. E' come un piatto e questo è un piatto povero ma sai bene che oggi i piatti poveri sono i più complessi.
Hai composto e prodotto il brano Sono Libero de Lo Stato Sociale.
Hanno scritto un testo importante e attuale. Mi hanno cercato per fare questa musica, sono rimasto colpito da “son libero ma mi sento morire…”. In quel caso era il pianoforte che doveva essere il principe della musica, diventava il contrasto vero nei confronti dell’estetica della band. Queste sono libere e coraggiose collaborazioni.
Chi è Remo Anzovino?
Io sono più persone e dunque sono privilegiato. Nessun covid (tutto sul coronavirus) può fermare un compositore. Io ricevo continue richieste di scrittura e composizione. Vivo con grande angoscia la situazione di amici e colleghi che non sono autori, hanno dedicato la vita allo strumento e ora sono fermi. Anche a me manca la dimensione live.
Come vedi la situazione?
Il primo lockdown era un qualcosa che non conoscevamo, al quale ci siamo adattati. Poi in estate ho suonato e in quel momento pensi di esserti riappropriato del tuo lavoro, fatto di palchi, alberghi e autogrill. Ho suonato fino alla sera del 25 ottobre. Da allora passati 4 messi e ora non manca anche la spinta del primo lockdown.
Come sono stati i live che hanno preceduto il secondo lockdown?
Ho colto una temperatura nuova, un morso di libertà e di bellezza, sentivi qualcosa di struggente e capivi che le persone avevano bisogno. I teatri non li hanno chiusi neanche durante la guerra, sono posto sicuri. Io ho anche fatto il firmacopie in sicurezza con foto e una transenna a distanziarci.
Sei molto critico.
Tenendo tutto chiuso stanno ammazzando il cibo per la mente. Dai tempi di Plauto ci sono gli artisti a rappresentarci: chi non ha un talento artistico ha visto i propri sentimenti proiettati attraverso altri, gli artisti servono a questo. La soluzione più semplicistica è chiudere tutto ed è quello che hanno fatto.
Ti sentiresti sicuro a fare concerti?
Quando è stato possibile li ha fatti chi aveva lo stomaco per rischiare. Io pretendevo le sanificazioni di ogni ambiente, compresa quella della tastiera dopo che l'accordatore aveva fatto il suo lavoro.
Come ti senti?
Un po’ più fortunato di altri. Ma se penso a chi organizza spettacoli che devono fare più date per portare profitto mi domando quando una compagnia potrà tornare a fare utili. E ci aggiungo che su certe cose ho spento il cervello: avevo tre concerti in Giappone, otto in America col mio debutto a Los Angels e il ritorno a New York. Il debutto a Berlino e poi avrei suonato a Mosca, San Pietroburgo...fortunato sì ma con una parte di mente assopita!

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