Due grandi artisti si incontrano in un progetto che mette al centro la speranza. Un brano per interpretare, nella maniera più ampia possibile, la complessità del sentire dell'Uomo
Massimo Ranieri e Gino Vannelli. La strana coppia, potremmo dire, che insieme ha dato vita al brano “Siamo uguali” e al videoclip che lo accompagna. Una canzone che è - prima di tutto - un messaggio di speranza.
Sulla scena dal 1964, Ranieri, vanta una carriera costellata di successi. Vannelli, classe 1952, canadese di origini italiane, è musicista sempre all’avanguardia, autore di diverse hit.
Abbiamo intervistato Massimo Ranieri per farci raccontare le ragioni di questa collaborazione, come vive questo difficile periodo legato alla pandemia e i suoi progetti futuri.
Come è nata l’idea di questo progetto?
Ho incontrato Gino Vannelli alla fine di un suo concerto a Roma. Ho sempre nutrito nei suoi confronti una grandissima stima artistica, così gli chiesi se avrebbe accettato la proposta di collaborare ad un progetto insieme. E lui disse di sì. Poi c’è voluto un po’ di tempo prima di riuscire a concretizzare l’idea, perché entrambi siamo stati molto impegnati tra tournée e lavori in studio, ma ci siamo riusciti ed il risultato finale mi riempie di orgoglio e soddisfazione.
Cosa le è piaciuto di questa collaborazione internazionale?
Uno degli aspetti più esaltanti di quest’epoca dal punto di vista della produzione riguarda proprio la possibilità, impensabile solo qualche decennio fa, di impostare la preparazione di un lavoro di questo tipo, dal punto di vista musicale, a distanza. Abbiamo potuto interagire perfettamente portando nel frattempo avanti i nostri impegni professionali, per poi ritrovarci successivamente in studio di registrazione a Roma. In questo senso la tecnologia ci ha permesso di dare strada ad un progetto che altrimenti sarebbe stato senz’altro più difficile da realizzare. A parte questo aspetto pratico, credo che sia bello ed importante immaginare sempre mondi musicali nuovi, creare contaminazione, mescolare le carte; soprattutto quando questo viene fatto con una totale reciprocità dal punto di vista della stima e della considerazione artistica.
“Siamo uguali”, questo il titolo del brano. L’uguaglianza, per Massimo Ranieri, è un valore, un obiettivo o una necessità?
Beh, direi che soprattutto di questi tempi, parlare di uguaglianza significhi davvero interpretare nella maniera più ampia possibile la complessità del sentire dell’uomo. Ci troviamo a vivere quotidianamente in una situazione che solo fino a un anno fa sarebbe sembrata impensabile, uno scenario apocalittico da blockbuster americano. Penso sia fondamentale in momenti come questo che giunga forte un messaggio di speranza soprattutto da noi artisti, che pur nel nostro piccolo possiamo - io credo - fare la nostra parte, dare il nostro contributo alla conquista di una prospettiva positiva.
Come si trova a vivere in questi tempi difficili?
Come tutti, anch’io non vedo l’ora che questo incubo giunga al termine, per tornare a godere delle cose più semplici: un abbraccio forte e partecipe dato ad un amico, il lavoro vissuto con passione insieme ai propri collaboratori, una cena trascorsa in allegria e senza pensieri. Torneremo a tutto questo, ci vuole forza, fiducia e soprattutto è importante continuare a progettare, per essere pronti a partire non appena questo sarà possibile.
Quanto le manca il palcoscenico?
Il palco mi manca immensamente. Qualsiasi eufemismo sarebbe inutile. Ma come dicevo, le idee non si fermano e la progettualità mi fa ogni giorno accarezzare l’idea che appena l’emergenza sarà rientrata potrò tornare a respirare quell’atmosfera unica, inimitabile, magica, l’atmosfera del palcoscenico.
Cosa si può e si deve fare per chi lavora nel mondo dello spettacolo?
Fermo restando che sono pochi i settori che non hanno subito situazioni drammatiche in questo lunghissimo periodo di crisi dovuta alla pandemia, è innegabile che il nostro sia stato decisamente uno dei contesti professionali più danneggiati.
Nonostante di questi tempi sia difficile, riesce a fare progetti?
Fare progetti è qualcosa che di per sé dà energia. Guai a smettere di sognare, di pianificare per poi voler realizzare. Solo immaginando, lavorando con la curiosità e la fantasia, si può iniziare a dare strada a qualcosa che poi con tanto impegno, lavoro, costanza ed un pizzico di fortuna potrà diventare un successo personale e del proprio gruppo di lavoro. Non riesco ad immaginare me stesso senza un progetto da realizzare.