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Massimo Ranieri, Qui e Adesso è il nuovo album: l'intervista

Musica

Fabrizio Basso

L’album contiene 17 brani ed è frutto della collaborazione con Gino Vannelli, cantante e compositore canadese che, da direttore artistico del progetto, ha prodotto e curato gli arrangiamenti delle canzoni. L'INTERVISTA

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Un ritorno alle radici sotto il segno della contemporaneità. Massimo Ranieri pubblica il nuovo album Qui e Adesso che è accompagnato dall’urgenza espressiva di dare respiro, visibilità e (ri)conoscibilità a brani del suo passato che, colpa i tanti impegni dell’artista, non hanno avuto il meritato sostegno. Qui e Ora contiene 17 brani ed è frutto della collaborazione con Gino Vannelli, cantante e compositore canadese che, da direttore artistico del progetto, ha prodotto e curato gli arrangiamenti delle canzoni.  Tra i brani scelti ci sono Via del Conservatorio, Ti Ruberei, Per una donna e Quando l’amore diventa poesia.  Tra gli inediti una menzione speciale per Quando il sogno diventa inutile, pezzo che Charles Aznavour regalò a Massimo Ranieri pochi anni prima di morire. L’album è stato preceduto dall'inedito Mia Ragione mentre ad accompagnarne l’uscita ci sarà Siamo uguali, versione in italiano di We Are Brothers di Vannelli.

Massimo come stai vivendo questa situazione (tutto sul coronavirus)?
Privilegiato è una parola troppo grande, mi sento fortunato rispetto a certi colleghi e alla filiera dei lavoratori della musica. Noi possiamo viverla serenamente ma penso a tutti quelli che non stanno lavorando e combattono quotidianamente con mutui e tasse. Farei uno spettacolo pianoforte e voce o chitarra e voce anche con venti persone pur di fare lavorare la gente ma non è possibile.
Sei pessimista?
Il bel pensiero vola ma non sai se va oltre la finestra o si ferma dentro casa. Io riesco a sognare per questa notte ma a domani ci penso...domani. Viviamo tremendi incubi. Mi manca stringerci la mano, abbracciarci, toccarci sono aspetti fondamentali della quotidianità, in Francia dicono pelle e contropelle. Sono speranzoso come dicono i nostri politici.
Qui e Adesso è il riscatto a certe canzoni degli anni Settanta forse un po’ trascurate?
Ho lasciato la canzone a 24 anni per fare nuove esperienze, alcune canzoni hanno avuto fortuna ma poi capisci comunque che le hai lasciate per strada. Ora sono tornato indietro e mi sono messo a riascoltarle. Anche per rispetto agli autori. Le ho lasciate orfane, ora fortissimamente volli: non so che riscontro avranno ma hanno una loro validità, sono brani che hanno sfidato Canzonissima. Le ho amate, le ho incise perché ci credevo, le ho restituite al mio pubblico con la pennellata artistica di Gino Vannelli. Ora non mi sento più in colpa.
La scorsa settimana non te la sei sentita di parlare per la morte di Maradona: come va?
Non ho voluto andare in onda su Raitre, ci siamo trovati con lo staff e abbiamo deciso di sospendere il programma. Serve rispetto per questo genio del calcio. E pensa che finché non lo vidi entrare al San Paolo per la presentazione credevo fosse uno scherzo.
Nell'album c'è tanto degli anni Settanta.
Avevo una meravigliosa squadra, dotata di grande creatività. Fu un periodo meraviglioso, anni assolutamente indimenticabili durante i quali abbiamo lavorato molto sul divertimento. La mia vita è nata come una poesia e penso a Rose Rosse e Metello. Poi ho vinto Canzonissima con Vent’anni. Mi commuovo ancora adesso a pensarci.
Con Mauro Pagani vi siete lasciati bene?
Ci siamo lasciati benissimo, già tre anni fa gli parlai del desiderio di realizzare un progetto con Vannelli. Mentre facevo Malìa ne avevo inciso già quasi la metà. Il nostro è un rapporto ventennale di stima e amicizia.
Mi racconti qualche aneddoto?
Ti Ruberei dovevo presentarla al Festival della Canzone di Venezia ma fui fermato perché avevo finito il militare da poco e non potevo andare in tivù per un certo perido: la ho ripresa appena ho potuto. Sogno d’amore è diventata la colonna sonora di un film con Beba Loncar. Sono canzoni che ho abbandonato ma poi si ritorna a casa e la ho trovata piena di ricordi meravigliosi e sono stato felice di comprendere canzoni che all’epoca ero troppo giovane per capirle. Quando l’amore diventa poesia è stato il mio secondo Sanremo e posso dire con orogoglio di avere cantato una canzone di Mogol.
Tu vivi intensamente il connubio musica e tivù.
Mi sento fortunato che esiste questa unione e avrò il privilegio di presentare Qui e Adesso in quattro puntate. Spero di trovare il gradimento del pubblico e che le canzoni tornino a essere quello che erano allora.
Quando il sogno diventa inutile è un pezzo che ti ha donato Charles Aznavour.
E’ stato un sogno che è diventato realtà, lo considero un maestro mi sono sempre ispirato a lui, lo penso quando sono sul palcoscenico. Come quando faccio una regia a teatro penso a Giorgio Strehler. Dire che è stato fantastico è un eufemismo, sono stato al suo spettacolo e poi abbiamo comprato un cappello insieme. Non ci credo ancora di essere stato ospite di un suo show, c’era anche Franco Battiato, meraviglioso uomo. Un giorno per ringraziarlo ho chiamato Albano, ho comprato un ulivo e glielo ho mandato nella sua casa in Costa Azzurra.
L’amore come si canta oggi?
Il nostro approccio era diverso ma era differente il momento storico e sociale. Oggi si canta con rabbia e disperazione come se durasse una sera. Noi ci tenevamo per mano e correvamo sui prati, noi pensavamo alle donne come mamme dei nostri figli. Oggi tutto questo non c’è. Però i loro testi mi piacciono molto e mi fanno sentire paterno, vorrei parlare con loro. Oggi esprimono i sentimenti in questo modo.
Tiziano Ferro si dice legatissimo a te.
Dovevamo essere insieme al San Paolo, lui voleva proporre un pezzo in napoletano, le sue scelte erano tra Anema e Core o Core 'ngrato. Io gli ho detto che se vogliamo fare cantare uno stadio serve Reginella, brano che per altro io non faccio da 15 anni. Considero Tiziano un mio fratellino: ha visto me a Sanremo cantare Perdere l’amore e ha deciso di fare il cantante.
Chi ti piace dei giovani?
Mamhood, Achille Lauro e Ghali mi interessano molto per come trattano le loro tematiche. Irama mi piace, è ospite del mio programma: lo pensavo montatello invece è umano, semplice, dolce con un sorriso solare. Abbiamo condiviso La Canzone di Marinella di Fabrizio De André e letto un testo che si chiama Rolex che è il nome di una ragazza e racconta il rapporto conflittuale col padre.
Tempo fa si è parlato di uno spettacolo insieme con Albano e Gianni Morandi.
Tu devi sapere che tra noi ci chiamiamo il bolognese, il napoletano e il pugliese. L’idea nasce da Albano, siamo tre voci che cantano. Morandi ha detto che non se la sentiva in quanto impegnato tra musica e fiction, io ero pronto a interrompere qualunque cosa pur di portare avanti questo progetto. Alla fine non riusciamo a metterci d’accordo.
Oltre ad Aznavour hai altri riferimenti musicali?.
L’idolo vero è stato Adriano Celentano. Ricordo 24mila baci a Sanremo con i media dell’epoca che lo accusarono perché aveva voltato le spalle al pubblico e non si poteva fare; addirittura sculettava. Ruppe qualsiasi convenzione politica e sociale. L’altro è Domenico Modugno.
A proposito di Mimmo Modugno: che ne è del suo inedito che hai provinato?
Sta nel disco che uscirà nel 2021 e sarà di soli inediti; sarà prodotto da Mauro Pagani, per riallacciarci alla domanda di prima sui nostri rapporti ottimi. Conterrà pure un pezzo di Ivano Fossati.
C'è una idea Festival di Sanremo?
Sono troppo vecchio per l'Ariston a meno che non mi chiamino a fare il direttore artistico. Anzi forse meglio il conduttore, ha meno responsabilità.
Perché i giovani cantano molte tue canzoni?
Forse perché le ascoltavano già nelle pance delle loro mamme!