Interpreta un pianista nel cortometraggio ambientato nei giorni del lockdown. La regia è di Silvia Monga che ne ha scritto anche il soggetto e la sceneggiatura. Girato a Genova è stato proposto alla Mostra del Cinema di Venezia dove potrebbe essere proiettato in anteprima. L'INTERVISTA
Chiamarlo attore lo fa sorridere. Ma confessa che una esperienza nuova a 74 anni è una bella bottiglia di vita e vitalità. Beppe Carletti interpreta se stesso nel cortometraggio di Silvia Monga intitolato Gocce di Luce. Ambientato durante il lockdown (tutto sul coronavirus) racconta di un ragazzo che vive col nonno e il fratello e che in attesa che ritorni la madre, si incuriosisce a osservare la quotidianità di una ragazza che abita nella palazzina di fronte. Alcuni dettagli lo faranno innamorare di lei e non cambierà i propri sentimenti nonostante un aspetto triste e doloroso. Ne ho parlato con Beppe Carletti.
Beppe posso chiamarti attore?
Certo che no, ho fatto un cameo, mi hanno chiesto di fare il maestro di piano, di dire due parole a una ragazzina. Non sono un attore, mi viene da ridere solo a pronunciarlo. Arrivati a una certa età sentire una certa proposta emoziona. E' stata una bella esperienza, c’è qualcosa da imparare sempre.
Cosa hai imparato?
Mi è rimasta la bella sensazione di stare con persone che non conoscevo per un lavoro che non avevo mai fatto. Ho imparato a muovermi, ho parlato con questa ragazzina attraverso il computer, tecnica che non utilizzo quotidiamente. Vedere la gente che recita è una emozione.
Insomma ti è piaciuto?
E' stata una bella lezione di vita, avessi vent'anni forse ci proverei…Pensare che le mie musiche mi ci hanno portato dentro fino al collo, che ho accompagnato al piano immagini che raccontano attimi di vita.
Per altro tu sei nonno, sai cosa rappresenta questo periodo per i bambini.
Sì è una situazione che vivo nella realtà. Molto toccante. Ormai mi emoziono facilmente, sarà per l’età. Io sostengo che emozione è voglia di vivere. La storia di Gocce di Luce è molto reale, è vita vissuta. Si parla di quello che stiamo vivendo, speriamo che non si ripeta il lockdown.
Il cortometraggio verrà presentato ai Festival. Si parla di Venezia: che ne pensi?
Mi piacerebbe ma sia chiaro non pretendo nulla. Anni fa ho fatto un disco di sole musiche, un altro è già pronto e uno è in preparazione. Sono musiche reali per film innestate in situazioni che mi immagino. Mi appassionano le colonne sonore, la richiesta c’è e mi galvanizza. A 74 anni queste esperienze ti fanno vivere altri cento anni.
Da poco con i Nomadi hai firmato un contratto con BMG.
Ci hanno preso non per la storia ma perché volevano i Nomadi. Stiamo lavorando a un nuovo album, loro vogliono canzoni e noi le facciamo. C'è un bel rapporto con loro, lavorano bene. Vogliamo essere coinvolti come Nomadi, stiamo lavorando seguendo la nostra filosofia. Ci ha voluti una multi nazionale alla vecchia maniera. Mi ricorda la EMI nel 1975. Oggi molte major sono soprattutto distributori.
La situazione concerti?
E' azzerata. Ne abbiamo fatti alcuni in estate e sono andati benissimo, sold out sempre tranne due situazioni. Mi piace raccontare che su 370mila spettatori ne è risultata una sola contagiata. Questo significa che i concerti sono un posto sicuro, la gente sta seduta e indossa la mascherina. Vanno incentivati.
A febbraio ci sarà l'annuale raduno di Novellara in memoria di Augusto Daolio?
Temo che nel 2021 salti, verrà spostato. Con la presenza di sole duecento persone non posso fare una manifestazione di quel tipo lì. Speriamo che si risolva prima, ho un gruppo di lavoro rodato, se abbiamo l'ok dalle istituzioni in poche settimane noi riusciamo a organizzare il raduno. Altrimenti penseremo a un'altra soluzione.