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Irama presenta Crepe, il nuovo EP che parla dell’artista che è oggi

Musica

Helena Antonelli

Dopo lo straordinario successo di “Mediterranea” il 28 agosto esce Crepe, il nuovo EP dell'artista che rappresenta l’estensione della sua personalità e della sua forma artistica. L’intervista

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“Da ogni crepa, ogni ferita o un’imperfezione può nascere qualcosa di prezioso e unico” è questa la metafora che si nasconde dietro il nuovo lavoro di Filippo Maria Fanti aka Irama. Un lavoro che rispecchia le caratteristiche di un artista eclettico che spazia dal latin all’urban a elementi rock, generi che contribuiscono a creare questo puzzle che è il nuovo EP e che rappresenta l’insieme di quello che è oggi Irama, l’estensione della sua personalità e della sua forma artistica. Ad ispirarlo una pratica giapponese, quella dello Kintsugi, una tecnica che sposa in maniera perfetta quello che Irama vuole rappresentare con il suo nuovo lavoro e che è stata di ispirazione nella creazione della copertina del disco.

 

Così dopo Mediterranea il nuovo singolo colonna sonora dell’estate 2020, già certificato doppio platino, con oltre 60 milioni di stream e salito in vetta a tutte le charts posizionandosi al N1 della classifica di vendita per quattro settimane e al primo posto della classifica dei brani più trasmessi dalle radio italiane, Irama presenta il suo nuovo EP Crepe in uscita il 28 agosto. L’intervista

Ci parla di questo suo nuovo lavoro?
Volevo tornare subito sul mercato con qualcosa che mi rappresentasse. Invece di far uscire un album dietro l’altro, ho preferito diversificare uscendo con un EP che vuole rappresentare tutte le sfumature, le crepe, che tutti noi abbiamo dentro.

 

Nello specifico, di  quali “Crepe” parla?
Di quelle che lasciano intravedere cosa c’è dall’altra parte del muro, dentro di noi. Tutti ne abbiamo e fanno parte inevitabilmente della nostra vita. Per me rappresentano la varietà, l’ecletticità, quello che sono dentro. Ad ispirarmi molto è stata una tecnica giapponese che si chiama Kintsugi e che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido per la riparazione di oggetti in ceramica che si rompono e che, una volta riparati, acquistano un valore maggiore.

 

Si tratta di un lavoro introspettivo?
Ci sono dentro le mie verità e il mio vissuto. Ogni brano ha colori differenti: Bazooka è tendenzialmente più rock, è una guerra d’amore quasi un gioco; Eh mama eh racchiude uno sfogo, un grido un po’ di disperazione, di reale, di mio; Flow è un’attitudine, Crepe è un mondo più latin, un mondo che sto cavalcando da un po’ di tempo e che amo particolarmente perché mi racconta in un veste leggera da una parte e reale dall’altra; Dedicato a te è sincerità pura.

 

Possiamo quindi affermare che questo EP è Irama?
Questo EP è quello che sono io oggi a pieno. Non sono un genere, non sono una playlist, sono semplicemente io e come tutte le persone ho tante sfumature, tante crepe, che ho voluto raccontare.

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Porterà Crepe fuori dall’Italia come sta facendo con Mediterranea?
Si esatto, è una cosa a cui tengo molto e che voglio fare da un po’ di anni. Mi sto rimboccando le maniche per portare fuori quella che è la mia cultura, la mia musica e soprattutto le mie radici italiane all’estero.

 

Parlando di radici italiane, lei è cresciuto ascoltando grandi cantautori italiani. Quanto sono stati d’ispirazione per i suoi testi?
Da loro ho imparato il peso delle parole ma anche la leggerezza in alcune canzoni. Mi hanno insegnato ad esprimermi liberamente proprio come facevano loro, senza preconcetti. Partendo da questo sono riuscito a costruire quello che sono io oggi.

 

In questi anni si è posto degli obiettivi musicali?
Niente è avvenuto inconsapevolmente. Ho lavorato tanto per arrivare fin qui, dandomi degli obiettivi che passo dopo passo sono riuscito a superare. È stato tutto voluto fino in fondo. Ho ancora tante cose da fare e molto da imparare.

 

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Irama racconta a Sky Tg24 il successo di "Mediterranea"

Dal 2016 a oggi c’è stata una crescita non solo musicale ma anche stilistica. Quanto è importante per lei la moda?
Si dice che “È superficiale chi non giudica l’apparenza”. È vero, credo sia importante mostrarsi per quello che si è e raccontare qualcosa anche tramite il proprio aspetto. La moda è chiaramente una forma d’arte proprio come la musica, e nel mio caso il cambiamento è avvenuto di pari passo, in maniera naturale.

 

Restando sempre nel campo moda, i suoi accessori preferiti sono ancora oggi le piume a orecchino?
Da tanti anni mi accompagnano. Sono un simbolo di identità per me, fanno parte di me. Ognuno di noi ha qualcosa che lo identifica, c’è chi ce l’ha dalla nascita e chi lo trova durante il proprio percorso, io le ho trovate.

 

Moda ma anche una certa passione per i tatuaggi. Ci può dire cosa raccontano i suoi?
I miei tatuaggi sono sinonimo di identità e forma artistica. Ho diversi serpenti tatuati sul corpo che rappresentano un forte dualismo tra il bene e il male. Molti al loro interno hanno criptati dei simboli egizi come la croce di hank o l’occhio di Ra, simboli che raccontano molto di me.