Crêuza de mä suona sul nuovo Ponte di Genova sotto l'arcobaleno

Musica

Fabrizio Basso

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Il brano di Fabrizio De Andrè del 1984, riletto da 18 artisti, ha accompagnato l'inaugurazione del nuovo Ponte di San Giorgio. Pioggia come lacrime ma anche una distesa di colori davanti alle nuvole nere, segno di rinascita 

Finché u matin crescià da puéilu rechéugge, fino a che il mattino crescerà e potremo raccoglierlo. E sul Ponte di San Giorgio abbiamo accolto la pioggia, l'arcobaleno e infine il sole. Il mattino è davvero arrivato e lo abbiamo raccolto. Con le parole di Fabrizio De André e della sua Crêuza de mä. E' un progetto straordinario quello che ha colorato di poesia, musica ed emozioni l'inaugurazione del nuovo ponte di Genova. Dori Ghezzi, insieme a Sony Music, Nuvole Production e la Fondazione Fabrizio De André Onlus ha voluto che l'inaugurazione del nuovo Ponte di San Giorgio, quello ricostruito in due anni, fosse accompagnato proprio da quel brano di Faber. Lo hanno interpretato in 18: Mina, Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De Scalzi, Jack Savoretti, Antonella Ruggiero, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, Cristiano De André e Sananda Maitreya (Tutti i post dei cantanti di Crêuza de Mä).

La magia è quella dei cantieri che hanno fatto risorgere un ponte ma la poesia è quella di una canzone come Crêuza de mä, una canzone amata come ora deve essere amato questo ponte costruito su una tragedia costata la vita a 43 persone. Lui è semplice e forte come i genovesi, come quella gente ruvida che cresce dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, avamposto sul Mediterraneo per tante terre che si è abbracciata come fosse in una mulattiera di mare. Le voci che si rincorrono dei magnifici 18 scaldano le anime. Genova ha ritrovato la sua crêuza e la sua identità, per dirla con Renzo Piano che cita Giorgio Caproni, di ferro e aria.

Italian singer-songwriter Fabrizio De Andrè performing his last concert at Teatro Brancaccio di Rome, Italy, 1998. (Photo by Luciano Viti/Getty Images)

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