Giua la ligure sulla Crêuza de mä che porta al nuovo Ponte San Giorgio

Musica

Fabrizio Basso

Saranno in 18 a cantare Crêuza de Mä nella versione voluta per l'inagurazione dell'ex Ponte Morandi. Tra questi c'è una ligure doc, Maria Pierantoni Giua. L'intervista 

E' un progetto straordinario. Dori Ghezzi, insieme a Sony Music, Nuvole Production e la Fondazione Fabrizio De André Onlus ha voluto che l'inaugurazione del nuovo Ponte di San Giorgio, quello nato in tempi tempestivi in due anni, fosse accompagnata dal brano Crêuza de mä di Fabrizio De André. A interpetarlo saranno in 18 Mina, Zucchero, Diodato, Gianna Nannini, Mauro Pagani, Giua, Vinicio Capossela, Vasco Rossi, Paolo Fresu, Vittorio De Scalzi, Jack Savoretti, Antonella Ruggiero, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi, Cristiano De André e Sananda Maitreya. Tra loro, su quella suggestiva crêuza de mä che porta sul nuovo ponte c'è Maria Pierantoni Giua, cantautrice di Rapallo, voce di velluto per parole che mette in fila e trasforma in poesia. Vi racconto il senso di appartenenza al progetto di una ligure.

Giua sei in bella compagnia questa volta. Perché Crêuza de mä?
Sono contenta della compagnia, credo che la scelta operata da Dori Ghezzi sia legata al fatto che è la canzone simbolo di Genova, è quella che più racconta e raccoglie spirito, anima, natura, bellezza e contradditorietà della città.
Cosa rappresenta per Genova? Chi ti ha contattata?
Si parla di un ponte che unisce sponde e diversità. A me ha chiamato Mauro Pagani e successivamente mi ha cercato Dori: con lei e con la Fondazione ho un rapporto di oltre 15 anni. Sono molto felice perché nonostante tutte le polemiche sull’inaugurazione la canzone va al di là di tutto. Inoltre i diritti vanno allle famiglie che hanno avuto perdite. Dunque è ancora più bello esserci.
Fabrizio De Andrè è importante per la Giua donna, mamma e artista?
Una delle prime canzoni che ho imparato è stata La Guerra di Piero che mi cantava il mio babbo da piccola. Né conosciuto né ho visto i suoi live ma i suoi dischi giravano in casa e la sua poetica mi ha sempre coinvolto e affascinata. In più riprese mi sono trovato a reinterpretarle, l'ultimo in Quello che no ho, lo spettacolo di Neri Marcorè al quale ho partecipato.
Ti è capitato di andare a vedere i lavori?
Ci ho girato intorno più volte perché quel ponte era la strada di casa, ci sono passata anche il giorno prima cre crollasse. Scioccante e drammatico quello che è successo, è come fosse caduta la casa da sotto il sedere: ti fa rendere conto della fragilità, di come distanze minime possono diventare siderali. Ha dell’incredibile la velocità con cui è stata ricostruita, non ci credevo. La penso diversamente da chi governa oggi in Liguria ma sono felice per il risultato.
La songwriter Giua che fa?
Suono un po' dal vivo anche se la situazione strana con pubblico distante. E' una situazione che ha bisogno di essere tutelata e riordinato. E’ una grande occasione per capire come e dove migliorare le cose. Da settembre in poi vedremo che accade, si teme un ritorno del covid 19 (tutto sul coronavirus).
Altri progetti?
Ho scritto un progetto con l'Ospedale San Martino di genova, durerà un anno. E' un corso per chi è affetto da Parkinson e ci saranno logopedista, psicologo, neurologo e fisioterapista. Recenti ricerche hanno evidenziato che il canto aiuta nella malattia oltrechè nello spirito. Partiremo a settembre. La musica che aiuta le persone è un tema affascinante.
Nuovi album?
Ho un disco dell’anno scorso, Piovesse sempre così, che mi sono goduta poco e ora voglio portarlo in giro. In questa fase più che comporre sto leggendo e appuntando cose e poi vediamo cosa gernoglia dalla base che creo. Io scrivo tantissimo e poi setaccio. Le 12 canzoni dell'ultimo lavoro le ho scelte tra una cinquantina.

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